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Cdp pronta ad entrare in Tim se lo chiederà il Governo con golden power

La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) prenderebbe in considerazione il suo ingresso nel capitale di Tim, se il Governo glielo domandasse nell’esercizio dei poteri speciali (golden power) sugli asset strategici dell’azienda. Lo ha detto ieri sera a La7 Claudio Costamagna, presidente della Cdp, precisando che per la banca pubblica la partecipazione del 50% in Open Fiber resta strategica. “Open Fiber (al 50% di Cdp) è la nostra priorità, ma se il governo ci chiedesse di entrare in Telecom esercitando la golden power, noi guarderemmo per capire se sia vantaggioso o meno. Non abbiamo nessun tipo di preconcetto”, ha detto Costamagna.

Il Governo ha da pochi giorni avviato la procedura per sanzionare la ritardata comunicazione del “controllo di fatto” di Tim da parte del primo azionista Vivendi, che detiene il 24% delle quote nell’operatore italiano. Se l’indagine governativa ravviserà gli estremi per l’esercizio dei poteri speciali, oltre ad una multa fino a 300 milioni, Tim potrebbe vedersi obbligata a cedere il controllo su alcuni asset considerati strategici per la sicurezza nazionale, in particolare Sparkle, la società del gruppo che controlla i cavi di trasmissione sottomarini.

Intanto, dopo la nomina del nuovo amministratore delegato Amos Genish al timone societario, si attendono le prossime mosse di Tim, che peraltro nega “il controllo di fatto” da parte di Vivendi e ha annunciato che “continuerà a far valere le proprie argomentazioni nelle sedi competenti, certa di avere agito nel pieno rispetto delle norme”.

Fra le priorità di Genish c’è la creazione della nuova joint venture fra Canal+ e Timvision per aggredire il mercato della pay tv con contenuti originali e con un occhio di riguardo per i diritti del calcio.  Il primo banco di prova sarà l’asta per i diritti della Serie A per il triennio 2018-2021 che si terrà in autunno. Resta da capire se alla nuova joint venture parteciperà anche Mediaset, che per il momento non è stata ancora invitata a farne parte.

Il tempo stringe e anche i sindacati (Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil) hanno espresso preoccupazione per l’incertezza sul futuro di Tim e sulle strategie per la realizzazione della rete a banda ultralarga.

“Il piano Cattaneo – ha dichiarato ieri a Radiocor Plus Fabrizio Solari, segretario della Slc Cgil – è morto, è stato annunciato un nuovo piano che di fatto supera il precedente. C’è preoccupazione perché non si sa nulla del piano e per l’alea di incertezza che riguarda l’azienda. Se si aggiunge che in molti valutano come un’assurdità economica immaginare di costruire due reti Ngn la confusione (una di Tim e l’altra di Open Fiber ndr) è completa. Tutte le preoccupazioni sono legittime e fondate. L’azienda deve chiarire le intenzioni e il Governo deve dirci se si possono riconsiderare le decisioni in tema di rete, costruendo un’unica rete Ngn senza duplicazioni”.

I sindacati si erano già espressi nei giorni scorsi, bocciando “l’operazione Open Fiber” e l’idea di costruire due reti Ngn nel paese. “Le risorse impegnate nell’operazione ‘Open Fiber’ –si legge nella nota – possono essere più utilmente destinate alla ricapitalizzazione di TIM, con conseguente costituzione di un nucleo stabile di controllo che indirizzi l’azienda a garantire gli investimenti necessari allo sviluppo del Paese anche nell’ottica del piano industria 4.0”.

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