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Amazon, abuso di posizione dominante? L’accusa della sen. Warren

La senatrice americana Elizabeth Warren, candidata democratica alle presidenziali Usa 2020, sta portando avanti la sua missione: ‘rompere’ alcune delle più grandi aziende tecnologiche statunitensi, tra cui Facebook, Google e Amazon.

Proprio l’azienda di Jeff Bezos è finita nel mirino della senatrice questa settimana. Martedì, la Warren ha accusato Amazon di utilizzare i dati raccolti dai venditori e dagli acquirenti per creare i propri prodotti con il marchio Amazon, aggiungendo che l’azienda promuove i propri prodotti a proprio favore a discapito dei venditori concorrenti di terze parti.

La senatrice ha affermato inoltre lo strapotere che detiene la compagnia, con il 49% delle vendite al dettaglio online negli Stati Uniti mentre Walmart – la più grande catena al mondo nel canale della grande distribuzione organizzata – è responsabile del 9% delle vendite al dettaglio in America.

Le grandi compagnie tecnologiche hanno troppo potere“, ha twittato la Warren. “Il mio piano per #BreakUpBigTech impedisce alle multinazionali come Amazon di escludere il resto della concorrenza della competizione: puoi essere un arbitro, o puoi essere un giocatore, ma non puoi essere entrambi”.

La campagna BreakUpBigTech della Warren

La campagna della senatrice Usa Warren per le presidenziali americane del 2020 include una proposta coraggiosa al suo interno che stravolgerebbero i gli Over The Top statunitensi a causa del suo motto BreakUpBigTech.

Nuovi regolamenti che vietano alle società tecnologiche di possedere un mercato e di operare su di esso. Nel caso di Amazon, ciò significherebbe che la società potrebbe gestire il proprio mercato dell’eCommerce ma non potrebbe vendere prodotti con il marchio del distributore su di essa.

La risposta di Amazon

Amazon ha risposto in un tweet, dicendo “non usiamo i dati dei singoli venditori per lanciare prodotti a marchio privato”, e sostenendo che “Walmart è molto più grande: Amazon è meno del 4% della vendita al dettaglio negli Stati Uniti.

Inoltre l’azienda ha sostenuto che i venditori esterni hanno prestazioni migliori rispetto ai propri marchi. Amazon Marketplace ha superato le vendite dirette di Amazon per anni e quest’area aziendale rappresenta ora più della metà delle vendite totali di Amazon sul suo sito web.

La risposta della Warren

Warren ha risposto di nuovo, scrivendo su Twitter: “Quando Amazon può inclinare il mercato online a proprio favore, le piccole imprese vedono un impatto immediato sui loro profitti, che può essere assolutamente devastante. Mi impegnerò al massimo per far sì che questo non accada”.

Lo strapotere di Amazon

Quello che sappiamo è che Amazon rappresenta circa il 50% di tutte le vendite di eCommerce negli Stati Uniti, secondo la società di ricerche eMarketer, mentre Walmart ha conquistato il 4% delle vendite dell’eCommerce negli Stati Uniti nel 2018.

Amazon è stato sottoposto a controllo in passato per il suo ruolo sia come venditore diretto che come piattaforma per altri commercianti da vendere a quegli stessi clienti.

Nel 2016 Bloomberg ha riferito che Amazon utilizzava i dati dei venditori per creare le proprie versioni degli articoli più venduti, finendo sotto indagine da parte dei regolatori europei per il suo ruolo di venditore diretto e piattaforma commerciale.

Le private label di Amazon

Le etichette di proprietà (private Label) di Amazon sono molto temute. Retailer e aziende dicevano che, quando Amazon avesse lanciato la sua private label di bellezza, avrebbe stracciato tutti, perché, governando software e algoritmi, avrebbe potuto facilmente ‘dirottare’ il traffico sulla sua etichetta di proprietà.

Secondo le stime della società di investimento SunTrust Robinson Humphrey, le attività di private label di Amazon potrebbero generare 25 miliardi di dollari entro il 2022.

L’antitrust in Italia avvia l’istruttoria

Nel nostro Paese l’Autorità italiana garante per la concorrenza e il mercato ha avviato lo scorso 16 aprile un procedimento istruttorio nei confronti di nei confronti di cinque società del gruppo Amazon, Amazon Services Europe S.à r.l., Amazon Europe Core S.à r.l., Amazon EU S.à r.l., Amazon Italia Services S.r.l. e Amazon Italia Logistica S.r.l., per accertare un presunto abuso di posizione dominante.

In particolare, secondo l’Antitrust, Amazon conferirebbe unicamente ai venditori terzi che aderiscono al servizio di logistica offerto da Amazon stessa (“Logistica di Amazon” o “Fulfillment by Amazon”) vantaggi in termini di visibilità della propria offerta e di miglioramento delle proprie vendite su Amazon.com, rispetto ai venditori che non sono clienti di Logistica di Amazon.

Al momento restiamo in attesa, il procedimento si concluderà entro il 15 aprile 2020.

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