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Università italiane, la posta elettronica in mani estere

La posta elettronica delle Università italiane sta migrando in maniera massiccia da sistemi istituzionali protetti verso servizi cloud esteri, con gravi rischi in termini di segretezza e riservatezza delle comunicazioni personali di centinaia di migliaia di docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo e studenti del nostro paese.

L’accesso alle email attuali e pregresse del sistema accademico italiano consente di indicizzare e analizzare sia il contenuto sia i referenti delle email e quindi di ricostruire il network di relazioni dei docenti e dei ricercatori del nostro paese.

Fatto ancora più preoccupante, i servizi cloud esteri hanno accesso ai contenuti delle comunicazioni che riguardano progetti universitari e informazioni oggetto di segreto o di divieto di divulgazione ai sensi di legge.

Il processo di migrazione della posta elettronica verso servizi di posta gratuiti, offerti in particolare da Google, avviene senza possibilità di scegliere il contrario da parte degli utenti. L’Ateneo sceglie di spostarsi e in un determinato giorno lo spostamento avviene in automatico, normalmente per scaglioni.

La migrazione è in atto un po’ dappertutto e diversi atenei l’hanno già realizzata. In particolare, il servizio di posta di Google è stato già adottato all’Università degli Studi di Ferrara, a Parma, all’Università degli Studi di Roma La Sapienza, all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Più di recente, all’Università di Torino e alla Scuola Normale, passata a Gmail pochi giorni fa. L’obiettivo della migrazione in generale è risparmiare sui costi di gestione della posta elettronica e poter fruire di una piattaforma unica e condivisa di apps for Education e 30 Giga di spazi per utente che rientrano nel pacchetto.

L’allarme sui rischi connessi alla cessione della posta degli atenei italiani a servizi cloud esteri è oggetto dell’interrogazione parlamentare a risposta scritta indirizzata al presidente del Consiglio e al ministro dell’Istruzione a firma dei deputati di Scelta Civica Stefano Quintarelli e Ilaria Capua. L’interrogazione è stata condivisa nei giorni scorsi con i membri dell’intergruppo innovazione in Parlamento e fa riferimento inoltre alla preoccupazione del Parlamento Ue per programmi di spionaggio come PRISM e ai rapporti tutt’altro che sereni fra Ue e Usa in materia di diritti fondamentali dei cittadini e di sovranità tecnologica degli Stati membri.

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