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Vorticidigitali. L’ascesa degli ‘User Signals’ nella SEO

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Da bravo formatore, ho sempre raccontato la SEO con le parole con le quali Alessandro Baricco presentò in una bellissima conferenza ancora disponibile su YouTube il suo libro “I barbari”: in quell’occasione lo scrittore si chiedeva quale sito dovesse essere preferito per raccontare la vita del famoso scrittore Marcel Proust.

Il romanziere, confessando di essere “un uomo dell’Ottocento” attribuì al rigore scientifico ed alla autorevolezza del sito dell’Accademia Nazionale Francese il criterio grazie al quale avrebbe compiuto questa scelta, ma si servì di questo esempio per mostrare come al contrario Google ragionasse in modo diverso – “barbarico” appunto – per avvalersi non solo di aspetti editoriali legati alla pertinenza del testo e del contenuto rispetto alla ricerca fatta dal navigatore (le famose “keyword”), ma anche di valutazioni di “popolarità” che, secondo il principio della “Sapienza della folla”, il motore di ricerca ha sempre calcolato attraverso segnali quali i backlink, la loro quantità e soprattutto la qualità dei siti che li hanno inseriti .

Questi due pilastri – la rilevanza e la popolarità – hanno rappresentato per anni il baluardo dell’indicizzazione sui motori di ricerca ed hanno costituito il terreno di impegno per tanti SEO manager che si sono sempre sforzati di creare e ottimizare i contenuti e lavorare sulla comunicazione per accrescere il valore legato non solo al confronto con il target, ma anche l’impatto presso Google.

Da qualche tempo a questa parte però le ricerche del mondo SEO ci mostrano come sempre di più contino non solo aspetti di carattere tecnico – la velocità di caricamento, l’efficienza con cui si rende possibile il lavoro di indicizzazione del sito da parte dei software di Google, l’organizzazione dei contenuti editoriali tanto per indicarne alcuni – ma anche aspetti di user experience che stanno radicalmente mutando le attenzioni che un’azienda deve avere nei confronti della propria presenza online.

La diffusione di Chrome consente infatti a Google di possedere molti più dati in merito al favore con il quale gli utenti navigano un sito e gli permettono di assumere anche i “Segnali dell’Utente” fra i fattori che ne influenzano il ranking: il tempo speso sul sito, la frequenza di rimbalzo, il click-through rate diventano pertanto rilevanti non solo per chi si deve occupare di architettura dei contenuti e miglioramento delle conversioni, ma anche per il SEO, facendo confluire questa professionalità all’interno del più ampio ruolo dei web designer e di chi ha il compito di rendere facile, gradevole ed efficace la navigazione delle persone e l’ottenimento degli obiettivi aziendali.

La SEO – come si dice spesso – non è morta, ma, come una farfalla, ha cambiato pelle e lancia nuove sfide alle aziende ed ai professionisti del mondo digitale.

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