Le sanzioni

UE: embargo a petrolio russo? Solo dopo l’esito delle elezioni in Francia

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Gli eventi bellici in Ucraina e le conseguenze terribili sui civili impongono all’Europa delle scelte urgenti, in termini di sanzioni contro Mosca. È il momento di affrontare la questione energetica in maniera più decisa e si va verso il sesto pacchetto di sanzioni, tra cui c’è il divieto di importazione di petrolio dalla Russia. In molti temono lo shock energetico.

Embargo al petrolio russo? Forse dopo le presidenziali francesi

Le trattative attorno al sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia, per l’aggressione all’Ucraina, dovrebbero arrivare a conclusione probabilmente entro i prossimi giorni e tra i punti più rilevanti c’è certamente quello del petrolio.

Subito dopo il 24 aprile, quindi passata la Pasqua e conosciuto il nome del nuovo inquilino dell’Eliseo (ballottaggio Macron-Le Pen per le presidenziali in Francia), secondo fonti ben informate, si dovrebbe avere il via libera di Bruxelles alla messa al bando del petrolio russo.

La notizia è stata confermata in anteprima dal New York Times, secondo cui però non si tratterebbe di un blocco totale e repentino delle importazioni di greggio da Mosca, bensì un divieto progressivo.

Ci sono molti Paesi con industrie particolarmente energivore, uno su tutti la Germania, che non potrebbero affrontare un simile shock, bisogna dare loro il tempo di trovare nuove forniture sui mercati globali.

Anche la testata americana vede l’annuncio nei primi giorni dopo Pasqua e dopo l’esito del voto in Francia.

Di Maio: “Ci prepariamo a nuove sanzioni”

Una conferma diretta è arrivata ieri anche dal ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, che in un’intervista rilasciata alla Cnn ha dichiarato: Ci prepariamo a nuovi pacchetti di sanzioni alla Russia, diamo massimo mandato alla Commissione Europea per stabilire quali debbano essere i prossimi passi”.

Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, Di Maio ha spievato: “Una cosa è certa, mentre avviene questo, l’Europa e l’Italia devono implementare i propri programmi di sicurezza energetica, che passano anche per un tetto massimo al prezzo del gas”.

Noi potremo anche importare più quantità di gas da altri partner, diversificando e affrancandoci dalla dipendenza dal gas russo, ma il prezzo in questo momento è soggetto a dinamiche speculative – ha continuato il ministro – Ed è per questo che abbiamo bisogno di un tetto massimo al prezzo del gas per evitare che a pagare siano principalmente i cittadini europei“.

Draghi in cerca di gas

Lo stesso Premier Mario Draghi è volato in Algeria, sempre assieme a Di Maio, per firmare un accordo da 9 miliardi di metri cubi di gas in più per l’Italia.

Il nostro Paese è comunque attivo su più fronti energetici per la ricerca di nuove forniture da Mozambico, Qatar e Azerbaigian.

Draghi continuerà il suo tour energetico in Angola e nella Repubblica del Congo rispettivamente il 20 e 21 aprile.

Mosca è il più grande esportatore di petrolio al mondo. Con embargo rischiamo davvero lo shock energetico?

Dalla Russia arrivano in Europa, attraverso l’oleodotto “Druzhba” (letteralmente “Dell’amicizia“), più di 750 mila barili di petrolio al giorno.

Mosca assicura all’Italia il 13% delle importazioni nazionali di petrolio. Non pochissimo, ma niente a confronto del 30% della Germania e della Grecia, o il 23% di Belgio e Olanda.

Secondo stime del Financial Times, la Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo, con 11,3 milioni di barili giornalieri (contro i 17,6 milioni USA e i 12 milioni arabi), ma soprattutto è il più grande esportatore di petrolio globale, con 7,8 milioni di barili giornalieri.

Sempre secondo la testata finanziaria britannica, se tutte le esportazioni di petrolio dalla Russia verso Stati Uniti ed Europa fossero bruscamente interrotte, verrebbero a mancare il 5% delle forniture mondiali, con un taglio del 10% dei prodotti derivati.

Oggi il petrolio è scambiato a 111,7 dollari al barile, di nuovo in rialzo tendenziale rispetto all’ultimo minimo dell’11 aprile scorso (poco più di 98 dollari al barile).