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Dal 2006 al 2023 accertati anche 1.577 casi di dengue e chikungunya
Sono 32 i casi confermati di infezione da virus West Nile registrati in Italia dall’inizio del 2025, mentre sono 6 le persone fin qui decedute. Lo segnala l’Istituto Superiore di Sanità nell’aggiornamento di luglio. La situazione più critica è nel Lazio, in particolare nella provincia di Latina, dove si contano ben 21 contagi, 15 dei quali con complicazioni neurologiche e almeno una delle vittime. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’aumento è evidente: a luglio 2024 i casi confermati erano 13 e non si registrava nessun decesso.
Quella del West Nile non è un’emergenza isolata, ma l’ennesimo segnale della diffusione, anche in Italia, di virus trasmessi dalle zanzare. Alla stessa famiglia appartengono dengue e chikungunya, infezioni che rientrano nel gruppo più ampio delle malattie tropicali, in parte sovrapposte a quelle definite “neglette” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: patologie spesso trascurate perché associate ai climi tropicali e a situazioni di povertà, ma ormai presenti da tempo anche nei Paesi a clima temperato.
West Nile in Italia: trend, picchi e stagione dei contagi
Come si vede dal grafico, tra il 2015 e il 2024 in Italia sono stati confermati 1.246 casi di infezione da virus West Nile con sintomi neuro-invasivi. Il picco si è registrato nel 2022 con 330 casi, seguito dal 2018 (244 casi) e dal 2024 (266 casi). I contagi sono in gran parte autoctoni, ossia trasmessi sul territorio nazionale, mentre i casi importati sono rimasti marginali, mai oltre le 5 unità l’anno.
Il virus mostra una stagionalità marcata: la maggior parte delle infezioni emerge tra luglio e settembre, con agosto come mese più colpito in quasi tutte le annate. Nel 2025, al momento, sono stati notificati 32 casi (7 decessi), di cui 20 solo a luglio. Un numero molto più basso, però, rispetto agli anni peggiori, ma che continua ad attirare l’attenzione mediatica, trasformando il West Nile ormai in un piccolo tormentone ricorrente, come accade per i pitbull ogni volta che mordono qualcuno.
La diffusione in Italia dei virus trasmessi da zanzare
La presenza di virus trasmessi da zanzare in Italia non riguarda solo il caso del West Nile. I decessi registrati quest’estate rappresentano il segnale più evidente di una tendenza già osservata negli anni. Uno studio pubblicato a luglio 2025 su Nature Communications ha analizzato tutti i focolai locali di dengue e chikungunya registrati tra il 2006 e il 2023.
Tra il 2006 e il 2023 sono stati accertati complessivamente 1.577 casi di dengue e chikungunya in Italia, considerando sia i contagi importati che quelli avvenuti sul territorio nazionale. In particolare, i casi di dengue confermati sono stati 1.435, contratti soprattutto in Paesi come Thailandia, India, Cuba, Maldive, Brasile e Repubblica Dominicana, mentre quelli di chikungunya sono stati 142. Ma il dato più rilevante riguarda le infezioni trasmesse localmente, senza viaggi all’estero: 388 casi di dengue e 93 di chikungunya sono infatti avvenuti in Italia. Una conferma della presenza stabile di questi virus anche nel nostro Paese, spinta da fattori ambientali, climatici e sociali. Non si tratta più di minacce lontane, ma di rischi concreti anche per chi non lascia il territorio nazionale.
Casi di dengue e chikungunya in Italia nel 2025
I dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità confermano che dengue e chikungunya, due virus trasmessi da zanzare, sono già presenti sul territorio nazionale. Al 15 luglio 2025 risultano 83 casi confermati di dengue, di cui 82 legati a viaggi all’estero e 1 trasmesso localmente, cioè autoctono, un termine che indica un’infezione contratta in Italia da una persona che non ha viaggiato in zone a rischio. L’età mediana delle persone colpite è di 42 anni, il 53% sono uomini e non si registrano decessi. Solo l’anno scorso, nel 2024, erano stati segnalati 693 casi di dengue, con 213 contagi autoctoni: il numero più alto mai registrato nel nostro Paese.
Per quanto riguarda la chikungunya, i casi confermati sono 51, con 50 infezioni di importazione e 1 caso autoctono. Anche qui l’età mediana è di 47 anni e la distribuzione tra uomini e donne è simile. Nessun decesso è stato segnalato. Si tratta di numeri contenuti, ma che confermano la circolazione di virus trasmessi da insetti anche in contesti urbani.
Cosa sono le malattie tropicali neglette?
Le malattie tropicali neglette, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono un gruppo di infezioni che colpiscono prevalentemente le popolazioni che vivono in povertà, in zone rurali o isolate, spesso lontane dai servizi sanitari di base. Sono chiamate “neglette” perché, nonostante il loro impatto, ricevono poca attenzione in termini di prevenzione, diagnosi e cura. Fanno parte di questo gruppo infezioni causate da parassiti, batteri o virus, trasmesse in modi diversi: non solo da zanzare, ma anche per contatto diretto, ingestione di acqua contaminata o trasfusioni di sangue.
I virus trasmessi da zanzare, come dengue, chikungunya e West Nile, sono quindi solo una parte di questo insieme più ampio: alcune di queste infezioni rientrano tra le malattie neglette, altre no, ma i due gruppi spesso si intersecano, soprattutto nei contesti più vulnerabili.
Le malattie tropicali più diffuse in Italia
In Italia le infezioni tropicali più diffuse sono schistosomiasi, strongiloidosi, echinococcosi, leishmaniosi, scabbia e cisticercosi. Malattie spesso trascurate, ma ormai stabilmente presenti sul territorio nazionale. Le stime più recenti indicano che almeno 5.000 persone vivono oggi in Italia con una di queste infezioni.
Secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie tropicali neglette sono suddivise in 21 gruppi, causati da virus, batteri, protozoi, vermi parassiti (elminti), funghi e tossine. Oltre a quelle già citate, includono anche la malattia di Chagas, la filariosi, la lebbra, la dengue e altre patologie poco conosciute. Considerate singolarmente possono apparire marginali, ma nel loro insieme hanno un impatto sanitario globale paragonabile a Hiv/Aids tubercolosi e malaria.
Malattia di Chagas, quanti casi in Italia
A queste si aggiunge la malattia di Chagas, meno frequente ma particolarmente insidiosa. Causata da un parassita trasmesso in origine da insetti vettori, può anche essere contratta attraverso trasfusioni di sangue, trapianti o trasmissione verticale. Dal 1998 sono stati accertati 600 casi, in gran parte tra persone originarie dell’America Latina, dove la malattia è endemica. Se non trattata, può provocare danni gravi al cuore e al sistema digestivo.
Qual è la malattia tropicale più diffusa in Italia oggi
Tra tutte le malattie tropicali presenti in Italia, quella con la diffusione più stabile e documentata è l’echinococcosi cistica. Si tratta di una malattia parassitaria causata da larve di tenia, che possono svilupparsi all’interno degli organi umani sotto forma di cisti. Questa è attualmente la malattia tropicale negletta con il più alto tasso di incidenza in Italia, pari a 15 casi ogni milione di abitanti.
A favorirne la diffusione è la presenza storica del parassita sul territorio italiano, in particolare nelle aree dove sono ancora attivi gli allevamenti di ovini e l’utilizzo di cani da pastore. In questi contesti il ciclo di trasmissione resta attivo, soprattutto in zone rurali o poco servite. Nonostante sia poco nota al grande pubblico, l’echinococcosi continua a rappresentare un rischio concreto per la salute pubblica.
I dati si riferiscono al 2025
Fonte: Dossier Aifa-Iss – istituto superiore di Sanità