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Verso la COP21, il ministro Galletti: ‘L’Italia insiste su obiettivi ambiziosi’

Pre-Conferenza sul clima a Parigi a cui ha partecipato anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. E’ stata l’occasione per fare il punto sugli impegni da presentare sul tavolo della COP21, a poco meno di venti giorni dall’inizio del grande evento. ‘Non dovrà rimanere a terra nessuno. Dobbiamo essere tutti a bordo della grande barca di Parigi’, ha detto Galletti illustrando le prospettive dell’Italia. ‘Ogni Paese – ha sottolineato – dovrà venire con l’obiettivo di salvare il pianeta, non solo per gli altri, ma anche per se stesso. Parigi avrà un esito favorevole solo se ogni Paese metterà sul tavolo la propria influenza etica e morale’.

Galletti ha ricordato che, sul piano pratico, per ‘l’Ue e per l’Italia l’obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi. Continuiamo ad insistere affinché nell’accordo finale ci siano elementi quantitativi, il taglio di emissioni del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo’. Ma durante le due settimane di lavori, dal 30 novembre all’11 dicembre, la delegazione italiana insisterà anche per l’inserimento nel testo conclusivo di un “riferimento” ad un obiettivo ancora più ambizioso: il contenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi, come richiesto da alcuni Paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire. Per il ministro ‘sarebbe un segnale importante’.

La Conferenza di Parigi, dunque, per il ministro ‘è l’inizio di un processo, non l’arrivo. Noi ci batteremo per contenere la temperatura entro i 2 gradi’, ha insistito Galletti facendo notare che alla conferenza di Kyoto nel 1997 gli “impegni assunti” dagli Stati partecipanti coprivano solo “il 13% delle emissioni”, mentre a Parigi già rappresentano “il 95%”. Solo per questo il vertice parigino può considerarsi già ‘un successo, un cambiamento storico’.

L’ipotesi di sanzioni per gli inadempienti sarebbe esclusa, ma diventa ora importantissimo stabilire una governance chiara con ‘monitoraggio e revisione ogni cinque anni dei progressi compiuti, come anche la trasparenza, cioè sul mondo in cui questi dati verranno forniti dagli Stati’, ha concluso il ministro.

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