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Vorticidigitali. ‘Mestieri digitali, chi seleziona si adegui’. Intervista a Osvaldo Danzi (Fior di Risorse)

Osvaldo Danzi

#vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it.

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Crescono del 15% nel 2014 i posti di lavoro nel mondo del digitale e, nel nostro piccolo, ne abbiamo raccontato in “Effetto digitale” le nuove professionalità, le competenze e le sensibilità da sviluppare e le strade per entrarvi: è possibile scaricare due capitoli di questo libro all’indirizzo ed acquistarlo all’indirizzo.

Sul tema del lavoro nel mondo della Rete, proponiamo un’intervista a Osvaldo Danzi, recruiter e fondatore del network professionale Fior di Risorse.

Andrea Boscaro. Come è cambiata la figura dell’head hunter e del selezionatore con l’avvento del digitale? Quali elementi di “personal branding” online vengono più valutati da chi deve scegliere un candidato?

Osvaldo Danzi. La figura del selezionatore (più che dell’head hunter che contatta direttamente persone specifiche e quindi di fatto non fa “ricerca”) è cambiata sostanzialmente. O meglio, deve cambiare. Se le aziende pensano di continuare a fare selezione del personale attraverso lo screening di curriculum (magari chiedendoli in formato “europeo”), avranno davvero poche speranze, non solo di innovare ma anche di essere appetibili per i candidati di nuova generazione. La creatività, le idee, le relazioni e l’approccio sociale non passano più dai cv. Passano dalla rete: Social network, blog, piattaforme collaborative. Sono quelle le nuove piazze che bisogna presidiare.


Andrea Boscaro. La Rete crea continuamente nuove professionalità, verticalizzandosi progressivamente. Dalla tua esperienza, quali caratteristiche rimangono comuni a dispetto del mutare delle job description?

Osvaldo Danzi. Quasi nessuna. Sono cambiate totalmente le prospettive. I giovani se ne guardano bene di rincorrere il posto in azienda. La moda delle startup sta facendo venire fuori una generazione sotto certi aspetti un po’ meno scaltra delle precedenti ma sicuramente molto più predisposta ai cambiamenti, agli spostamenti, a fare esperienze anche “meno protette” del posto in Banca o alle Poste. Negli ultimi dieci anni le aziende hanno chiesto “flessibilità”, ma è stato solo un modo elegante per proporre precarietà. Hanno chiesto fedeltà all’azienda ma non sono state in grado di restituirne altrettanta. Si guardavano male i candidati che avevano fatto tante esperienze in pochi anni (spesso non per scelta, ma grazie al disastro creato dai legislatori Italiani sull’interinale e sui contratti a tempo – cococo, cocopro e cococompagnia cantante).

Si chiedeva che questi fossero quanto più vicini all’azienda e che provenissero da settori attinenti se non identici. I nuovi asset richiedono invece capacità di adattarsi ai cambiamenti, disponibilità a fare anche tante trasferte perché i mercati sono altrove, esperienze diverse e diversificate perché in azienda bisogna importare nuove idee e nuovi modi di pensare rispetto al passato e rispetto alle “modalità di sempre”. Impensabile poi pensare che un dipendente possa fermarsi in azienda “per sempre”. Le aziende non sono più in grado di garantire continuità, formazione e crescita. E’ normale che i dipendenti cambino e l’azienda deve imparare a trasferire competenze e a crearne di nuove attraverso la formazione e il mentoring.

Andrea Boscaro. Quando tu ti trovi a valutare profili non digital, richiedi alcune competenze legate alla Rete? Quali sono le principali?

Osvaldo Danzi. Quanto meno che il candidato abbia un profilo su Linkedin e che sia curato, aggiornato e completo. Per completo intendo: con una foto decente, con un job title comprensibile, con un numero di contatti che dimostri una vita relazionale e professionale, almeno un paio di referenze da ex datori di lavoro. E’ il minimo sindacale.

Andrea Boscaro. Quali saranno le figure digital più cercate nel 2015?

Osvaldo Danzi. Odio profondamente le statistiche che spesso si vedono sui giornali o che fanno i miei colleghi recruiters delle Grandi Agenzie di Selezione, semplicemente perché nessuno di noi ha idea dell’evoluzione di questo mercato. Stanno esplodendo i Community Manager e i blogger specializzati ma credo che le aziende non siano capaci di comprenderne il reale valore.

I primi sono indispensabili ma vengono ancora confusi come una sorta di promoter online di pagine Facebook e forum vari. I secondi sono i piazzisti prezzolati del web. Pochissima cultura di settore (in particolare food, turismo e moda), ma bravissimi a farsi pagare a cottimo o in natura. Ma non sono queste le figure professionali che troveranno posto in azienda.
Di certo l’e-commerce diventerà strategico così come tutti coloro che lavorano intorno alle piattaforme di social collaboration. Questi sono mestieri digitali veri, che richiedono studi, approfondimento e grandissime competenze tecniche.


Andrea Boscaro. Variegata è l’offerta di formazione sia post-universitaria che professionale sui temi del digitale: quali suggerimenti daresti a chi intende approfondire questi temi per riqualificare la propria professionalità?


Osvaldo Danzi. Prima di regalare soldi a scuole di marketing pubblicizzate prevalentemente su Facebook, a finti “influencer” che la Rete ha aiutato a crescere a suon di “like” pur senza reali competenze professionali a Master post o para universitari, indagate su chi sono i docenti, guardate i loro profili, vedete come si muovono. Chiedete referenze ad altri discenti. La regola che il calzolaio va in giro con le scarpe rotte è una fesseria.

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