La Gran Bretagna vuole integrare l’AI nella PA nazionale
La Gran Bretagna ha firmato un accordo strategico con OpenAI, la società californiana guidata da Sam Altman e nota per aver sviluppato ChatGPT, per implementare soluzioni di intelligenza artificiale (AI) nei servizi pubblici del Paese. L’intesa, annunciata dal Department for Science, Innovation and Technology, non è vincolante sul piano legale, ma rappresenta una dichiarazione di intenti che potrebbe cambiare radicalmente il volto della pubblica amministrazione britannica.
Secondo quanto comunicato dal Governo, l’obiettivo è aumentare produttività, efficienza e qualità nei servizi pubblici – dall’istruzione alla difesa, dalla sicurezza nazionale al sistema giudiziario – sfruttando modelli avanzati di AI generativa.
Il piano, però, hanno spiegato i giornalisti Mitchell Labiak e Imran Rahman-Jones in un lungo approfondimento per la BBC, solleva anche forti dubbi sul fronte della trasparenza, della privacy e dell’uso dei dati pubblici.
Uno scenario che potrebbe realizzarsi anche in Italia nel prossimo futuro.
I vantaggi per OpenAI: accesso ai dati pubblici e radicamento in UK
Per OpenAI, l’accordo rappresenta un’occasione di grande valore strategico ed economico. L’azienda potrà:
- Accedere a set di dati governativi preziosi, che potrebbero arricchire l’addestramento dei suoi modelli linguistici;
- Espandere la propria presenza nel Regno Unito, potenziando l’ufficio di Londra, che già impiega oltre 100 persone;
- Rafforzare la sua immagine come partner istituzionale affidabile, in un contesto di crescente pressione regolatoria sia in Europa sia negli Stati Uniti.
Come sottolineato dalla co-direttrice di Foxglove, Martha Dark, “il tesoro di dati pubblici in possesso del governo britannico avrebbe un valore commerciale enorme per OpenAI, contribuendo ad allenare la prossima generazione di ChatGPT”.
I vantaggi per il Governo UK: innovazione e crescita economica
Secondo il Technology Secretary Peter Kyle, firmatario del Memorandum, “l’AI sarà fondamentale per guidare il cambiamento e la crescita economica nel Regno Unito”, soprattutto in un momento in cui l’economia del Paese è sostanzialmente stagnante: la crescita stimata per il secondo trimestre del 2025 è tra 0,1% e 0,2%.
L’accordo con OpenAI si inserisce nell’ambito dell’“AI Opportunities Action Plan“, lanciato a gennaio dal Primo Ministro Keir Starmer, con il supporto di grandi aziende tecnologiche. Le potenziali ricadute positive includono:
- Miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione, grazie a strumenti di AI come “Humphrey”, già in uso per automatizzare task ripetitivi nei ministeri;
- Maggiore disponibilità di personale qualificato per gestire casi complessi, demandando le attività di routine all’AI;
- Attrazione di investimenti infrastrutturali, come data center e strutture per l’addestramento dei modelli.
L’alleanza con OpenAI segue accordi simili siglati con Google DeepMind e Anthropic, segno della volontà del Regno Unito di diventare un hub globale per l’AI.
I rischi per i cittadini: privacy, trasparenza e sovranità digitale
Nonostante i potenziali benefici, l’intesa solleva forti preoccupazioni sul fronte dei diritti digitali. Secondo Foxglove, l’accordo è “vagamente formulato” e rappresenta “un approccio acritico del Governo nei confronti del marketing sempre più discutibile delle Big Tech”.
I punti critici includono:
- Uso di dati sensibili senza consenso esplicito, in particolare in ambiti come giustizia, salute e sicurezza;
- Rischio di sorveglianza algoritmica e decisioni automatizzate non trasparenti;
- Difficoltà nel garantire accountability, data l’asimmetria di potere tra governo e una multinazionale statunitense.
Anche la musica e i contenuti culturali sono a rischio: l’AI generativa di OpenAI è già accusata di usare dati protetti da copyright senza autorizzazione per generare testi, immagini, musica e video.
Secondo il GDPR – il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali – gli utenti europei hanno il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati personali per l’addestramento di ogni modello di intelligenza artificiale, quindi anche ChatGPT di OpenAI. Un diritto esercitabile anche nel nostro Paese, come ricordato dal Garante Privacy, anche se andava fatto entro maggio 2025. I diritti se tali non possono avere una scadenza e in teoria neanche dei limiti, nonostante deve sempre essere chiaro a tutti che quando si utilizzano piattaforme e soluzioni fornite da aziende private si stipula sempre un contratto.
Uno scenario da osservare con attenzione
Come ha dichiarato Dr. Gordon Fletcher, docente all’Università di Salford, il vero nodo sarà “capire se tutto questo potrà davvero essere fatto in modo trasparente ed etico, con un uso minimo di dati provenienti dal pubblico”. Il rischio, aggiunge, è che l’entusiasmo per l’innovazione tecnologica possa offuscare la necessaria vigilanza sui diritti fondamentali.
L’accordo tra OpenAI e il Governo britannico è, per ora, una dichiarazione di intenti. Ma i suoi sviluppi concreti potrebbero ridisegnare i confini della sovranità digitale nel Regno Unito. Un banco di prova cruciale non solo per Londra, ma per tutti i Paesi che ambiscono a coniugare sviluppo tecnologico, efficienza amministrativa e tutela dei diritti civili.