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Usa, i repubblicani della Camera vogliono impedire agli stati di regolamentare l’AI. Cosa succede

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Il provvedimento, promosso dall’amministrazione Trump, vieterebbe per un decennio agli stati americani di promulgare o applicare normative relative ai modelli e sistemi di intelligenza artificiale, sollevando gravi preoccupazioni riguardo la mancanza di responsabilità e trasparenza nell’uso dell’AI.

Oltre cento organizzazioni, tra università, centri di ricerca, gruppi civili e sindacati aziendali, stanno lanciando l’allarme su una clausola contenuta nella nuova proposta di legge sui tagli fiscali e alla spesa presentata alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.

Il provvedimento, promosso dall’amministrazione Trump, vieterebbe per un decennio agli stati americani di promulgare o applicare normative relative ai modelli e sistemi di intelligenza artificiale, sollevando gravi preoccupazioni riguardo la mancanza di responsabilità e trasparenza nell’uso dell’AI.

Secondo i firmatari di una lettera indirizzata al Congresso, tra cui Cornell University, il Southern Poverty Law Center e gruppi interni ad aziende come Google e Amazon, questa moratoria ostacolerebbe ogni forma di supervisione locale, anche in casi di uso doloso o dannoso delle tecnologie.

I critici sostengono che una simile misura equivarrebbe a un regalo alle grandi aziende tecnologiche, esonerandole da qualsiasi controllo democratico. Nel frattempo, numerosi stati – come Colorado, New Jersey e Ohio – hanno già approvato o stanno valutando leggi per limitare le applicazioni più rischiose dell’AI, come i deepfake, la discriminazione algoritmica e le frodi di identità.

Tuttavia, questa iniziativa federale potrebbe annullare ogni sforzo locale, imponendo una deregolamentazione generalizzata in nome della competitività globale, specialmente nei confronti della Cina.

Il dibattito si inserisce in un contesto di crescente conflitto tra deregulation e protezione dei diritti civili, mentre anche figure come Sam Altman di OpenAI chiedono normative federali chiare ma efficaci. Il rischio, avvertono i promotori della protesta, è quello di trasformare l’AI in uno strumento opaco, privo di vincoli e al di fuori del controllo pubblico.

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Cannes 2025: l’industria del cinema invitata a cavalcare l’ondata ‘inarrestabile’ dell’AI, mentre i critici avvertono dei pericoli

Durante l’edizione 2025 del Festival di Cannes, l’AI ha dominato il dibattito sull’evoluzione dell’industria cinematografica, suscitando entusiasmo e timori in egual misura.

Mentre alcuni produttori e innovatori sostengono che l’integrazione dell’AI sia inevitabile e necessaria per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo, altri avvertono del rischio di compromettere la creatività e l’autenticità delle opere.

Le tecnologie AI oggi coprono ogni fase della produzione cinematografica: dalla scrittura delle sceneggiature alla creazione di ambienti virtuali, dalla clonazione vocale al rejuvenation degli attori.

La startup svizzera Largo.ai ha presentato strumenti in grado di simulare le reazioni emotive del pubblico, aiutando i registi a calibrare contenuti e casting. Accanto a essa, l’azienda ucraina Respeecher ha fatto discutere per l’uso della clonazione vocale in film candidati agli Oscar, sollevando interrogativi sull’autorialità e sull’etica del doppiaggio AI.

Intanto, figure come James Cameron e Ted Sarandos hanno evidenziato il potenziale risparmio di risorse e tempo, pur esprimendo riserve sulle capacità narrative dell’AI.

Nel Villaggio dell’Innovazione, spazio dedicato all’innovazione tecnologica nel mercato del film, il messaggio prevalente è chiaro: ignorare l’AI è impossibile, ma è urgente definire regole chiare per salvaguardare la creatività umana.

Le recenti regolamentazioni europee e le tutele contrattuali ottenute a Hollywood nel 2023 rappresentano primi tentativi di controllo, ma la spinta deregolamentatrice dell’amministrazione Trump potrebbe minacciare questi equilibri.

In definitiva, Cannes 2025 si configura come un crocevia critico per il futuro della settima arte nell’era dell’AI.

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