lo scontro

Twitter contro Threads: come va la guerra del microblogging

di |

Contro Elon Musk si ci si è messo pure Zuckerberg, con il lancio di Threads, l’app di microblogging di Meta.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Da quando Elon Musk ha messo le mani su Twitter, è accaduto di tutto. I licenziamenti a catena, le liti con gli sviluppatori di fronte a milioni di persone, il crollo degli iscritti, la nascita di decine di piattaforme alternative, la spunta blu (Twitter Blue) diventata, più che la verifica riservata soltanto alle personalità di una certa fama, una sorta di bollino di riconoscimento dell’alt-right a otto dollari al mese, infine i tweet eufemisticamente definibili “sopra le righe” del CEO. E ora ci si è messo pure Zuckerberg, con il lancio di Threads, l’app di microblogging di Meta. Da qui in poi, la situazione ha preso una piega sempre più surreale, e al momento si sta discutendo sul luogo dove si terrà l’incontro di arti marziali che permetterà a Musk e Zuckerberg di appianare le proprie divergenze, tra le ipotesi perfino il Colosseo (e il ministro Sangiuliano non è sembrato, nelle sue ultime dichiarazioni, del tutto contrario all’idea).

Le differenze tra due filosofie

Mentre il resto del mondo osserva attonito le intemperanze dei due plutocrati, le loro aziende continuano a sfidarsi, pure se in modi meno scenografici. Un passo indietro. Per lungo tempo, Twitter è stata l’unica seria piattaforma di social network dedicata alla pubblicazione di brevi messaggi di testo, integrabili con qualche foto e video, popolarissima tra politici e giornalisti. Threads è invece nata per offrire la massima integrazione con Instagram, permettendo agli utenti di condividere i propri pensieri e idee in brevi “thread”, appunto, e ha un vantaggio sostanziale: gli utenti possono accedervi utilizzando i loro (milioni di) account Instagram esistenti e, una volta dentro, trovano un ambiente di microblogging più ristretto e personale, con un’interfaccia familiare. Inoltre Threads offre la possibilità di condividere storie direttamente dall’app, forse la funzione più amata dagli utenti di Instagram. Una minaccia seria alla supremazia di Musk, insomma, ben più di Mastodon e delle altre piattaforme alternative, ancora poco frequentate spesso politicizzate in senso opposto a Twitter (che, nel frattempo, ha deciso di considerare “cisgender” e “cis” come offese punibili con il ban). Partire dalla base di utenti di Instagram è altra cosa, e guardando i dati recentemente pubblicati da data.ai i risultati sono chiari.

Un’ascesa fulminea, ma non in Europa

Secondo data.ai, Threads ha fatto il suo debutto mondiale (ma l’Europa è ancora fuori) con un impatto senza precedenti, sfondando la barriera dei 100 milioni di utenti iscritti in soli sei giorni. Come detto, il numero di download è stato favorito dalla possibilità offerta agli utenti di utilizzare i loro account Instagram esistenti per accedere a Threads, una scelta che, oltre a semplificare il processo di registrazione, ha creato un legame sinergico tra le due piattaforme, contribuendo a una crescita esplosiva dell’app di microblogging, senza che fosse nemmeno necessario creare delle nuove credenziali ad hoc. Lo vedremo anche in Italia, altro grande terreno di conquista per Instagram (su SOStariffe.it sarà sempre possibile confrontare le diverse opportunità per collegarsi alla piattaforma tramite telefonia mobile).

Poi però sono arrivati i problemi, in un mercato fondamentale come quello europeo, dovuti soprattutto alle restrizioni sulla privacy dei dati (tema sul quale prima o poi quasi tutte le grandi aziende hi-tech, Meta in primis, si sono scontrate). Insomma, Meta da noi non si può ancora installare, anche se c’è chi ha provato, e ci è (momentaneamente) riuscito. Ora questi utenti possono ora accedere e visualizzare i post in timeline, ma non possono pubblicare nuovi threads. Il tentativo di aggirare il blocco attraverso l’uso di VPN si è rivelato infruttuoso, dato che Meta ha implementato restrizioni basate sui dati di registrazione del profilo Instagram. Bisognerà ancora aspettare, anche se i risultati nelle altre parti del mondo sono più che incoraggianti.

Nonostante l’attuale blocco per gli utenti europei, infatti, Threads ha goduto di un’enorme popolarità in diverse parti del pianeta. Il lancio dell’app è avvenuto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri 100 Paesi, dove ha rapidamente accumulato un gran numero di download. Se era prevedibile il successo negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove Instagram non ha praticamente rivali nella sua nicchia, un po’ meno lo è il risultato dell’India, che guida con una percentuale del 32% il numero dei download di Threads (è anche il secondo mercato più grande per Twitter in termini di download totali e utenti attivi mensili). L’India è seguita dal Brasile, da cui arriva circa il 22% dei download di Threads, e dagli Stati Uniti, che rappresentano quasi il 16% del totale. Completano i primi cinque mercati il Messico (8% dei download) e il Giappone (5%).

Il complesso quadro normativo europeo

La ragione alla base del blocco in Europa è radicata nelle rigorose politiche europee sulla protezione dei dati personali. Threads rispetta sì il famigerato General Data Protection Regulation (GDPR), ma entra in conflitto con il Digital Markets Act europeo: questa legislazione proibisce la combinazione di dati raccolti su diverse piattaforme per creare inserzioni personalizzate, pratica che Meta applica combinando i dati di Threads e Instagram.

In aggiunta, il DMA mette in luce un altro problema relativo alla cosiddetta “auto-preferenza“. L’account Instagram è infatti così strettamente legato a Threads che se un utente decidesse di eliminare il suo account su Threads, verrebbe eliminato anche quello di Instagram, cosa che il DMA considera illegale. Qualcuno ha anche suggerito che Meta non fosse ancora così pronta dal punto di vista dei permessi e della policy per il lancio di Threads, ma che sia stata troppo forte la tentazione di sferrare un primo colpo, forse già di grazia, a uno Zuckerberg in difficoltà per i vari problemi di Twitter (e si è capito che i due proprio non si amano).

Secondo l’analista Eric Seufert, intervistato dal New York Times, lanciare un’app non completamente pronta potrebbe essere controproducente e portare a una rapida perdita di utenti. In particolare, alcune funzioni di base di Instagram mancano in Threads, forse per mantenere l’app “brand safe” e minimizzare le controversie. E nonostante le promesse di aggiunte di nuove funzionalità, il rischio è che la novità di un’app legata ai prodotti esistenti dell’azienda si esaurisca in fretta, come accaduto ormai più di una decina di anni fa con Google+, che doveva essere l’“anti-Facebook” proprio grazie alla sua integrazione con il più famoso motore di ricerca del mondo, poi sappiamo com’è finita. Zuckerberg avrà fatto tesoro di quella vicenda che lo vedeva nelle parti dello sfidato e non dello sfidante?