Regole Ue

Vestager vs Breton, la Ue divisa su come affrontare le Big Tech Usa?

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Non sono pochi i disaccordi fra i due commissari di punta in tema di digitale della Commissione von der Leyen su come gestire un rapporto più aggressivo in campo tecnologico.

Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Ue e titolare della Concorrenza, e Thierry Breton, commissario degli Affari Interni. Sono loro i due protagonisti dell’offensiva europea nei confronti dei Big Tech made in Usa. E sono i loro volti che insieme compaiono a corredo della nuova normativa che la Commissione ha appena varato per contrastare lo strapotere delle grandi corporation della Rete, il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Ma dietro l’immagine di facciata, non sono pochi i distinguo che separano i due politici, commissari di punta della Commissione von der Leyen. Ne scrive Politico.eu, il sito specializzato sulle cose di Bruxelles, in un lungo articolo di retroscena, secondo cui i due pesi massimi del digitale si sono scornati non poco in questi mesi. Dietro le quinte, ma anche in pubblico.

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Pomo della discordia

Motivo del contendere, in primo luogo, il modo di promuovere al meglio gli interessi nazionali dell’Europa nel digitale, litigi sulle acquisizioni di aziende tech, disaccordi pubblici sulla necessità di spacchettare i giganti della Silicon Valley, secondo i funzionari e rappresentanti, che hanno parlato a condizione di anonimato perché non erano autorizzati a parlare pubblicamente della politica interna della Commissione.

Il confronto fra i due ha coinciso con alcuni insuccessi per Vestager, tra cui il respingimento della sua causa fiscale da 13 miliardi di euro contro Apple a luglio. Nel frattempo, l’approccio ruvido di Breton all’insegna dell’”Europa first” ha guadagnato terreno mentre la Gran Bretagna esce dall’UE e le relazioni con la Cina diventano più difficili.

Breton è più aggressivo nel portare avanti gli interessi europei nel digitale, Vestager è più propensa a favorire il mantenimento di un level playing field e un rapporto commerciale comunque aperto con gli Usa.

Pur appartenendo alla stessa famiglia politica liberale, Renew Europe, fin dall’inizio Vestager e Breton erano destinati a scontrarsi, secondo l’analisi di Politico.

Dal canto suo, Vestager che aveva cullato la speranza di diventare lei la nuova presidente della Commissione, ha tuttavia incassato una promozione e mantenuto la gestione della Concorrenza, con un forte potere sul digitale.

Ma gli attriti con Breton sono arrivati presto. Secondo la ricostruzione, nel novembre 2019 con la proposta di fusione fra il produttore di chip americano Nvidia e l’israeliana Mellanox. Mellanox è un concorrente di Atos, l’ex datore di lavoro di Breton.

Un merger inviso a Breton, che in maniera irrituale chiede a Vestager, titolare della Concorrenza – quindi obbligata ad esprimere il suo parere sulle potenziali conseguenze dell’operazione per il mercato europeo – a bloccare l’operazione, ritirando il suo via libera.

Invasione di campo di Breton?

Un’entrata a gamba testa, interpretata come un’invasione di campo del francese, che vedeva la fusione come una minaccia alla sovranità digitale della Ue nel campo dell’AI e del supercomputer. Alla fine, Vestager decide di non ascoltare Breton e dà il via libera al merger alla fine del 2019. In seguito, i due sono comparsi in pubblico insieme per parlare di sicurezza delle infrastrutture di rete e presentare il nuovo pacchetto Ue. Ma Vestager si è mostrata a disagio in presenza di Breton, la cui presenza le aveva rubato la scena.

Chi comanda?

Il ruolo dei due commissari in qualche modo si sovrappone, creando diversi problemi di gestione dei dossier digitali, secondo l’analisi di Politico.eu.

Membro dell’élite francese, Breton è un ex ministro delle finanze che ha trascorso la maggior parte della sua carriera in posizioni dirigenziali di livello apicale, più recentemente come amministratore delegato di Atos, una grande azienda tecnologica francese. Sfrontato e sfacciato, è favorevole all’intervento del governo dall’alto per proteggere gli interessi dell’UE.

Vestager più diplomatica

Vestager, al contrario, è un politico liberale che cerca il compromesso. Sebbene non sia affatto contraria al confronto – ha estratto miliardi di euro di multe antitrust da società tecnologiche statunitensi e si è guadagnata il soprannome di “signora delle tasse” dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump – la danese è nota per rimanere sul messaggio e tenere le carte al petto intorno a grandi annunci.

Queste differenze hanno alimentato la rivalità. A metà giugno, il commissario francese ha pianificato di informare i media sulla proposta della Commissione di ottenere nuovi poteri per reprimere i sussidi esteri, un giorno prima dell’annuncio ufficiale del 17 giugno.

Ma Vestager lo ha bloccato.

Breton più loquace

Però lo stesso canovaccio si è ripetuto in altre occasioni, con il francese desideroso di parlare delle politiche digitali della Commissione, compresa quella su eventuali spezzatini, come nel caso di un’intervista rilasciata a settembre al Financial Times. In quell’occasione, Breton auspicava il potere per la Ue di imporre la “separazione strutturale” delle big tech, richiamando la posizione di Parigi in questo senso, secondo cui la possibilità di richiedere lo spezzatino dei giganti della rete dovrebbe rientrare nei poteri della Commissione.

Un’ipotesi che non piace a Vestager, che lo ha ribadito in audizione all’Europarlamento non più tardi di un mese fa.

Differenze di vedute che non sono passate inosservate nemmeno fra le big tech. Politico rende noto che in un documento interno di Google ottenuto a ottobre si dipingeva Breton come un oppositore della sua agenda, mentre i piani di Vestager per riscrivere le regole digitali della Ue andavano sostenute.

Venti transatlantici

Il rapporto fra i due resta comunque buono ed è migliorata nel tempo. Vestager e Breton si incontrano, almeno in modalità virtuale, una volta alla settimana per scambiarsi le rispettive opinioni sulle proposte in tema di digitale.

Ma dopo un anno dall’insediamento della Commissione Vestager, la linea più aggressiva di Breton – che alcuni definirebbero più protezionistica – sembra guadagnare terreno.

Tanto che, sembra un paradosso, ma Vestager – vista in passato come il fumo negli occhi delle tech company Usa- potrebbe diventare l’interlocutore privilegiato della nuova amministrazione Biden in tema di digitale per mantenere aperto il mercato.

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