Finestra sul mondo

Washington ed Ankara raggiungono accordo su Manbij in Siria, Le nuove sfide di Pedro Sanchez in Spagna, Netanyahu in visita a Berlino

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Siria, Washington ed Ankara raggiungono accordo su Manbij

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – I combattenti curdi sostenuti dagli Stati Uniti si ritireranno dalla citta’ siriana di Manbij, secondo l’accordo concluso oggi da Ankara, che prosegue la sua campagna militare nel nord della Siria, e dall’amministrazione del presidente Donald Trump. E’ quanto hanno dichiarato le autorita’ turche. Se avra’ successo, riferisce il quotidiano “New York Times”, l’accordo mettera’ fine allo stallo e alle tensioni registrati nella Siria settentrionale tra le milizie curde e i combattenti siriani appoggiati da Ankara. Le frizioni con la Turchia, che considera i combattenti curdi terroristi che minacciano la sovranita’ di Ankara, sono diventate un punto dolente tra i membri dell’Alleanza Atlantica (Nato) e un motivo di distrazione per la coalizione a guida statunitense impegnata a combattere lo Stato islamico in Siria. L’accordo sul futuro della citta’ di Manbij e’ stato raggiunto durante una riunione a Washington tra il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. In una dichiarazione congiunta, i diplomatici dei due paesi hanno avallato un “piano d’azione” che mira ad “garantire sicurezza e stabilita’ di Manbij”, pur non offrendo ulteriori dettagli. Pompeo non si e’ soffermato su particolari del piano d’azione, mentre Cavusoglu ha riferito alla stampa turca che i combattenti curdi si ritireranno sulla base di un piano semestrale.

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Difesa, il Pentagono potrebbe ridurre le forze schierate in Africa

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – La vasta revisione del Pentagono sulle missioni statunitensi delle forze speciali potrebbe concludersi in drastici ridimensionamenti, del 50 per cento nei prossimi tre anni, delle Forze per le Operazioni speciali impiegate in Africa. Lo riferisce il quotidiano “New York Times” citando fonti militari. La revisione e’ stata recentemente ordinata dal segretario alla Difesa, Jim Mattis, in seguito all’agguato subito in Niger da militari statunitensi, dove sono stati uccisi, il 4 ottobre 2017, quattro soldati Usa. Il riesame rientra nella nuova strategia della Difesa Usa che intende concentrarsi sulle minacce provenienti da Russia e Cina. Oltre 7.300 specialisti delle Forze armate Usa sono attualmente stanziati in tutto il mondo, molti di loro conducono guerre fantasma in Yemen, Libia, Somalia e altrove. Autorita’ del Pentagono hanno affermato che Mattis e il generale Joseph Dunford, capo dello stato maggiore congiunto delle Forze armate Usa, sono preoccupati per l’eccessivo onere cui e’ sottoposto l’ape’parato bellico Usa. Il Pentagono ha ordinato alle Forze operanti in Africa di formulare entro la meta’ di giugno una serie di opzioni in grado di bilanciare le crescenti sfide alle sicurezza, che includono la Corea del Nord e l’Iran, e le operazioni antiterrorismo.

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Usa, presidente Trump afferma suo “assoluto diritto” a concedersi la grazia

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha affermato oggi l'”assoluto diritto” a concedersi la grazia, nel caso venisse coinvolto per illeciti dall’inchiesta del procuratore speciale federale, in cui al momento non risulta indagato. Trump ha pero’ precisato su Twitter: “Perche’ dovrei mai farlo, se non ho fatto nulla di sbagliato?”. Tornando sulla sua personale linea difensiva, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, oltre a definire l’inchiesta una “caccia alle streghe”, il capo della Casa Bianca ha ribadito quanto gia’ asserito la scorsa settimana, e cioe’ che lo scandalo sulle presunte interferenze russe e’ stato creato ad arte dai Democratici per influenzare le elezioni di novembre 2018. E ancora, Trump ha sostenuto che la nomina del procuratore speciale Robert Mueller da parte del viceprocuratore generale, Rod Rosenstein, sia stata incostituzionale. Nel nominare Mueller, Rosenstein aveva affermato la necessita’ per gli statunitensi di “avere piena fiducia nel risultato” dell’inchiesta sulle presunte interferenze russe nelle presidenziali del 2016 e sulla potenziale collusione tra i tentativi russi e la campagna di Trump. Ad oggi l’inchiesta e’ arrivata ad una serie di patteggiamenti e rinvii a giudizio nei confronti di collaboratori dell’allora candidato, tutti per vicende che non hanno pero’ nulla a che fare con una ipotetica collusione tra Mosca e la campagna elettorale dell’attuale presidente. La Costituzione statunitense da’ al presidente il potere di concedere la grazia per reati federali. Le opinioni tra i costituzionalisti sono discordanti sulla possibilita’ che il capo della Casa Bianca possa concederla a se stesso. Ieri uno dei legali del presidente, l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ha sostenuto che Trump potrebbe legalmente concedersi la grazia.

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Spagna, Pedro Sanchez pronto ad affrontare le nuove sfide

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – L’assenza di un chiaro programma di governo nel dibattito sulla mozione di censura contro Mariano Rajoy non ha fatto che alimentare confusione e messaggi contrastanti per quanto riguarda i piani piu’ urgenti attivati dalla Moncloa. Ne parla il quotidiano spagnolo “El Mundo”, che elenca i temi principali che metteranno alla prova le capacita’ di governo del leader socialista Pedro Sanchez. Innanzitutto la data per le future elezioni, chiesta con forza il prima possibile da partiti come Ciudadanos. La seconda incertezza riguarda il nodo politico della Catalogna, le richieste del nuovo governo presieduto da Quim Torra e l’atteggiamento che Sanchez decidera’ di adottare nei confronti di Puigdemont e degli ex consiglieri espatriati o in carcere. L’arrivo del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) al governo e’ capitato infatti in un momento essenziale del processo giudiziario contro gli ex consiglieri catalani. Infine una questione chiave per soddisfare gli elettori spagnoli e i partner della sinistra e’ quello del rispetto del deficit e degli impegni presi con l’Unione europea, parametri che rendono difficile portare avanti la tanto attesa riforma del lavoro.

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Francia, En Marche in cerca di una base ideologica

11:05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – La Re’publique en marche, partito del presidente francese Emmanuel Macron, e’ alla ricerca di una base ideologica che possa dare una definizione precisa al “macronismo”. Lo scrive “Le Figaro”, spiegando che la maggioranza parlamentare “fatica” a tenere in vita le promesse fatta un anno fa dal capo dello Stato francese. “Oggi la mia responsabilita’ e’ di preparare il dopo-Macron o il senza-Macron” ha affermato il delegato generale del partito, Christophe Castaner. I recenti dibattiti riguardanti la legge sul diritto d’asilo e gli aiuti sociali hanno portato alla luce delle fratture interne. Per questo, c’e’ bisogno di una linea politica chiara e definita su cui far avanzare il partito. Le correnti di destra e di sinistra presenti nella Re’publique en marche devono essere unite per evitare una “fronda” simile a quella che si verifico’ nel Partito socialista durante il mandato dell’ex presidente François Hollande. “Certe volte mancano spiegazioni su che cosa e’ il macronismo” afferma il deputato Pierre Person. Per controbilanciare i discorsi del governo, Castaner cerca di costruire un’identita’ propria al suo partito, inviando un “messaggio complementare” a quello dato dall’esecutivo.

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Francia-Israele, premier Netanyahu a Parigi per discutere con il presidente Macron della questione iraniana

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Dopo la visita di ieri a Berlino, Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sara’ oggi a Parigi, dove incontrera’ il presidente francese, Emmanuel Macron. “Le Monde” afferma che il premier continuera’ la sua “offensiva per cercare di creare un fronte comune contro l’Iran”. Tuttavia, il capo dello Stato francese sottolineera’ “la necessita’ di salvaguardare l’accordo sul nucleare iraniano”. Secondo il quotidiano, i due leader confronteranno ancora una volta le loro “divergenze” sul metodo da applicare per riportare la stabilita’ nella regione, pur condividendo “la stessa analisi”. In questo contesto, il dossier sul conflitto israelo-palestinese si trova “relegato in secondo piano”, nonostante il presidente palestinese Mahmud Abbas sara’ prossimamente a Parigi. Lo scorso dicembre Macron ha invitato i premier israeliano a compiere dei “gesti di distensioni nei confronti dei palestinesi. In seguito, il capo dell’Eliseo ha condannato “le violenze delle forze armate israeliane” ricordando tuttavia “il suo attaccamento alla sicurezza di Israele”. Domani sera Macron e Netanyahu lanceranno la stagione culturale franco-israeliana in occasione dei 70 anni dello Stato di Israele. I due leader inaugureranno l’esposizione israel@lights al Grand palais, una mostra sulle innovazioni tecnologiche israeliane.

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Germania-Israele, premier Netanyahu in visita a Berlino

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita a Berlino, ha voluto discutere con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, soprattutto delle relazioni con l’Iran. “Ci saranno ulteriori pressioni sull’Iran e sul suo programma nucleare”, aveva avvertito Netanyahu lunedi’, prima di partire per il suo tour europeo. Il premier israeliano e’ convinto che la pressione internazionale su Tehran debba aumentare, ma ha riconosciuto che la sua non e’ una posizione universalmente condivisa. “Puo’ darsi che non ci sia un accordo completo su questo problema al momento”, ha ammesso Netanyahu. Dopo che il presidente Usa Donald Trump ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano, il mese scorso, Netanyahu ritiene la posizione del proprio paese nettamente migliore. Il premier israeliano e’ stato sin dal principio uno dei critici piu’ duri dell’accordo che, al contrario, l’Unione europea e la Germania stanno tentando di preservare. La Germania vuole esaminare i documenti presentati recentemente dal premier israeliano riguardo le presunte violazioni dell’accordo da parte di Teheran. Berlino ha gia’ dichiarato di non voler trasferire la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, come gia’ fatto dagli Stati Uniti. Dopo la Germania, Netanyahu si rechera’ in Francia, dove incontrera’ il presidente Emmanuel Macron, e nel Regno Unito, dove incontrera’ il primo ministro britannico Theresa May.

Germania, critiche all’ambasciatore Usa a Berlino

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Il governo federale ha chiesto agli Stati Uniti di chiarire in che modo debbano essere interpretate le dichiarazioni del nuovo ambasciatore americano Richard Grenell sul rafforzamento delle forze conservatrici in Europa. “Abbiamo chiesto agli Stati Uniti di chiarire e se siano effettivamente state dette le frasi riportate”, ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri lunedi’ a Berlino. Per mercoledi’ prossimo e’ previsto un incontro tra il direttore politico del ministero degli Esteri, il Segretario di Stato Andreas Michaelis e l’ambasciatore americano. Grenell aveva infatti dichiarato alla piattaforma populista della destra conservatrice “Breitbart London”: “penso che l’elezione di Donald Trump abbia permesso alle persone di dire che semplicemente non possono permettere alla classe politica europea di decidere chi vincera’ e chi correra’ per le elezioni”. L’aumento delle idee conservatrici puo’ essere spiegato, secondo l’ambasciatore, dal fallimento delle idee di sinistra. E’ considerato inusuale che i diplomatici si esprimano in modo cosi’ chiaramente politico. Grenell, 51 anni, e’ ambasciatore in Germania dall’inizio di maggio. Subito dopo essere entrato in carica aveva chiesto il ritiro delle aziende tedesche che operano in Iran, attirando le critiche della leader dei socialdemocratici (Spd), Andrea Nahles. Anche l’ex leader del partito tedesco, Martin Schulz, ha accusato Grenell lo scorso lunedi’ di comportarsi male e di essere inadatto al suo lavoro. “Grenell non si comporta come un diplomatico, ma come un ufficiale coloniale di estrema destra”, ha dichiarato Schulz a Berlino all’agenzia stampa “Dpa”. “Gli ambasciatori sono rappresentanti dei loro Stati e non dei movimenti politici”, ha dichiarato Schulz. Secondo la Convenzione di Vienna, un trattato internazionale sulle relazioni diplomatiche entrato in vigore nel 1964, i diplomatici devono attenersi alle leggi e ai regolamenti del rispettivo Paese ospitante. Inoltre, sono obbligati “a non interferire negli affari interni”. Anche il socialdemocratico Thorsten Schaefer-Guembel ha twittato che i cittadini europei non dovrebbero lasciare che un vassallo di Trump dica loro come votare. “Un ambasciatore statunitense che si intromette in tali dispute democratiche e’ semplicemente fuori luogo”, ha scritto Schaefer-Guembel. Critiche anche dal politico della Spd Karl Lauterbach, che ha definito le dichiarazioni di Grenell come “imbarazzanti” e della stessa opinione e’ il suo collega di partito Ralf Stegner: “un ambasciatore e’ il rappresentante diplomatico del suo Paese, non un attivista per i partiti di destra”, ha scritto Stegner su Twitter. Critiche sono giunte anche dal liberale Alexander Graf Lambsdorff, e da Omid Nouripour, portavoce per la politica estera del gruppo parlamentare dei Verdi.

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UniCredit-Socie’te’ Ge’ne’rale, Mustier non deve farla

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano “The Financial Times” spara a zero sulla ventilata fusione tra la banca italiana UniCredit e la francese Socie’te’ Ge’ne’rale (SocGen): il giornale economico britannico, in un’analisi redatta a tre mani dai giornalisti Patrick Jenkins da Londra, Rachel Sanderson da Milano e David Keohane da Parigi, avanza il sospetto che dietro il progettato matrimonio tra i due istituti di credito ci sia soprattutto una ragione tutta privata e personale dell’amministratore delegato di UniCredit, Jean-Pierre Mustier. L’articolo infatti sostiene che l’operazione sarebbe una sorta di “redenzione” per Mustier, che in passato era stato responsabile della branca investimenti di SocGen e che puntava col tempo a diventarne presidente prima di cadere in disgrazia a causa dello scandalo delle perdite miliardarie provocate dalle operazioni azzardate realizzate del trader Je’rome Kerviel, il quale aveva operato senza il dovuto controllo da parte dei suoi superiori, e cioe’ lo stesso Mustier. L’attuale capo di UniCredit insomma e’ accusato di cercare una rivalsa, dopo aver visto frustrata, anni fa, la sua ambizione di diventare presidente di SocGen ed essere stato sopravanzato alla guida da Fre’de’ric Oude’a, un suo ex compagno di classe alla Scuola politecnica di Parigi che proprio Mustier aveva aiutato a entrare nella banca francese. A rincarare la dose delle critiche del quotidiano della City di Londra c’e’ poi l’opinione espressa dall’autorevole colonna “Lex”: l’idea di fondere Unicredit e Socie’te’ Ge’ne’rale (SocGen), scrive “Lex”, non ha alcuna logica industriale al di la’ dell’aumentata dimensione del soggetto bancario che ne nascerebbe. Inoltre, il matrimonio non sarebbe affatto nell’interesse degli azionisti italiani di UniCredit, che vedrebbero ulteriormente diluite le proprie quote azionarie dopo il maxi-aumento di capitale varato l’anno scorso. “Lex” conclude consigliando invece caldamente a Mustier di abbandonare i desideri di rivalsa personale, di concentrarsi piuttosto sul suo attuale lavoro e di dedicarsi a rafforzare i traballanti bilanci della banca italiana.

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Steve Bannon, entro un anno il populismo cambiera’ l’Unione europea

05 giu 11:04 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo populista dell’Italia suscitera’ un aumento del risentimento popolare nei confronti dell’Unione europea e provochera’ un’ondata euroscettica alle elezioni parlamentari dell’anno prossimo: e’ questa la previsione di Steve Bannon, l’ex consigliere politico del presidente Usa Donald Trump, espressa in un’intervista al corrispondente da Roma Tom Kington che il quotidiano inglese “The Times” pubblica in prima pagina oggi, martedi’ 5 giugno. “Non sara’ la fine dell’Ue, ma i popoli rivorranno indietro le proprie nazioni”, dice Bannon, secondo cui l’ascesa al potere in Italia del Movimento 5 stelle (M5s) ha gia’ messo fine al sogno del presidente francese Emmanuel Macron di una maggiore integrazione europea: “il suo progetto e’ morto e a ucciderlo sono stati Italia e Ungheria”. Un’ulteriore prova di cio’, secondo il politologo statunitense, sarebbe la vittoria elettorale ottenuta domenica 3 giugno in Slovenia da Janez Jansa, le cui posizioni anti-immigrazione sono assai vicine a quelle del premier ungherese Viktor Orban. Per Bannon comunque oggi tutte le strade portano a Roma, dove l’alleanza tra gli elettori del M5s e le politiche della Lega di estrema destra offrono un’utile lezione anche agli Stati Uniti: il riferimento e’ in particolare al “mix” di proposte di politica economica del nuovo esecutivo italiano, che coniugano una flat-tax di “sapore reaganiano” con la spesa pubblica per il welfare. “In Italia ormai la contrapposizione e’ tra nazionalisti contro globalisti”, sostiene Bannon: “se anche negli Usa riuscissimo a mettere insieme alcune idee di Trump con il nazionalismo economico di Bernie Sanders, ne risulterebbe una forza che potrebbe governare gli Stati Uniti per molti decenni a venire”. Tuttavia, sottolinea il giornalista del “Times” Tom Kington, l’ex banchiere della Goldman Sachs ha esitato quando ha dovuto rispondere alla domanda su chi pagherebbe per l’enorme sfoggio di spesa pubblica auspicato dai populisti italiani: “Non ne ho idea”, ha confessato Bannon, “spero che tirino fuori una qualche piano molto sofisticato”.

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