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Violazione del DMA, la Commissione Ue multa Apple per 500 milioni e Meta per 200 milioni. Timori per la reazione di Trump

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Prime sanzioni su violazioni al regolamento sui mercati digitali. La Commissione Ue ha multato Apple per 500 milioni di euro e Meta per 200 milioni per violazioni del regolamento sui mercati digitali Dma (Digital markets act).

La Commissione Ue ha multato Apple per 500 milioni di euro e Meta per 200 milioni per violazioni del regolamento sui mercati digitali Dma (Digital markets act). La decisione della Ue rischia di sollevare l’ira del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e di causare ulteriore tensione nei già tesi rapporti tra l’Unione e il Presidente Usa, mentre le due parti discutono di un accordo per evitare i dazi doganali ingenti imposti alla UE. Si tratta delle prime sanzioni decise per inadempienze del Dma. Lo annuncia una nota.

Le motivazioni

Per il gruppo di Cupertino ha accertato la violazione dell’obbligo di anti-steering (o anche self-prefering), che ha impedito cioè che i consumatori potessero essere reindirizzati a servizi esterni alternativi a quelli dell’Apple Store. Alla casa madre di Facebook contesta invece di aver violato l’obbligo di offrire la possibilità di scegliere un servizio che utilizzi meno dati personali (detto pay or consent) con cui una maggior tutela dei dati personali avviene fronte di un pagamento o si accetta di condividere i propri dati con Facebook e Instagram per continuare a utilizzare gratuitamente le piattaforme.

Tuttavia, la Commissione ha concluso che Meta non ha fornito agli utenti di Facebook e Instagram una versione meno personalizzata ma equivalente delle piattaforme e “non ha consentito agli utenti di esercitare il loro diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei propri dati personali”.

A novembre dello scorso anno, Meta ha proposto una nuova versione, che l’UE sta attualmente valutando.

60 giorni per adeguarsi

Sia Apple e Meta sono tenute ora a conformarsi alle decisioni della Commissione europea e rimuovere i comportamenti contestati entro 60 giorni, altrimenti rischiano il pagamento di sanzioni periodiche. Le sanzioni inflitte, ha spiegato l’esecutivo comunitario, hanno tenuto conto della gravità e della durata della non conformità, e sono ben al di sotto del tetto del 10% del fatturato previsto dal Dma per le multe in caso di violazioni.

Le multe, che seguono l’inizio delle indagini a marzo 2024, sembrano anche essere più modeste rispetto alle sanzioni comminate in passato contro le Big Tech statunitensi.

Quando Apple ha commesso reati simili sul suo App Store, la Commissione ha imposto una multa di 1,8 miliardi di euro a marzo 2024, in base a diverse normative UE.

La replica di Meta

La replica di Meta affidata a Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, ripresa anche dal blogpost di Meta. “La Commissione Europea sta cercando di penalizzare le aziende americane di successo, mentre consente alle imprese cinesi ed europee di operare secondo standard diversi. Non si tratta solo di una multa; il fatto che la Commissione ci costringa a cambiare il nostro modello di business equivale, di fatto, a imporre a Meta una tariffa da miliardi di dollari, obbligandoci a offrire un servizio di livello inferiore. Inoltre, limitando ingiustamente la pubblicità personalizzata, la Commissione Europea sta danneggiando anche le imprese e le economie europee”.

La replica di Apple

“Gli annunci di oggi sono l’ennesimo esempio di come la Commissione Europea stia ingiustamente prendendo di mira Apple con una serie di decisioni che danneggiano la privacy e la sicurezza dei nostri utenti, danneggiano i nostri prodotti e ci costringono a distribuire gratuitamente la nostra tecnologia”, ha affermato l’azienda, che farà appello.

Ue, Nicita (Pd): bene multe a Meta e Apple per violazione del Dma

“La Commissione europea, dopo una lunga istruttoria che per la prima volta ha applicato il Digital Markets Act (Dma), ha multato le piattaforme digitali di Meta e Apple, per violazione delle fattispecie identificate nel Dma. Ciò ha due meriti: da un lato, dimostra che l’applicazione del diritto europeo non si lascia influenzare dalle pressioni politiche dell’amministrazione Trump in favore delle piattaforme digitali i cui servizi in Europa generano un disavanzo commerciale per l’Europa di ben 100 miliardi di euro, ignorato dalle formule fantasiose dei dazi di Trump; dall’altro lato, segna una prima importante applicazione del Dma che individua per i cosiddetti gatekeepers digitali precise regole comportamentali che derivano da precedenti e cristallizzate violazioni antitrust”. Lo dichiara in una nota il senatore del Pd Antonio Nicita.

“In particolare – spiega Nicita -, ad Apple viene contestata la violazione del divieto del cosiddetto ‘self-preferencing’ (in passato già contestato ad altre piattaforme) che induce gli utenti a scegliere in automatico servizi proposti dalla piattaforma rispetto ad altre opzioni disponibili sul mercato. A Meta viene contestata l’opzione di opt-out rispetto alla scelta di servizi gratuiti, ma con pubblicità, e servizi a pagamento. Tema peraltro in contrasto anche con il Digital Services Act in relazione allo sfruttamento dei dati e alla costruzione della profilazione degli utenti a fini pubblicitari”.

“In entrambi i casi – prosegue l’esponente del Pd – il tema è la limitazione della libera scelta consapevole dei consumatori in contesti caratterizzati da forti effetti di rete, inerzia dei consumatori, trasparenza e immediatezza delle opzioni disponibili. Non si tratta di incidere su modelli di business né tanto meno di imporre barriere non tariffarie, ma di rispetto dei diritti dei consumatori e di tutela della concorrenza, Qui, in Europa, funziona così”.

Le contestazioni ad Apple

Nel dettaglio, per quanto riguarda Apple ai sensi del Dma gli sviluppatori di app distribuite sull’App Store di Apple dovrebbero poter informare i clienti di offerte alternative esterne, indirizzarli verso tali offerte e consentire loro di effettuare acquisti. Secondo la Commissione però Apple non ha rispettato tale obbligo e l’azienda non ha dimostrato che le restrizioni siano necessarie e proporzionate. La Commissione ordina quindi ad Apple di rimuovere restrizioni tecniche e commerciali sulla gestione delle app e di astenersi dal proseguire nella condotta non conforme. La Commissione afferma anche di aver chiuso l’indagine sugli obblighi di Apple in materia di scelta dell’utente, grazie al coinvolgimento tempestivo e proattivo di Apple nella ricerca di una soluzione di conformità.

Le contestazioni a Meta

Quanto a Meta, la decisione di non conformità riguarda il modello ‘consenso o pagamento’ (conosciuto anche come ‘privacy a pagamento’) introdotto a novembre 2023 per gli utenti di Facebook e Instagram, che potevano scegliere se acconsentire alla combinazione di dati personali per la pubblicità personalizzata o pagare un abbonamento mensile per un servizio senza pubblicità. Ai sensi del Dma, le società designate come gatekeeper sulla base del regolamento devono richiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra i servizi. Gli utenti che non acconsentono devono avere accesso a un’alternativa meno personalizzata ma equivalente.

Secondo l’esecutivo Ue il modello introdotto da Meta non consentiva agli utenti di esercitare il diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei propri dati personali. La sanzione colpisce nel dettaglio solo l’offerta tra marzo 2024, all’entrata in vigore degli obblighi del Dma, e novembre 2024, quando Meta ha cambiato il modello. La nuova offerta di Meta, con un’opzione che utilizza una quantità minore di dati personali per visualizzare gli annunci pubblicitari, resta invece sotto esame. Rispetto a Meta la Commissione ha anche stabilito che la piattaforma di intermediazione online Facebook Marketplace, non può più essere designato ai sensi del Dma (ha meno di 10mila utenti aziendali nel 2024).

“Le decisioni odierne inviano un messaggio forte e chiaro: il Digital Markets Act è uno strumento cruciale per liberare potenziale, scelta e crescita, garantendo agli operatori digitali la possibilità di operare in mercati contendibili ed equi”, ha detto la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Teresa Ribera.

La legge, secondo Ribera, protegge i consumatori europei e crea condizioni di parità. Apple e Meta non hanno rispettato il Dma implementando misure che rafforzano la dipendenza degli utenti business e dei consumatori dalle loro piattaforme; di conseguenza, abbiamo adottato misure di coercizione ferme ma equilibrate nei confronti di entrambe le società, basate su regole chiare e prevedibili”. “Tutte le aziende che operano nell’Ue devono rispettare le nostre leggi e i valori europei”, ha aggiunto.

“Consentire la libera scelta a imprese e consumatori è al centro delle norme stabilite dal Digital Markets Act e ciò include garantire che i cittadini abbiano il pieno controllo su quando e come i loro dati vengono utilizzati online e che le imprese possano comunicare liberamente con i propri clienti”, ha detto la vicepresidente della Commissione per la Sovranità tecnologica, Henna Virkkunen. “Le decisioni adottate oggi dimostrano che sia Apple che Meta hanno privato i propri utenti di questa libera scelta e sono tenute a modificarne il comportamento: abbiamo il dovere di proteggere i diritti dei cittadini e delle imprese innovative in Europa e mi impegno pienamente per raggiungere questo obiettivo”, ha dichiarato.

Dazi: portavoce Ue, ‘multe Apple e Meta non c’entrano’

Le multe inflitte oggi dalla Commissione Europea ad Apple e Meta, da 500 mln e 200 mln di euro rispettivamente, per violazioni del Digital Markets Act “non sono legate” ai dazi che gli Usa hanno deciso di imporre sulle merci importate dall’Ue e “non sono né devono essere materia di negoziato” tra l’Unione e gli Usa sui rapporti commerciali bilaterali. Lo sottolinea la vice portavoce capo della Commissione Arianna Podestà, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

Detto questo, è indubbio che la decisione di Bruxelles di usare il pugno duro con le Big Tech avrà certamente il suo peso nei negoziati in corso con Trump. Più volte la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen aveva procrastinato la decisione odierna per timore di reazioni scomposte del presidente Usa.

Tra l’altro, La Commissione sta inoltre indagando su TikTok ai sensi del Digital Services Act (DSA), anche per verificare se abbia omesso di rispettare gli obblighi di contrastare le interferenze elettorali esterne nel contesto delle elezioni presidenziali rumene dello scorso anno.

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