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Vorticidigitali. Digital transformation e televisione, cosa sta cambiando?

La scorsa settimana un decreto del Governo ha obbligato i canali televisivi ad accrescere la quota di film e fiction italiani in prima serata includendo in tale obbligo anche streaming tv come Netflix e Amazon: è evidente quanto la richiesta risulti bizzarra per piattaforme come queste ultime che invitano gli spettatori a fruire di contenuti on-demand anzichè secondo un palinsesto predefinito.

Il provvedimento appare inoltre antistorico in un contesto dove aumenta la libertà dalla programmazione per tutte le fasce d’età ed in particolare per i Millennials che nel 55% dei casi non si lasciano più guidare dalla programmazione tradizionale (fonte Doxa 2017);

La digital transformation nel mondo della TV agisce pertanto a più livelli e sta intervenendo profondamente nelle abitudini degli spettatori del nostro Paese:

A questo proposito, durante l’estate Facebook ha lanciato negli Stati Uniti la sua piattaforma di streaming tv online grazie all’accordo con alcuni produttori di contenuti non tradizionali (es. Humans of New York) e con una qualità video HD che si incrocia con tutte le funzionalità social di Facebook. Da non dimenticare la corsa a cui la stessa Facebook sta partecipando per avere sempre più diritti di trasmissione di competizione sportive in diretta.

La competizione con Youtube si espande quindi dopo che entrambe i network hanno migliorato i servizi offerti ai produttori di video on demand e in diretta e dopo che Google ha deciso di entrare nel campo televisivo con il lancio di Youtube TV, la streaming TV a pagamento con contenuti realizzati da canali tv e nuovi content provider.

Nel nostro Paese il 2018 sarà segnato dall’introduzione della connettività 5G, un investimento che renderà ancor più interessante quindi osservare la competizione fra tutti i soggetti che abbiamo nominato senza dimenticare chi, come Apple ed Amazon, pur partendo in Italia da una posizione di late mover, può però fare leva su una base di potenziali clienti particolarmente interessante grazie alla diffusione degli ecosistemi su cui i loro video verranno riprodotti come iTunes e Amazon Prime.

Se tale competizione migliorerà l’offerta e la renderà ancora più competitiva, allora avrà avuto ragione Reed Hastings, il fondatore di Netflix, a pensare che il vero nemico di tutto questo è il sonno.

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