Paradisi addio

Web e fisco, Google pronta a lasciare le Bermuda

di |

Google sarebbe pronta a lasciare il paradiso fiscale delle Bermuda dopo la cancellazione del ‘Double Irish’. Il governo di Dublino ha infatti imposto alle multinazionali che operano nel Paese l’obbligo di residenza fiscale.

Google starebbe per lasciare le Bermuda per concentrare le sue attività interamente in Irlanda.

A dare la notizia è Le Monde, secondo il quale il gruppo americano avrebbe deciso lo spostamento delle sue attività dopo che la scorsa settimana il governo di Dublino ha deciso di cancellare tutte le agevolazioni fiscali riconducibili al noto ‘Double Irish’, fissando l’obbligo di residenza fiscale per tutte le multinazionali che operano nel paese.

Google potrebbe così aprire la via all’esodo di molte multinazionali, tante del web, che come lei bypassavano il fisco traghettando tutti i profitti nei paradisi fiscali.

Il provvedimento di Dublino, che arriva a seguito delle pressioni ricevute dalla Ue che ha aperto indagini approfondite sugli accordi fiscali garantiti da Irlanda e Lussemburgo, ha messo tutte le società nella condizione di dover scegliere.

Il ‘Double Irish’ permetteva alle aziende di creare un’holding in Irlanda alla quale fare arrivare gli utili di tutte le filiali europee sotto forma di diritti di proprietà intellettuale e royalties sui brevetti.

La legge consentiva poi a queste holding di avere un centro effettivo di gestione degli affari in un paradiso fiscale, di solito le Bermuda o le Cayman.

Un escamotage che ha permesso a Google, secondo i dati riportati da Bloomberg, di risparmiare in tasse 2,5 miliardi di dollari l’anno.

Il governo di Dublino ha adesso deciso di porre fine a queste agevolazioni a partire dal primo gennaio 2015, garantendo alle aziende già stabilite in Irlanda, come Google, un periodo di transizione fino al 2020.

Spostando tutte le proprie attività in Irlanda, il gruppo non farebbe che anticipare una decisione ormai inevitabile.

Se l’indiscrezione fosse confermata, per la web company americana sarebbe una buona mossa per migliorare la propria immagine in materia fiscale e mettersi così in linea con le nuove regole internazionali sul fisco sostenute dall’OCSE.

Editoria, in Germania si scalda la battaglia con gli editori

Prosegue intanto la battaglia di Google con gli editori tedeschi. Dopo la decisione di non fare più apparire nei risultati di ricerca a partire dal 23 ottobre gli snippets e le foto degli articoli dei giornali che vorrebbero pagate le royalties per i loro contenuti, adesso la web company ha scritto all’Antitrust tedesco perché prenda una posizione chiara e ponga fine a questa diatriba.

Lo scontro è tra Google e 200 testate rappresentate da VG Media, coalizione creata allo scopo di far valere i diritti di proprietà intellettuale della quale fanno parte Axel Springer, Burda, Madsack e Funke.

Lo scorso giugno, VG Media ha presentato una mozione contro Google al Tribunale di Monaco per chiedere il pagamento delle royalties.

VG Media si è anche rivolta ad agosto all’Antitrust che all’epoca aveva dichiarato che non vi erano elementi a sufficienza per aprire un’indagine, ma che avrebbe ‘vigilato sul comportamento di Google’.

Da qui la richiesta da parte del gruppo americano affinché l’Autorità intervenga per chiarire una volta per tutte la situazione.