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Vinted, multa da 1,5 milioni di euro dall’Antitrust per pratica commerciale scorretta

Una sanzione di 1,5 milioni di euro per modalità scorrette di promozione della piattaforma di compravendita Vinted. A finire sotto la lente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sono stati in particolare i costi delle operazioni di compravendita e il prezzo effettivo dei prodotti commercializzati online.

Secondo l’Antitrust Vinted ha promosso le attività della piattaforma diffondendo informazioni ingannevoli in merito ai reali costi delle transazioni commerciali e veicolando – attraverso una pluralità di mezzi pubblicitari – claim enfaticamente incentrati sulla gratuità delle operazioni di compravendita e sull’assenza di commissioni. La società ha però omesso di indicare in modo chiaro e trasparente, fin dal momento dell’iniziale “aggancio pubblicitario”, l’esistenza a carico dei consumatori di costi ulteriori rispetto al prezzo di acquisto del prodotto, legati all’applicazione della commissione per la “Protezione Acquisti” e alle spese di spedizione.   

L’Autorità ha inoltre accertato l’ingannevolezza delle modalità di prospettazione del prezzo effettivo dei prodotti commercializzati sulla piattaforma, in quanto Vinted non ha indicato in modo chiaro e completo, sin dall’inizio del processo di acquisto, ossia nella pagina dei risultati di ricerca/catalogo (homepage), il prezzo effettivo dell’articolo reclamizzato, l’esistenza e l’entità della commissione richiesta ai clienti per ogni acquisto effettuato sulla piattaforma e le spese di spedizione. 

Le condotte scorrette, attuate da Vinted a partire almeno da dicembre 2020, risultano integrare una pratica commerciale scorretta ai sensi degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, in quanto idonea a ingannare i consumatori su modalità e costi delle operazioni di compravendita eseguibili sulla piattaforma, e dunque a indurli ad assumere una decisione circa l’acquisto di un prodotto sul sito www.vinted.it che non avrebbero altrimenti preso. 

La società dovrà comunicare le iniziative assunte per superare le criticità evidenziate nella delibera dell’Autorità entro 60 giorni dalla notifica. 

Vinted, l’app globale per l’abbigliamento di seconda mano

Creata nel 2008 in Lituania da Milda Mitkute e Justas Janauskas e lanciata in seguito negli Stati Uniti nel 2010, Vinted è diventata ora una community globale, disponibile in più di 20 paesi. Dedicata principalmente all’abbigliamento di seconda mano, ma non solo, è possibile utilizzare l’applicazione sia per vendere che per acquistare capi d’abbigliamento, scarpe, accessori e tanto altro.

La piattaforma è disponibile sia come applicazione sia da desktop e permette di vendere ed acquistare online, in Europa sono 34 milioni gli utenti che utilizzano il servizio per vendere e acquistare capi d’abbagliamento usati.

Dona (UNC): “Ottima notizia”

“Non è accettabile e lecito nascondere fin dallinizio del processo di acquisto, quando avviene laggancio iniziale del consumatore, tutti i prezzi che si devono complessivamente pagare per acquisire un bene o un servizio, perché in tal modo si altera il processo decisionale del consumatore, inducendolo ad assumere una decisione commerciale che altrimenti non avrebbe preso”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Le condanne dellAntitrust oramai sono innumerevoli, dalle compagnie aeree che non inserivano le tasse aeroportuali o eventuali supplementi bagaglio nel prezzo del biglietto ai siti on line che non inserivano le spese postali”:

“Il mercato dellusato online è in continua crescita, trainato dagli acquisti fatti durante il lockdown. Il mercato C2C, ossia gli scambi tra consumatore e consumatore, sembra non conoscere battute darresto. Le ragioni per cui ci si rivolge a queste piattaforme sono diverse: c’è chi vuole acquistare usato per testare un prodotto senza fare un eccessivo investimento e chi vuole disfarsi di oggetti superflui, senza doverli gettare. Sta di fatto che le compravendite online sono sempre più gettonate, non solo tra i giovanissimi ma anche tra i così detti “immigrati digitali. Bisogna stare attenti, però alle fregature” conclude Dona.

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