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Ue: un’Authority speciale per le web company Usa?

La Ue sta pensando alla costituzione di un’Authority speciale, un regolatore ad hoc per il controllo delle web company Usa   come Google o Facebook. Lo scrive il Wall Street Journal, che ha visionato un documento – redatto in febbraio da alti funzionari di Günther Oettinger, commissario del digitale – che delineerebbe un modello per la regolamentazione delle reti online in Europa, oltre a procedere con un’indagine completa sul ruolo che queste società internet statunitensi hanno nel mercato europeo.

Una mossa del genere non sarebbe né la prima né di certo l’ultima da parte di Bruxelles nei confronti degli OTT. Già qualche giorno fa, era emersa da un documento della Commissione Europea, visionato dal Financial Times e Reuters, la volontà di implementare un ‘level playing field’ tra le aziende di telecomunicazione e gli operatori internet, ovvero di spingere per una parità di condizioni e regolamentazioni tra fornitori OTT (ad esempio WhatsApp e Skype ndr) e aziende tlc, dal momento che non sono soggetti allo stesso regime normativo.

Tuttavia, il documento in questione fa parte di un’analisi che -nonostante tracci un quadro molto chiaro del problema – dovrebbe ancora essere convertito come proposta dall’Esecutivo della CE, e in seguito approvato dai governi nazionali e dal Parlamento Europeo. E se parliamo di regolamentazioni più strette e di un apposito ente che supervisioni l’operato di queste compagnie, la strada per l’approvazione di queste proposte è ben lungi dall’essere prossima. Non è automatico il fatto che tutti i paesi membri siano favorevoli.

Il della proposta nasce dalla mancanza di trasparenza intorno al funzionamento di queste piattaforme online, accusate di sfruttare il loro potere di mercato, di usare pratiche sleali cosí falsando la concorrenza e mettendo potenzialmente a rischio una fetta dell’economia europea.

La soluzione che suggerisce il documento sembrerebbe quindi essere l’implementazione di un nuovo quadro di vigilanza che disciplini le relazioni tra le compagnie internet a stelle e strisce e le altre imprese e di un – cosi detto – ‘EU wide body’ con il potere di monitorare i dati usati dalle piattaforme risolvendo anche le dispute tra operatori europei e statunitensi.

Da parte delle aziende europee di telecomunicazioni c’è unanimità nel volere un nuovo quadro normativo volto a promuovere parità di condizioni. Mentre oltre oceano, c’è chi considera questo accanimento nei confronti delle aziende internet non europee come un ‘cyber-protezionismo’ bello e buono.

Quel che è certo è che la UE ha certamente tutto l’interesse nel ‘proteggere’ il proprio mercato dallo sbilanciamento rispetto allo sbilanciamento di poteri attuale, che se non cambierà nel futuro prossimo, potrebbe alterare l’intero ecosistema digitale.

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