Braccio di ferro

Vivendi-Mediaset: il mercato premia l’impasse

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Il titolo Mediaset guadagna fino al 3,5% a Piazza Affari in attesa di capire le prossime mosse del gruppo francese che ha rastrellato un pacchetto del 20% di Cologno Monzese.

Mediaset in rialzo fino al +3,5% oggi a Piazza Affari, mentre il mercato si interroga sulle mosse di Vivendi, dopo che l’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine ha ricordato che il gruppo di Oltralpe ha i mezzi anche per lanciare un’Opa sull’intero capitale della società di broadcasting. Un’opzione, quella dell’Opa, che il conglomerato francese non ha intenzione di mettere in pratica, o almeno così dice, anche se il nuovo obiettivo del gruppo è raggiungere una quota del 30%, vicino alla soglia dell’Opa obbligatoria.

Intanto, Fininvest chiede l’intervento della Consob contro la “scalata ostile”. Lo comunica la holding della famiglia Berlusconi dopo aver presentato alla Consob “un esposto per manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate nei confronti di Vivendi”. L’atto fa seguito alla denuncia presentata da Fininvest alla Procura della Repubblica di Milano il 13 dicembre e inviata per conoscenza anche alla Consob.

L’incontro dei giorni scorsi fra Pier Silvio Berlusconi e De Puyfontaine, braccio destro del raider bretone Vincent Bollorè, non ha cambiato il quadro, con i francesi che vogliono riprendere le trattative sull’affaire Mediaset Premium (un bagno di sangue per Vivendi) e il Biscione che al contrario non vuole trattare e anzi vuole andare avanti seguendo le vie legali, forte dell’appoggio della politica che, a partire dal neo premier Gentiloni passando per il sottosegretario alle Comunicazioni nel Governo Renzi Antonello Giacomelli, si è schierato apertamente – eccezione fatta per il M5S – contro la mossa “ostile” del gruppo di Bollorè.

Mediaset ha rispedito indietro l’offerta di sedersi al tavolo dei negoziati: “non esiste alcuna trattativa”. Mediaset resta ferma: prima di parlare bisogna risolvere le questioni in essere, cioè Premium e nel frattempo incassa l’andamento positivo del titolo in Borsa.

L’obiettivo finale dei francesi resta quello di arrivare a un’alleanza per creare una media company europea, in grado di competere con Netflix e Amazon. “La netta chiusura del top management dell’azienda del Biscione all’ipotesi di un possibile negoziato e le dichiarazioni di de Puyfontaine dovrebbero contribuire a mantenere alto l’appeal speculativo del titolo”, hanno commentato gli esperti di Icpbi.

Per il 20% di Mediaset sono stati spesi “circa 800 milioni di euro” e ora la volontà di rimpinguare fino al 30% le sue quote sembra una sfida aperta alla famiglia Berlusconi. 

Intanto, oggi il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli è intervenuto sulla vicenda, “il tema non é la difesa dell’italianità di Mediaset” ma “gli interessi strategici del paese su reti e infrastrutture di comunicazione. Il governo Renzi ha compiuto due scelte chiave sia bloccando una Opas sulle torri di Raiway e affermando in norma la necessità della maggioranza pubblica in un’eventuale fusione, sia avviando la realizzazione di una rete in fibra di proprietà pubblica in 7300 comuni italiani su 8mila. La mia opinione è  che si debba andare addirittura oltre in questa direzione, superando l’errore compiuto dal centrosinistra vent’anni fa di privatizzare la rete Telecom”. 
“Non c’è davvero alcun limite al trasferimento a realtà estere di pezzi importanti del sistema industriale e finanziario italiano? – chiede Giacomelli in un intervento su Affari e Finanza di Repubblica – Non c’è nessun confine oltre il quale si toccano interessi vitali, l’identità stessa del paese, il suo essere comunità nazionale? Non c’è nessun limite, superato il quale si debba trovare una risposta, non del governo, non di singoli partiti politici, ma del cosiddetto sistema paese? Per quanto ci riguarda valgono le parole di Paolo Gentiloni nel suo discorso di insediamento (“il nostro Paese non è territorio di scorribande”) che confermano la linea tenuta nei tre anni precedenti dal premier Renzi. Ma servono risposte anche da soggetti diversi da quelli politici o istituzionali. E le risposte non sono neutre da molti punti di vista”.

Di certo, al momento contro l’operazione si è schierata l’Agcom, in nome del rischio di concentrazione nel mercato televisivo e delle comunicazioni in base ai limiti pubblicitari previsti dal SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni previsto dalla Legge Gasparri). Si resta in attesa del parere della Consob sul rastrellamento di azioni Mediaset sul mercato da parte di Vivendi.

Insomma, per ora prevale la prudenza. Anche se le ipotesi che circolano sono diverse, fra cui ad esempio quella secondo cui Vivendi, per evitare i paletti fissati dall’Agcom, potrebbe decidere di cedere il controllo di Telecom Italia ad Orange.

Fantasie? Vedremo.