Finestra sul mondo

Venezuela fuori dall’Osa, Le riforme di Trump su fisco e sanità, Presidenziali Francia, Rajoy al contrattacco, Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Contromossa del Venezuela, Caracas avvia le pratiche per l’uscita dall’Osa

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – La minaccia a parole e’ diventata un fatto. Il Venezuela ha avviato l’iter per l’uscita dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani che da tempo ragionava proprio su una possibile sospensione di Caracas. La decisione del governo di Nicolas Maduro e’ stata comunicata al Consiglio permanente dell’Osa, poco dopo che questo aveva convocato una riunione dei ministri degli Esteri per discutere della della durissima crisi che colpisce il paese. La decisione di “voler intervenire in Venezuela e metterla sotto tutela” e’ destinata all’insuccesso, ha detto la ministro degli Esteri Delcy Rodriguez denunciando il “comportamento “illegale” del segretario generale dell’organismo e principale bersaglio polemico di Maduro, l’uruguaiano Luis Almagro. La lettera che apre il processo di autosospensione viene consegnata oggi e con essa parte un iter che si dovrebbe concludere entro 24 mesi. L’uscita reale, con la perdita di tutti i diritti e le obbligazioni del caso, si produrra’ nel caso in cui Caracas, passati due anni, confermera’ la decisione di oggi. In mezzo ci sono gli appuntamenti istituzionali, che il governo venezuelano ha assicurato di voler disertare da subito, e i debiti con l’organismo: Caracas ha un arretrato di circa nove milioni di dollari per le quote annuali non pagate da tempo. Le opposizioni interne tolgono peso alla decisione alimentando la convinzione – e la speranza – che nel giro di due anni lil quadro politico potrebbe cambiare. “Fedele al suo stile, il chavismo e’ riuscito a trasformare la sconfitta diplomatica”, che si sarebbe prodotta con una decisione degli Stati membri di procedere alla sospensione, in “una vittoria morale”, scrive il quotidiano “El Pais”. Il contrattacco di Caracas si produce mentre nel paese continuano le proteste e il bilancio delle vittime aumenta, anche se in misure difficili da fissare viste le tante e contraddittorie informazioni che circolano sui media. Guadagna visibilita’ la testimonianza di Yibram Saab Fornino: suo padre e’ Tarek William Saab, l’uomo a capo dell’ufficio del Difensore del popolo, l’organo che le opposizioni pressano – invano – affinche’ intervenga sugli abusi dell’esecutivo. Il giovane Yibram ha letto una dichiarazione nella quale denuncia la repressione delle forze di sicurezza e lancia un appello al padre perche’, “nel nome del Venezuela”, rifletta e faccia cio’ che deve fare. La cronaca si completa con le dichiarazioni rese a una radio da alcuni militari venezuelani che hanno chiesto asilo in Colombia: una insurrezione all’interno dell’esercito, “e’ possibile”, hanno detto.

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Usa, il presidente annuncia un ambizioso piano di riduzione della pressione fiscale

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato ieri l’attesissimo piano di riforma del fisco dell’amministrazione presidenziale, nel tentativo di rilanciare la sua agenda di governo a quasi 100 giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca. Come anticipato dalla stampa Usa, le proposte del presidente includono un’aliquota unica del 15 per cento per le imprese, ma anche una sensibile riduzione della tassazione individuale per tutte le fasce di reddito, un aumento delle voci di deducibilita’ per la classe media e la revoca di alcune imposte addizionali, come l’Alternative minimum tax. L’obiettivo del presidente e’ ambizioso: imprimere una scossa tale all’attivita’ e alla crescita economica da consentire ai massicci e generalizzati sgravi fiscali di ripagarsi autonomamente grazie all’espansione della base imponibile. Se il piano di Trump, che ieri il presidente ha illustrato tramite uno stringato documento di appena una pagina, dovesse davvero andare in porto, l’amministrazione in carica supererebbe i risultati conseguiti dalla presidenza Reagan. Il cammino che conduce all’approvazione dell’ambiziosa riforma, pero’, e’ tutt’altro che definito. La Casa Bianca, sottolinea il “New York Times”, non ha risposto a una serie di quesiti potenzialmente cruciali, a partire dall’entita’ del calo delle entrate e dell’aumento del debito pubblico che una cosi’ drammatica riduzione della pressione fiscale comporterebbe quantomeno negli anni immediatamente successivi all’adozione della riforma. L’amministrazione ha illustrato una vasta semplificazione del meccanismo di imposizione fiscale progressiva sul reddito delle persone fisiche: la proposta della Casa Bianca prevede tre sole aliquote e una drastica riduzione delle detrazioni fiscali, ma non e’ ancora noto a quale soglia di reddito coincidera’ l’aumento progressivo della tassazione. Il piano presenta pero’ anche alcuni cambiamenti cruciali rispetto a quanto delineato durante la campagna elettorale dello scorso anno: tra tutte, la revoca delle misure del codice fiscale che consentono agli individui di dedurre le imposte statali e locali dal loro reddito imponibile. Questa misura, sottolinea il “Wall Street Journal”, danneggera’ soprattutto i contribuenti ricchi degli Stati a tassazione piu’ elevata, come New York, New Jersey e California, ed ha gia’ sollevato obiezioni da parte delle minoranze repubblicane di quegli Stati a larga maggioranza democratica. “Questo piano riguarda la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, il primato dell’America. E’ questo cio’ di cui il presidente si preoccupa”, ha dichiarato ieri il direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, Gary Cohn. “Il nostro piano fiscale e’ una gamba importante di quello sgabello, sotto molti aspetti la piu’ importante”, ha aggiunto il consigliere di Trump. Il piano illustrato da Trump, riconoscono i principali quotidiani Usa, e’ senza precedenti per ambizione e portata, ma deve comunque far fronte alle divisioni e alle resistenze del Congresso federale che hanno gia’ arrestato gli altri progetti legislativi della nuova amministrazione. Le reazioni alla storica proposta della Casa Bianca non si sono fatte attendere: se da un lato la National Association of Realtors ha bocciato il piano su tutta la linea, a causa della rimozione degli incentivi fiscali per l’acquisto di case di proprieta’, dall’altro la Camera del commercio statunitense ha diffuso un comunicato in cui afferma che la riforma “aiuterebbe a sostenere la creazione di posti di lavoro, gli investimenti e la crescita economica. Ronald Reagan fu l’ultimo presidente degli Stati Uniti a perseguire una significativa riduzione della pressione fiscale, ma lo fece ridimensionando le proprie ambizioni per giungere a un compromesso coi Democratici. Il segretario del Tesoro di Trump, Steven Mnuchin, ha detto ieri di voler negoziare alcuni aspetti della riforma, ma di essere anche pronto, se necessario, a inseguire il solo sostegno della maggioranza repubblicana.

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Usa, Trump incassa il sostegno dei conservatori al piano di riforma della sanita’

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – L'”House Freedom Caucus”, l’ala conservatrice dei Repubblicani alla Camera dei rappresentanti Usa, ha concesso ieri la sua approvazione alla proposta di riforma della sanita’ statunitense avanzata dalla leadership del partito. Il piano, che prevede la revoca dell’Affordable Care Act varato dalla precedente amministrazione Obama, e la sua sostituzione con un sistema alternativo, battezzato “American Health Care Act”, era naufragato il mese scorso proprio a causa dell’opposizione della corrente conservatrice alla Camera, nonostante gli sforzi del presidente Trump di ricomporre la frattura interna alla maggioranza. Nelle ultime settimane, la Casa Bianca ha continuato a mediare senza sosta, per tentare di rilanciare il difficile progetto di riforma entro i primi cento giorni di attivita’ della nuova amministrazione presidenziale. Incassato il sostegno dell’House Freedom Caucus, la maggioranza potrebbe presentare il provvedimento alla Camera gia’ nella giornata di venerdi’; paradossalmente, il problema e’ rappresentato ora dai deputati repubblicani piu’ moderati, che si trovano di fronte a una scelta difficile: opporsi alla riforma, modificata negli ultimi giorni in parziale accoglimento delle istanze dei conservatori, assumendosi cosi’ la responsabilita’ di aver minato un obiettivo fondamentale dell’amministrazione presidenziale; oppure appoggiare la riforma, col rischio pero’ di incappare in pesanti ricadute elettorali nei prossimi anni se si rivelera’ vero – come affermano i Democratici e diversi analisti – che l’alternativa all’Obamacare privera’ della copertura assicurativa milioni di persone.

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Francia, Sarkozy tenta di chiudere il dibattito a destra sul voto di ballottaggio

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, attualmente leader del principale partito della destra “classica” de I Repubblicani (Lr, ex-Ump) ieri mercoledi’ 26 aprile ha preso ufficialmente posizione in vista del secondo turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali, in calendario per il 7 maggio prossimo, annunciando che votera’ per il candidato “indipendente” di centro sinistra Emmanuel Macron: lo riferisce il quotidiano economico “Les Echos”, secondo cui con questa sua dichiarazione Sarkozy intende porre fine al dibattito che sta dividendo il centro-destra francese dopo la sconfitta del suo candidato Francois Fillon al primo turno elettorale di domenica scorsa 23 aprile. In un comunicato diffuso su Facebook, Sarkozy scrive che una vittoria elettorale della candidata del Front national (Fn) di estrema destra, Marine Marine Le Pen, “avrebbe conseguenze gravissime” per la Francia e che proprio per evitare tale eventualita’ invita a votare il leader del movimento En Marche! (“In Marcia!”, ndr): tuttavia l’ex presidente spiega che “si tratta di una scelta di responsabilita’ che non significa affatto una condivisione del programma” di Macron. Quasi tutti i “tenori” dei Repubblicani si sono espressi contro il voto a Marine Le Pen, ma cio’ finora non ha impedito che il dibattito su cosa fare al ballottaggio continui a divampare nel centro-destra francese, diviso tra quanti si appellano alla “solidarieta’ repubblicana” e coloro che subiscono il richiamo delle sirene dell’estrema destra del Fn soprattutto in materia di immigrazione, lotta al terrorismo islamico e atteggiamento da tenere nei confronti dell’Unione Europea e dell’appartenenza all’euro della Francia. Una divisione che, secondo Sarkozy, “non e’ un’opzione di fronte all’estrema gravita’ della situazione in Francia”: e per questo l’ex presidente nel suo comunicato esprime la speranza che l’elettorato di centro-destra possa superare la rabbia e la delusione in occasione delle elezioni parlamentari che si terranno nel prossimo mese di giugno, votando per i candidati Lr. Allo stesso tempo pero’ Sarkozy si e’ ben guardato da condannare quanti nel centro-destra rifiutano di fare appello a favore di Macron e cosi’ facendo implicitamente invitano i propri elettori a non partecipare al voto di ballottaggio. Il rischio per il centro-destra, secondo “Les Echos”, e’ che il Fn, pur non vincendo le presidenziali il 7 maggio ottenga un risultato talmente buono da fare da traino in vista delle legislative di giugno e da prosciugare il bacino elettorale dei Repubblicani, diventando il principale partito della destra in Francia.

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Francia, ad Amiens gli operai Whirlpool applaudono Marine Le Pen e contestano Emmanuel Macron

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Niente va come previsto in questa inusuale campagna elettorale per le presidenziali francesi: cosi’ il quotidiano conservatore “Le Figaro” commenta lo scontro ravvicinato tra il candidato “indipendente” di centrosinistra Emmanuel Macron e la leader del Front national (Fn) di estrema destra Marine Le Pen avvenuto ieri mercoledi’ 26 aprile sul terreno della fabbrica Whirlpool minacciata di chiusura. Il favorito Macron, racconta il “Figaro”, intendeva riprendere la campagna in vista del secondo turno di ballottaggio del 7 maggio prossimo e segnare un punto a suo favore recandosi nel Nord che e’ un feudo del Fn, ma e’ stato preso in contropiede dalla Le Pen; per colmo della sorte, tutto cio’ e’ avvenuto nella sua citta’ natale, Amiens. Tutto e’ cominciato quando Macron e’ arrivato nella citta’ settentrionale per una visita vantata dal suo staff come “coraggiosa” e “rischiosa”: qui il Fn ha raccolto il 30 per cento dei voti al primo turno presidenziale di domenica scorsa 23 aprile; arrivato nel centro cittadino, il leader del movimento “En Marche!” (“In Marcia!”, ndr) si e’ fermato alla Camera di commercio per incontrare alcuni sindacalisti della locale fabbrica che la multinazionale statunitense Whirlpool intende chiudere per trasferirne la produzione in Polonia. Appena Marine Le Pen l’ha saputo, ha deciso di recarsi a sua vota nel Nord, ma tra i 270 dipendenti Whirlpool che rischiano il licenziamento: “L’ho deciso quando ho saputo che Macron non intendeva incontrare gli operai, ennesima prova del suo disprezzo per la gente comune” ha dichiarato ai giornalisti al seguito; l’accoglienza e’ buona, tutta sorrisi e selfie. Macron si e’ visto costretto a rispondere ed un’ora dopo ecco anche lui fare apparizione nel parcheggio della fabbrica: ma per lui l’accoglienza e’ stata ostile, molti i fischi; e solo piu’ tardi l’atmosfera si e’ un po’ distesa senza pero’ che il candidato di centrosinistra riuscisse a convincere gli operai. Gli imprevisti effetti della “battaglia di Amiens” hanno saturato i media francesi per tutta la giornata, ed e’ solo l’inizio di queste due settimane di campagna elettorale che si preannunciano come una “guerriglia” piena di colpi di scena; e di colpi bassi.

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Spagna, Rajoy al contrattacco, con noi la giustizia funziona

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – “Nessuno potra’ dire che durante il governo del Partito popolare (Pp) la giustizia non abbia agito con totale e assoluta indipendenza”. Messo sotto pressione per le tante inchieste che la magistratura ha aperto sul conto del suo partito, il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy passa al contrattacco: “e’ adesso, con i governi del Partito popolare” che la giustizia sta facendo il suo dovere e “io continuero’ a fare tutto il possibile per aiutarla”. Le polemiche hanno ripreso forza con l’arresto dell’ex presidente della regione autonoma di Madrid, Ignacio Gonzalez, al centro di una presunta trama di corruzione che pare estendersi ad ampi settori del partito nella capitale. L’inchiesta della magistratura ha gia’ portato alle dimissione di Esperanza Aguirre, nome di peso del partito, dal ruolo di consigliere municipale a Madrid. Ma novita’ sulle inchieste, attese da una stampa avida di dettagli, si registrano ogni giorno. Il quotidiano “El Pais” da’ oggi conto dei tanti segnali inviati nel tempo ai quadri del Pp sulle operazioni sospette di Gonzalez. Una cronaca minuziosa delle denunce presentate ai vertici del partito, che si conclude nell’assegnare una sostanziale responsabilita’ politica alla direzione, guidata dallo stesso Rajoy. Il montare del dossier corruzione rilancia le quotazioni del partito antisistema Podemos, scrive “La Vanguardia” ricordando l’iniziativa promossa dalla formazione giusto poche ore prima che le inchieste prendessero una nuova fiammata: le immagini dei nomi piu’ in vista della politica nazionale riportate su un autobus che circola per denunciare le trame del malaffare. Il quotidiano ne approfitta per proporre un calendario interattivo: da quel 17 aprile, giorno di esordio del “tramabus”, ogni giorno ha portato una novita’ giudiziaria – pesante – a carico del partito di maggioranza.

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L’Ue chiedera’ al Regno Unito di rispettare i diritti di residenza dei cittadini comunitari

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – I leader dell’Unione Europea, rivela il quotidiano britannico “The Guardian”, chiederanno alla premier del Regno Unito, Theresa May, di rispettare il diritto dei cittadini comunitari che vivono nel paese da cinque anni a ottenere la residenza permanente, “segno di una rabbia crescente” per quelli che vengono percepiti come “ostacoli burocratici”. La richiesta sara’ presentata al vertice di sabato, in cui saranno definite nel dettaglio le linee guida di Bruxelles in vista del negoziato sulla Brexit che iniziera’ a giugno. La bozza iniziale e’ stata corretta per rafforzare le richieste riguardanti il costo del divorzio, di circa 60 miliardi di euro, la cooperazione in politica estera e la trasparenza durante le trattative. E’ stata introdotta una clausola extra sulla posizione legale dei cittadini comunitari da tempo residenti in Gran Bretagna. A questo proposito il testo, che parlava di reciproche garanzie a tutela dello status derivato dal diritto europeo alla data del ritiro, e’ stato emendato con l’aggiunta di diverse precisazioni: le garanzie, e’ scritto, devono essere “efficaci, applicabili, non discriminatorie e complete” e i diritti devono poter essere esercitati mediante “procedure amministrative semplici”. Attualmente i cittadini dell’Ue acquisiscono lo status di residenti permanenti nel Regno Unito dopo cinque anni di residenza. L’incertezza sul futuro ha spinto molti interessati a presentare domanda formale. Il governo e’ finito al centro di polemiche per il complesso modulo, di 85 pagine, previsto per i richiedenti e per alcuni casi controversi di domande respinte. Il Parlamento europeo, che ha istituito una task force che si occupa dei diritti dei cittadini comunitari, ha chiesto chiarimenti a Londra. Il sottosegretario all’Interno, Robert Goodwill, ha assicurato che si sta rispondendo adeguatamente alle esigenze di queste persone, che non e’ necessario compilare l’intero modello e che la versione online e’ semplificata. Sulla mancata offerta di garanzie immediate ai 3,4 milioni di cittadini dell’Ue che vivono in Gran Bretagna, Goodwill ha precisato che non e’ stata Londra a decidere che non si negoziasse prima della notifica di uscita. La risposta non ha soddisfatto l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld, che ha creato la task force, per la quale la descrizione della procedura fatta dal rappresentante del governo britannico e’ “pura fantasia”. A rafforzare la sua critica si e’ aggiunta la comparsa sul sito dell’Home Office di un invito agli interessati a presentare domande a iscriversi a un servizio di avvisi per posta elettronica, interpretato come un espediente per scoraggiare le richieste.

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Regno Unito, May valuta il passaggio a garanzie previdenziali meno costose

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Theresa May, premier del Regno Unito e leader del conservatori, riferisce il “Financial Times”, rispondendo alle ultime interrogazioni parlamentari della legislatura, ha rifiutato di confermare il sostegno del suo partito al meccanismo che garantisce l’aumento annuo delle pensioni statali in base al piu’ alto dei seguenti tre indicatori: inflazione dei prezzi al consumo, crescita media dei guadagni o incremento minimo del 2,5 per cento. La prima ministra, incalzata dal deputato del Partito nazionale scozzese (Snp) Angus Robertson sulle sue intenzioni riguardo al mantenimento del sistema, ha dato una risposta indiretta e generica, limitandosi a dire che sotto un governo conservatore “i redditi dei pensionati continuerebbero a crescere”. Secondo il quotidiano “The Guardian”, quasi certamente la “tripla garanzia” non sara’ inclusa nel programma Tory. Poiche’ il finanziamento e’ divenuto costoso, in una fase di bassa crescita di prezzi e salari, e’ probabile il passaggio a un modello meno generoso a doppia garanzia, in cui l’ultimo indicatore verrebbe rimosso. Secondo le stime del Pensions Policy Institute, nei dodici mesi finiti a marzo il sistema ha aggiunto una voce di 140 milioni di sterline al costo della previdenza. L’Office for Budget Responsibility (Obr), l’organismo che vigila sulla sostenibilita’ della spesa pubblica, prevede che a lungo termine, entro il 2060, la tripla garanzia potrebbe rappresentare un costo aggiuntivo di 18 miliardi, pari all’uno per cento del prodotto interno lordo.

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Germania, i recenti casi di molestie nelle Forze armate potrebbero essere “la punta di un iceberg”

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il criminologo Christian Pfeiffer si aspetta che la sua indagine sulle violenze e le molestie nelle Forze armate tedesche produca altre sgradevoli rivelazioni. I recenti casi che hanno dominato la cronaca, come le pratiche sessuali perverse nella caserma di Pfullendorf sono probabilmente “soltanto la punta dell’iceberg”, scrive Pfeiffer in un rapporto intitolato “Violenza sessuale, reati cruenti e nonnismo nelle Forze armate tedesche”, voluto dal ministro della Difesa Ursula von der Leyen per dimostrare il rigore con cui il suo dicastero sta affrontando la questione. Pfeiffer (Cdu) e’ stato ministro della Giustizia nel Land della Bassa Sassonia dal 2000 al 2003, e professore presso l’Universita’ di Hannover. Mercoledi’ mattina il Ministro della Difesa ha sottratto a sorpresa la conduzione delle indagini interne al capo delle unita’ di addestramento dell’Esercito, cui ha imputato di non aver compiuto progressi significativi. Il compito di Pfeiffer non e’ semplice, anche a causa del timore di rappresaglie da parte delle probabili vittime delle violenze. Il criminologo ritiene che negli ultimi due anni vi siano stati nei ranghi delle Forze armate oltre 230 casi di aggressioni di carattere sessuale non segnalati ai superiori. L’esperto ha inoltre denunciato un vero e proprio “muro di silenzio” all’interno delle Forze Armate. Le poche denunce fatte, come a Pfullendorf, spesso sono state ignorate per mesi. Sono previste le audizioni di almeno mille casi, che riguardano per la maggior parte donne soldato. Sara’ fornito un questionario in forma anonima a 20 mila soldati estratti casualmente da un elenco di 150 unita’ e verranno analizzati eventuali errori sui casi gia’ esaminati. In ogni caso, i risultati dell’indagine si preannunciano un pessimo viatico per le Forze armate, che scontano gia’ una grave carenza di personale.

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Germania, l’aumento della criminalita’ e’ peggiore di quanto appaia

27 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – La relazione sui crimini commessi in Germania nel 2016, presentata lunedi’ scorso dal ministro dell’Interno Thomas de Maizie’re, non conteneva di fatto alcuna buona notizia. Lo scorso anno le autorita’ hanno registrato in Germania un totale di 6,37 milioni di crimini. In termini assoluti, il dato rappresenta un aumento contenuto, dello 0,7 per cento rispetto al 2015. I reati piu’ gravi, come gli omicidi (piu’ 14,3 per cento, 2.418 casi) sono pero’ quelli che hanno registrato un aumento maggiore, e questo dato – scrive la “Frakfurter Allgemeine Zeitung” – e’ stato tendenzialmente ignorato dai media. Gli stupri denunciati alle autorita’ sono aumentati del 12,8 per cento in un anno, a 7.919 casi, e quelli di gruppo del 106,3 per cento a 524 casi. A livello nazionale ci sono stati nel corso del 2016 circa 193.542 atti di violenza: un aumento del 6,7 percento. Il numero di feriti gravi e’ aumentato del 9,9 per cento (140.033). Le autorita’ hanno identificato 181.509 sospetti di reati violenti, un aumento del 9,2 per cento: di questi, ben 69.163, sono cittadini non tedeschi, un aumento del 25,5 per cento. A preoccupare, pero’, sono soprattutto i dati relativi ai reati commessi da immigrati e rifugiati. Il numero complessivo degli immigrati sospetti di crimini in Germania e’ triplicato tra il 2014 e il 2016, da 59.912 a 174.438; l’aumento tra il 2015 e il 2016 e’ stato di circa il 50 per cento. Gran parte degli immigrati autori di reati sono uomini, e le vittime, in gran parte dei casi, donne. Un altro dato preoccupante e’ quello dei casi di intolleranza nei confronti di immigrati e minoranze attribuiti all’estremismo di destra: i casi riconducibili a questa fattispecie di reato sono aumentati del 2,6 per cento, a 23.555; in calo, invece, i crimini attribuiti dalle autorita’ all’estremismo “di sinistra”: 9389 in totale, con una riduzione del 2,2 per cento. E’ esploso il numero dei crimini a “sfondo politico”: piu’ 66,5 per cento, a 3.372; e quelli legati all'”odio”, ad esempio i casi di antisemitismo e xenofobia: 10.751 nel 2016, un dato che il ministro ha definito inaccettabile”, ha detto de Maizie’re. Il quadro appare assai migliore per i reati “lievi”: i furti con scasso sono diminuiti a circa 151 mila durante lo scorso anno, circa il dieci per cento in meno rispetto al 2015, con cali ancora maggiori nel Nord Reno-Vestfalia, ad Amburgo, nel Saarland e nell’Assia.

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