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Vivendi a Parigi fa conti con la campagna italiana

Oggi l’assemblea di Vivendi a Parigi, dove Vincent Bollorè, che ha deciso di lasciare la presidenza del consiglio di sorveglianza di Vivendi a suo figlio Yannick, è chiamato a difendere la sua campagna italiana, che si sta rivelando alquanto complessa.

Da più di un mese il fondo attivista Elliott attacca a testa bassa la strategia di Vivendi in Italia. Con una quota vicina al 9% del capitale e incassato il sostegno di diversi azionisti di Telecom Italia, fra cui la Cdp che detiene il 4,2% dell’azienda, Elliott punta a nominare sei membri del Cda per far sentire la sua voce e imporre la sua strategia alternativa al primo azionista francese, criticato in prima istanza per l’incapacità di creare valore nel gruppo.

Una strategia alternativa, quella di Elliott, che non dispiace al Governo e in particolare al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che non ha risparmiato critiche negli ultimi mesi alla gestione da parte di Vivendi del dossier della rete e del caso Mediaset.

Finora Vincent Bollorè ha rigettato in blocco le proposte di Elliott, ma di certo non potrà che rallegrarsi dell’irruzione del fondo attivista, visto che dalla sua comparsa come sfidante sulla scena di Tim all’inizio di marzo il titolo di Telecom Italia ha ripreso quota guadagnando il 16%, contribuendo così ad abbattere almeno in parte la minus valenza di Vivendi.

Paradossalmente, scrive il quotidiano francese L’AGEFI, una vittoria di Elliott in assemblea generale di Telecom Italia della prossima settimana “sarebbe un buon affare per Vivendi e per il suo primo azionista Vincent Bollorè”.

Vivendi a corto di idee?

Secondo alcuni analisti francesi, Vivendi sembra a corto di una strategia nella sua campagna italiana. Il sogno di Bollorè di realizzare un grande gruppo multimediale mediterraneo in chiave anti-Netflix si è scontrato contro il muro italiano e ora il finanziere cerca un piano B nell’arena del video.

Gli azionisti di Vivendi attendono indicazioni oggi, in occasione dell’assemblea annuale, tanto più che il titolo ha perso il 7% da gennaio.

“C’è una grave carenza di strategia” in Vivendi, ha detto Claire Barbaret, analista di Invest Securities all’agenzia AFP, aggiungendo che “la musica va bene, ma Canal+ è molto fragile e Havas va male”.

In altre parole, oltre alle difficoltà incontrate in Italia con Tim e Mediaset, Vivendi ha non poche magagne anche con altri asset del gruppo. I risultati di Vivendi sono sostenuti essenzialmente (circa per il 45% dei ricavi complessivi) da Universal Music Group, la prima major dell’industria musicale davanti a Sony e Warner.

Questo business di Vivendi sostiene anche l’andamento del titolo in borsa, grazie all’ottimismo degli investitori per le prospettive dello streaming, incoraggiato dal successo in Borsa della svedese Spotify.

Per quanto riguarda la pay tv Canal+, l’emorragia di abbonati si è fermata, anche se la base clienti in Francia è stazionaria, mentre il business pubblicitario di Havas, incorporata lo scorso anno da Vivendi, ha subito un calo dello 0,8% dei ricavi a perimetro costante nel 2017.

Campagna italiana

In Italia, si registra il flop totale del progetto di alleanza con Mediaset per creare un nuovo gigante dei media sud europei, in grado di sfidare Netflix.

“Tutte le ambizioni di Vivendi per a creare un gigante sud europeo dei media fanno acqua”, dice Jean-Baptiste Sergeant, analista di Mainfirst.

Il gruppo si trova in conflitto legale con Mediaset e Fininvest, che chiedono un risarcimento di 3 miliardi di euro per la mancata acquisizione di Premium. Il quadro per Vivendi è ancor più complicato dal recente accordo siglato da Mediaset e Sky siglato all’inizio del mese, che potrebbe allargarsi ulteriormente contro gli interessi di Vivendi nel nostro paese.

Infine, nel braccio di ferro con Elliott per la governance di Tim, l’assemblea del 24 aprile (ricorso di Tim e Vivendi permettendo) potrebbe chiudersi con la sostituzione dei sei membri dimissionari del Cda in quota Vivendi da parte di altrettanti membri italiani proposti da Elliott.

Ma Vivendi ha già convocato un’altra assemblea generale per il 4 maggio per il rinnovo dell’intero Cda.

Insomma, secondo alcuni analisti che chiedono l’anonimato “la campagna italiana di Bollorè è un fiasco”.

Vivendi peraltro non più tardi del mese scorso ha dovuto rinunciare alle sue ambizioni su Ubisoft, il terzo editore globale di video giochi, con la cessione del pacchetto del 27,27% in cambio di 2 miliardi di euro. Fondi freschi che potrebbero presto servire a Bollorè per future acquisizioni.

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