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Vivendi contro Mediaset, voterà no al riassetto all’assemblea del 4 settembre

Continua e sembra non finire mai la saga Mediaset Vivendi. Oggi il gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré, secondo azionista Mediaset con il 28.8%, ha presentato una richiesta al tribunale di Milano per ottenere un provvedimento “urgente idoneo a tutelare il diritto di partecipare e votare, con le azioni a lei intestate” all’assemblea prevista il 4 settembre.

Lo rende noto in una nota Vivendi dopo la decisione con “cui il Consiglio di amministrazione di Mediaset le ha impedito di votare all’ultima assemblea degli azionisti tenutasi il 18 aprile 2019“.

Vivendi ha inoltre annunciato di voler votare contro il riassetto di Mediaset in occasione dell’assemblea prevista per il 4 settembre. La decisione di votare contro la fusione di Mediaset e Mediaset Espana e la creazione di MediaforEurope è stata presa “avendo valutato i diritti che sarebbero riconosciuti, o negati, agli azionisti di minoranza, e a Vivendi in particolare, dal proposto statuto di Mfe“.

Vivendi detiene inoltre un pacchetto di Mediaset pari a circa il 19,2% conferito però al veicolo Simon Fiduciaria.

L’esposto di Mediaset

Nel frattempo lo scorso 22 agosto Mediaset ha depositato un esposto alla Consob per denunciare alle autorità di vigilanza che “nuovamente Vivendi sta agendo per deprimere il corso di borsa del titolo Mediaset“.

Secondo quanto ha riportato una nota del gruppo della famiglia Berlusconi non appena il titolo Mediaset ha toccato la soglia dei 3 euro per azione, discostandosi così in modo apprezzabile dal valore di recesso, Vivendi ha fatto filtrare notizie non confermate con l’evidente intento di screditare tanto il merito dell’operazione di fusione transfrontaliera deliberata dai Consigli di Amministrazione di Mediaset e Mediaset España lo scorso 7 giugno, quanto la possibilità di realizzarla“.

“Si tratta – continua la nota – di un comportamento illecito che danneggia Mediaset, Mediaset España e i loro azionisti, che si trovano a fronteggiare un andamento del titolo fortemente condizionato da rumors indotti ad arte”.

La segnalazione alla Consob è stata trasmessa anche all’Agcom.  

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