Unione Europea oggi: è ancora una opportunità?

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Oggi si è tenuto a Roma il 4° Strategy Council promosso da Deloitte sull'Europa, dove è al centro di una discussione tra chi la considera uno strumento di sviluppo e chi la ritiene responsabile delle difficoltà attuali.

Tanti i temi, le riflessioni i proponimenti espresse da un’agenda ricca di nomi:  Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, Angelino Alfano, Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, Sandro Gozi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Philippe Donnet, Amministratore Delegato di Deloitte Italia, Enrico Ciai, Group CEO Assicurazioni Generali, Jean-Paul Fitoussi, Economista, Luciano Fontana, Direttore del Corriere della Sera, e Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria. Andrea Poggi, Partner Monitor Deloitte, Responsabile dello Strategy Consulting,

L’Unione Europea è al centro di una discussione tra chi la considera uno strumento di sviluppo e chi la ritiene responsabile delle difficoltà attuali.

L’UE è percepita lontana dai reali bisogni delle imprese e delle famiglie che sono però sempre più consapevoli della necessità di una «unione» purché ci sia un cambio di passo.

Dall’indagine demoscopica condotta da Deloitte in collaborazione con SWG e presentata in corso di evento, emerge che a fronte di una forte insoddisfazione da parte dei cittadini nei confronti dell’Unione Europea (il 64% degli Europei e il 77% degli Italiani non ha visto vantaggi dall’appartenenza del proprio Paese all’UE), c’è la consapevolezza che senza l’Unione Europea si starebbe peggio (la pensa così il 57% degli Italiani e il 53% degli Europei), purché, come richiesto dal 79% degli Europei e dall’85% degli Italiani, ci sia un “cambio di passo” sui temi chiave (Immigrazione, Occupazione e Terrorismo). Significativi i punti emersi.

A livello europeo il 64% dei cittadini non ha visto vantaggi dall’appartenenza del proprio Paese all’UE (contro il 77% degli Italiani) e il 71% non vede vantaggi per la propria famiglia (contro l’82% degli Italiani).

L’80% delle imprese Italiane non giudica positivo l’impatto dell’UE, il 60% dei cittadini Italiani (contro il 52% dei cittadini europei) non ripone fiducia nell’Unione Europea e il 64% dei cittadini a livello europeo non crede che ci possa essere un futuro positivo per l’Unione Europea dove 1 cittadino su 2 in Italia, Francia e Grecia (contro il 29% in Germania) giudica insufficiente l’operato dell’Unione Europea fino ad oggi.

1 Italiano su 3 (contro il 40% dei cittadini europei) non conosce tematiche europee né attuali né storiche e la differenza di peso politico e la presenza di interessi divergenti tra Paesi UE è considerato il primo fattore di debolezza attuale e il primo fattore di rischio per il futuro dell’UE.

Il 63% degli Italiani (contro il 57% dei cittadini europei) si sente più cittadino del proprio Stato che dell’Unione Europea, il 37% dei cittadini Italiani è Euro neutro (contro il 26% a livello europeo), ovvero non assume posizione definita o non è interessato all’UE  dove il 57% degli Italiani (contro il 53% dei cittadini europei) ritiene che l’UE sia un veicolo fondamentale per aiutare i singoli Paesi ad emergere nel difficile contesto internazionale, purché, come richiede il 79% degli Europei e l’85% delle famiglie italiane si «cambi passo» e ci si concentri su temi chiave: Gestione Immigrazione, Sviluppo Occupazione, Difesa dal terrorismo.

Insomma tanto da fare, ma essenzialmente con una forte focalizzazione e voglia di risultati concreti.