Un’iniziativa rivoluzionaria da 35 miliardi di dollari è in fase di sviluppo nella provincia di Jeolla del Sud, in Corea del Sud: si tratta del primo data center su larga scala progettato, costruito e gestito interamente da AI.
Denominato ‘Project Concord’, il progetto è frutto della collaborazione tra il gruppo di investimento Stock Farm Road e Voltai, un’azienda californiana fondata da ex studenti di Stanford con il supporto di figure di spicco dell’industria tech, tra cui John Hennessy di Alphabet.
L’obiettivo è creare un’infrastruttura che raggiunga fino a 3 gigawatt di potenza, una soglia straordinariamente alta per un singolo sito. L’AI sarà responsabile di ogni fase: dalla progettazione architettonica alla gestione delle risorse critiche come energia e acqua, fino all’ottimizzazione dei carichi di lavoro AI.
Gli esseri umani interverranno solo come supervisori, lasciando le decisioni operative agli algoritmi. Una simile integrazione rappresenta una svolta rispetto agli attuali standard del settore, dove l’AI viene generalmente impiegata solo in ambiti specifici, non in un approccio end-to-end.
Il progetto si inserisce in un più ampio contesto nazionale: il governo sudcoreano ha recentemente annunciato un triplicamento del budget AI per il 2026, confermando una spinta decisa alla crescita dell’infrastruttura computazionale del Paese.
L’area di Sines, già strategica per la presenza di cavi sottomarini che collegano l’Asia al resto del mondo, è destinata a diventare un hub critico per il calcolo AI a livello globale. Se completata entro il 2028 come previsto, questa infrastruttura potrebbe ridefinire radicalmente l’intero concetto di data center.
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Gli esseri umani non sono più in grado di distinguere la musica generata da AI da quella reale
Secondo un’indagine condotta da Ipsos e dalla piattaforma di streaming Deezer, il 97% degli intervistati non è riuscito a distinguere la musica composta interamente da AI da quella prodotta da esseri umani. Il test, svolto su un campione di 9.000 persone in otto paesi, prevedeva l’ascolto di tre brani – due generati da AI e uno reale – in modalità blind test. Il risultato ha evidenziato quanto le capacità generative dell’AI abbiano raggiunto livelli di realismo tali da confondere l’ascoltatore medio.
Il dato ha suscitato una reazione di disagio nella maggior parte dei partecipanti, che si sono detti preoccupati dall’incapacità di distinguere l’origine della musica. In risposta, emerge una forte richiesta per l’etichettatura obbligatoria dei brani generati da AI su piattaforme come Apple Music, Spotify e Deezer, al fine di garantire trasparenza agli utenti.
Il CEO di Deezer, Alexis Lanternier, ha confermato che oltre 50.000 brani generati da AI vengono caricati ogni giorno sulla piattaforma, rappresentando circa un terzo della nuova musica. Inoltre, circa il 70% di questi contenuti è potenzialmente fraudolento e viene creato per raccogliere ricavi dagli ascolti.
Per contrastare il fenomeno, Deezer ha sviluppato uno strumento di rilevamento che identifica automaticamente i brani creati esclusivamente da AI, escludendoli dalle raccomandazioni algoritmiche e valutando misure future di demonetizzazione.
L’articolo evidenzia anche l’ascesa di brani generati da AI nelle classifiche, come dimostrato dal successo di ‘Walk My Walk’ dei Breaking Rust, una canzone country creata artificialmente che ha raggiunto la vetta di una classifica Billboard con oltre 3 milioni di ascolti su Spotify.
Si amplificano così i timori sull’impatto dell’AI sulla creatività umana, la sostenibilità economica degli artisti e l’uso non autorizzato di materiale protetto da copyright.
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