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Visti di lavoro sempre più difficili in Usa, Gas Natural (Spagna) vende l’attivita’ alla Colombia, Brexit, Web Tax

Usa, l’amministrazione Trump rende piu’ severi i controlli sulle domande di lavoro altamente qualificato

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump sta rendendo piu’ difficile e controllata la procedura per far domanda di un visto di lavoro, gli imprenditori sono in difficolta’ nel reperire manodopera straniera e le compagnie e gli avvocati specializzati in immigrazione si preparano ad ulteriori cambiamenti. E’ quanto riporta il quotidiano statunitense “Wall Street Journal”. Il governo valuta con maggior severita’ le domande di visto per il lavoro altamente specializzato (H-1B) e da gennaio ad agosto scorsi ha spedito indietro oltre una domanda su quattro richiedendo “ulteriori prove”. Questi dati sono stati forniti dal Servizio statunitense per la cittadinanza e l’immigrazione (Uscis) che gestisce il programma e che ha reso noto anche che un anno fa una domanda su cinque veniva spedita indietro. Il visto H-1B e’ quello piu’ richiesto dalle compagnie di tecnologia poiche’ hanno necessita’ di lavoratori altamente specializzati. I critici ritengono invece che le compagnie vogliono a sostituire i lavoratori statunitensi. L’obiettivo dell’amministrazione Trump e’ “raggiungere una riduzione dell’immigrazione legale con azioni concrete”, piuttosto che passando per un atto legislativo del Congresso, secondo Ben Johnson, direttore dell’Associazione statunitense degli avvocati specializzati in immigrazione, per questo motivo la procedura di domanda dei visti viene “fermata o fortemente rallentata”. Un portavoce dell’Uscis, Carter Langston, sostiene, invece, che la politica dell’Agenzia e’ in linea con le priorita’ dell’amministrazione, “assicurare l’integrita’ del sistema dell’immigrazione attraverso decisioni giuste e proteggere gli interessi dei lavoratori statunitensi”.

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Usa, le pulizie generali di General Electric avranno conseguenze sul suo consiglio di amministrazione

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – Le pulizie generali all’interno del consiglio di amministrazione del gigante industriale General Electric (Ge) prevedono la rimozione di molti soci anziani del precedente Amministratore delegato Jeff Immelt e puntano a creare un board piu’ in linea con la strategia del nuovo Ad John Flannery. E’ quanto riporta il quotidiano statunitense “Wall Street Journal”. Tre nuovi membri si aggiungeranno, ma in generale il board si restringera’ a dodici membri, un’iniziativa che mostra la gravita’ dei problemi che attraversa Ge. Non e’ stato svelato chi sara’ costretto a lasciare. La scorsa settimana Ge ha tagliato gli obiettivi di profitto e ha ridotto i dividendi della meta’. Un ridimensionamento del Consiglio di amministrazione e’ raro, eccetto che in caso di fusione. Ma sembra che la mossa fara’ di Ge un’impresa piu’ simile alle grandi aziende statunitensi che, con una capitalizzazione di mercato di almeno 10 miliardi di dollari (8,5 miliardi di euro) hanno una media di 10,9 membri nei board. Dal 1977, Ge ha avuto una media di 16 direttori. Parte della ristrutturazione di Flannery prevede di dismettere le divisioni della compagnia che si occupano di servizi ai pozzi petroliferi e di finanza, di conseguenza i membri direttori di quelle aree non avranno piu’ ragione d’essere.

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Spagna, Gas Natural vende l’attivita’ in Colombia per 482 milioni di euro

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – La societa’ spagnola Gas Natural Fenosa ha ceduto la propria quota del 59,1 per cento della Gas Natural ESP, societa’ colombiana dedita alla distribuzione al dettaglio e alla commercializzazione del gas, al fondo canadese Brookfield per 482 milioni di euro. Lo riferisce il quotidiano economico spagnolo “Expansion” che sottolinea come l’operazione avra’ un impatto contabile positivo per la multinazionale spagnola. L’operazione di vendita e acquisto avverra’ in due fasi ed entrambe dovrebbero realizzarsi nel 2018. Negli ultimi vent’anni, la compagnia del gas colombiana ha aumentato il numero dei clienti da 400.000 a quasi 3 milioni e i chilometri della propria rete di distribuzione da 5.000 agli attuali 22.000. Il capitale della Gas Natural ESP era concentrato principalmente nelle mani di Gas Natural Fenosa e del governo colombiano, attraverso la compagnia energetica di Bogota’ che ne detiene il 25%, mentre la quota restante e’ fluttuante sul mercato azionario.

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La Nato esorta la Spagna a proteggersi dalle interferenze russe

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – Il Centro di eccellenza per le comunicazioni strategiche della Nato, organo militare internazionale la cui funzione e’ informare e formare funzionari specializzati, sostiene di aver rilevato l’attivita’ di di migliaia di account automatizzati nei social network su questioni legate all’indipendenza catalana. Gli stessi account avevano precedentemente concentrato le loro attivita’ di disinformazione relativamente ai conflitti sui quali il Cremlino ha una partecipazione diretta, come l’Ucraina o la Siria. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che cita Janis Sarts, direttore del centro di eccellenza, secondo il quale l’obiettivo delle attivita’ di disinformazione non e’ tanto l’indipendenza effettiva della Catalogna, quanto creare una confusione generale che aggravi le divisioni interne ai singoli Stati e, di riflesso, indebolisca istituzioni come l’Unione europea e la stessa Alleanza atlantica. Anche il quotidiano spagnolo “El Mundo” si occupa del tema parlando del pericolo rappresentato da gruppi come Pawn Storm sopratutto in vista delle elezioni previste per il prossimo 21 dicembre. Pawn Storm, noto anche come Sednit, Fancy Bear, APT28, Sofacy e Strontium, e’ un’organizzazione di cyber spionaggio che, secondo gli esperti, attacca qualunque istituzione globale percepita come contrastante con gli interessi geopolitici russi. Il gruppo e’ riuscito a raggiungere i propri obiettivi in ​​tutto il mondo con campagne organizzate per rubare credenziali e intromettersi cosi’ nei sistemi gestionali di aziende ed enti pubblici.

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Francia, Macron cerca di allentare le tensioni con i sindaci francesi

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – Il presidente “Macron vuole disinnescare la collera dei sindaci”. Cosi’ titola “Le Figaro” in prima pagina parlando della strategia del capo dell’Eliseo per calmare gli animi dei primi cittadini francesi, riuniti oggi a Parigi per il loro congresso annuale. L’esecutivo impieghera’ tutte le sue forze per riaprire il dialogo, con almeno 14 ministri che interverranno durante l’incontro. Tra questi, anche il premier Edouard Philippe, che prendera’ la parola martedi’, mentre il discorso di Macron e’ atteso per giovedi’. Tra gli argomenti piu’ spinosi c’e’ la riforma degli alloggi, i tagli ai finanziamenti e agli aiuti per gli impieghi. Il quotidiano non esclude che nel corso degli interventi potrebbero essere annunciate nuove misure, senza pero’ specificare quali. Il governo non ha alcune intenzione di rivedere il taglio di 13 miliardi annunciato prima dell’estate. “Le Figaro” ricorda che Macron era gia’ stato fischiato durante l’ultima riunione dei sindaci e. Dall’Eliseo fanno sapere che “non ci saranno grandi stravolgimenti”. Il presidente ha invitato all’Eliseo 1500 sindaci mercoledi’ per dare un segno “di fiducia”.

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Francia, le future sfide di Castaner alla guida della Re’publique en marche

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – La stampa francese parla dell’elezione di Christophe Castaner alla guida della Re’publique en marche, il partito del presidente Emmanuel Macron. Nel corso del primo congresso di En marche! tenutosi sabato a Lione, Castaner e’ stato investito del nuovo ruolo senza particolari colpi di scena, visto che la sua vittoria era gia’ stata ampiamente annunciata nei giorni precedenti. “Le Figaro” scrive che il compito di Castaner sara’ quello di “prendere le redini” del movimento e traghettarlo verso le prossime lezioni europee. Il suo primo atto in veste di delegato generale sara’ quello di fare un tour in tutta la Francia per incontrare i comitati sparsi in giro per il paese. “Les Echos” e “Libe’ration” sottolineano l’intenzione da parte di Castaner di mantenere il suo ruolo di Segretario di Stato. Un punto che divide la dirigenza del partito.

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Difesa europea, asse Francia-Italia per l’industria navale

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – L’integrazione europea della Difesa sta accelerando sul fronte politico e industriale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno deciso la scorsa estate di avviare lo sviluppo congiunto di un nuovo aereo da caccia, e l’Ue ha avviato il progetto di un drone europeo. L’industria tedesca, pero’, e’ debole sul fronte dei cantieri navali: francesi e italiani hanno deciso di fondere il gruppo Naval e Fincantieri, ma senza i tedeschi. Gli italiani costruiscono sia navi militari che navi da crociera. Al contrario, il gruppo francese costruisce principalmente corvette, fregate, navi molto grandi e sottomarini a propulsione nucleare. In un’intervista con il quotidiano “Handelsblatt” Herve’ Guillou, amministratore delegato del gruppo Naval, non esclude un’ulteriore ampliamento dell’alleanza alla Germania: “La porta per i tedeschi non e’ chiusa”, ha dichiarato. Dieci anni fa era fallita una fusione con ThyssenKrupp Marine Systems (Tkms), ma oggi e’ piu’ complicato rischiare un nuovo inizio, in parte perche’ Tkms ora e’ molto piu’ piccola e piu’ specializzata. “Questo rende piu’ difficile trovare un equilibrio”, ha sottolineato il manager francese. Inoltre, i due gruppi sono acerrimi rivali da un decennio, come nel caso del contratto da un miliardo di dollari per i sottomarini australiani vinto dai francesi. Guillou ritiene “piu’ urgente che mai che l’Europa diventi piu’ sovrana nella sua Difesa”. L’Europa si trova di fronte a nuove minacce e incertezze, alle politiche di potenza di Russia e Cina e al possibile allontanamento di Stati Uniti e Regno Unito. Il mercato mondiale delle navi da guerra e’ completamente cambiato, e la posizione dominante degli europei e’ svanita. “Gli europei sono ancora piu’ frammentati rispetto a prima, e ci sono molti concorrenti dall’Asia o dalla Turchia”, sottolinea Guillou. La Francia reagisce facendo uno sforzo congiunto con l’Italia. Una completa fusione dei due costruttori navali non e’ attualmente in oggetto, quanto piuttosto “lavoriamo ad un’alleanza sul modello Renault – Nissan, o sul modello Airbus”, precisa Guillou. Ogni paese ha interessi strategici vitali nelle proprie societa’, “nel nostro caso e’ la componente nucleare”, quindi la piena fusione non e’ attualmente parte del mandato. I partner puntano a una quota incrociata del dieci percento ciascuno. Progetti comuni e sinergie dovrebbero suggellare la volonta’ di cooperare. Il tutto potrebbe arrivare a compimento entro giugno 2018. “Con Fincantieri, partner storico del gruppo Naval, vediamo un futuro comune e di sinergie. Non costruiremo le stesse navi, ma useremo tutti i componenti comuni e specializzati”. Gli italiani sono all’avanguardia nei sistemi di stabilizzazione del moto ondoso, mentre il gruppo navale nell’armamento e nei sistemi di comando. Ciascuno investira’ circa 100 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo. “L’industria tedesca non puo’ finanziare un prodotto in maniera del tutto autonoma”, ritiene Guillou. “Si potrebbero immaginare simili alleanze e la costruzione di navi, o di droni, come l’inizio di una forza d’intervento europea”.

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Brexit, il governo britannico pronto a pagare di piu’ per il divorzio dall’Ue

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – Il governo britannico e’ sul punto di dare “luce verde” al primo ministro Theresa May per aumentare l’offerta finanziaria a copertura del “costo del divorzio” dall’Unione europea: lo scrive il quotidiano “The Financial Times” in vista della riunione del gabinetto “ristretto” convocata per oggi 20 novembre al No. 10 di Downing Street; la speranza e’ che questo passo possa riuscire a sbloccare i negoziati con Bruxelles sulla Brexit. Secondo il giornale, anche i ministri piu’ “euroscettici” come il titolare degli Esteri, Boris Johnson, avrebbero fatto capire di esser pronti ad accettare, a certe condizioni, un sostanzioso innalzamento dell’offerta di 20 miliardi di euro che il Regno Unito aveva gia’ fatto per far andare incontro alle richieste dell’Ue; la nuova offerta britannica, ha anticipato al “Financial Times” un ministro sotto garanzia di anonimato, potrebbe superare i 40 miliardi di euro. Ieri domenica 19 novembre il cancelliere allo Scacchiere (ministro del Tesoro, ndr), Philip Hammond, alla rete televisiva “BBC” aveva dichiarato: “Penso che siamo sul punto di fare qualche serio passo in avanti nei nostri negoziati con l’Ue e cominciare a sbrogliare la matassa, in modo che la gente possa guardare con chiarezza al futuro”. Aldila’ della controversa questione degli impegni finanziari che la Gran Bretagna e’ chiamata ad onorare nel lasciare l’Unione Europea, il gabinetto “ristretto” di oggi dovra’ mettere a punto le tattiche in vista del cruciale vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue che si terra’ il 15-16 dicembre prossimo a Bruxelles: l’obbiettivo della premier britannica e’ di convincere i leader europei a consentire che i negoziati sulla Brexit passino ad una seconda fase che includa le trattative sui futuri rapporti commerciali; Theresa May punta anche ad ottenere dall’Ue un assenso in via di principio ad un “accordo di transizione” dopo il divorzio della Gran Bretagna nel marzo del 2019.

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L’Italia prepara una web-tax per colpire i giganti Usa di internet

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – L’Italia sta per approvare una tassazione sulle transazioni digitali, ponendosi alla testa di una tendenza che in Europa chiede di rendere conto ai giganti Usa del web su come e dove versano le imposte sui loro profitti: lo riferisce il quotidiano britannico “The Financial Times” commentando un emendamento alla Legge di stabilita’ che il Senato italiano discutera’ questa settimana. Presentato dal Partito democratico (Pd) di centrosinistra, l’emendamento in questione introduce una cosiddetta “tassa di perequazione” del 6 per cento che gli acquirenti di “prodotti digitali immateriali”, cioe’ servizi come per esempio gli spazi pubblicitari, venduti nella Penisola da Google o Facebook, dovranno versare direttamente al Tesoro italiano: “Un attacco diretto alla elusione fiscale” ammette al “Financial Times” il senatore Pd Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria; se sara’ votato dal Senato, l’emendamento dovra’ poi essere approvato dalla Camera dei Deputati che prevedibilmente varera’ l’intera Legge di stabilita’ alla fine del prossimo mese dicembre. Germania, Francia, Italia e Spagna, i quattro piu’ grandi paesi Ue, hanno minacciato di procedere da soli se l’Ue non adottera’ al piu’ presto una legislazione comune sulla questione: la “tassa di perequazione” italiana potrebbe essere dunque la prima imposta sulle transazioni digitali applicata nell’Unione Europea. “La web tax e’ inevitabile e politicamente molto attraente” dice al quotidiano britannico il professore di Economia digitale Paolo Cellini dell’Universita’ Luiss di Roma; le grandi compagnie tecnologiche statunitensi, spiega, sono un “obbiettivo perfetto” e sono “pressoche’ indifendibili”: “Infatti non pagano tasse, non creano posti di lavoro e sono stranieri che portano all’estero il denaro guadagnato” nei paesi europei. Naturale quindi che in Italia la “tassa di perequazione” stia incontrando scarsa opposizione; inoltre permette al Pd di Matteo Renzi, che se n’e’ fatto promotore, di gettare un ponte verso l’estrema sinistra in vista delle elezioni politiche della prossima primavera. Per il momento i giganti tecnologici Usa, contattati dal “Financial Times”, non hanno ancora reagito alla web tax italiana: finora comunque societa’ come Amazon, Google ed Apple hanno sempre difeso lo status quo fiscale, avvertendo che l’introduzione di una tassazione sulle vendite online potrebbe danneggiare gli investimenti ed in ultima analisi i consumatori.

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Germania, fallite le trattative per una coalizione “Giamaica”

20 nov 11:07 – (Agenzia Nova) – La Germania si trova in uno stato di grave incertezza politica, dopo il fallimento delle consultazioni tra Unione di centrodestra, Verdi e Liberali per una coalizione”Giamaica”. I Liberali (Fdp) hanno stabilito che non sussistono le condizioni per un accordo politico con gli altri potenziali partner di governo. “E’ meglio non governare che governare male”, ha dichiarato il segretario dell’Fdp, Christian Lindner. Il cancelliere Angela Merkel (Cdu) si ritrova cosi’ nella peggiore crisi dall’inizio della sua leadership, dodici anni fa. Otto settimane dopo le elezioni non e’ certo quale combinazione di forze politiche guidera’ la Germania. I socialdemocratici dell’Spd, partner di Cu e Csu nel governo uscente, hanno ribadito di non voler negoziare una riedizione della grande coalizione; determinante nel sancire questa chiusura, scrive la stampa tedesca, e’ il segretario dell’Spd Frank-Walter Steinmeier. Secondo la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, a questo punto sono possibili tre scenari. Una negoziazione con i Socialdemocratici, il cui vice-segretario, Ralf Stegner ha pero’ dichiarato: “La posizione di partenza dell’Spd non e’ cambiata. Non abbiamo alcun mandato per rifare una Grosse Koalition. Il cancelliere Merkel ha fallito”. Un secondo scenario e’ un governo Merkel di minoranza, che attinga di volta in volta ai voti dagli altri gruppi di minoranza. Si tratta pero’ di un’ipotesi remota. Il terzo scenario e’ il ritorno alle urne, che pero’ sarebbe possibile soltanto 60 giorni dopo la nomina ufficiale del cancelliere. Merkel ha annunciato che informera’ il presidente Steinmeier nel corso della giornata. Dopo l’annuncio del fallimento dei colloqui, Merkel ha dichiarato che da cancelliere responsabile fara’ “tutto cio’ che e’ necessario per gestire il paese in queste settimane difficili”. Oggi ci saranno le riunioni dei vari partiti. All’interno della Csu, frattanto, e’ in corso una lotta per la sostituzione di Horst Seehofer con Markus Soeder. I due si accusano a vicenda per il fallimento dei colloqui tra i Liberali e i Verdi. Il leader di questi ultimi, Cem Oezdemir, ha dichiarato che l’Fdp “ha purtroppo rifiutato e distrutto l’unica possibile coalizione di governo”.

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