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Twitch, con il calcio alla conquista dei (quasi) boomer

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Altri grandissimi appassionati di Twitch per motivi calcistici sono gli spagnoli, e proprio Luis Enrique, CT della nazionale iberica, ha appena lanciato il suo canale dove commenterà i Mondiali in Qatar

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

In Italia il calcio è sempre un ottimo indicatore per chi sta cercando di capire se un fenomeno è solo una moda passeggera o qualcosa di più radicato. In poche parole: se c’è il pallone di mezzo, non è più un fatto di nicchia. Se poi tra i fan non si trovano più esclusivamente giovanissimi, i più sensibili ai cambiamenti, ma anche uomini di mezza età – pericolosamente in zona boomer – il verdetto è che la nuova mania è qui per restare.

Non che ci volessero molte conferme per Twitch, visti i numeri che la piattaforma più amata per lo streaming live interattivo snocciola trimestre dopo trimestre, per la gioia del suo proprietario, Jeff Bezos (che la comprò nel 2014). Con un fatturato che nel 2021 ha superato i due miliardi e mezzo di dollari (nel 2016 era un decimo), Twitch domina sul più generalista YouTube in alcune categorie ben precise, prima fra tutti gli esports, ma è chiaro che stia allargando sempre di più. I suoi utenti per il 41% hanno meno di 24 anni (in totale, due terzi della platea sono sotto i 35 anni, e solo il 3% ha più di 55 anni), e sono declinati prevalentemente al maschile (65%), anche se la differenza è andata riducendosi nel corso degli ultimi anni. Ma forse le cose stanno per cambiare.

Il successo della BoboTV su Twitch

Lo dimostra, appunto, il calcio: in Italia quattro ex calciatori di Serie A, tutti sopra i quaranta, qualcuno quasi ai cinquanta (Christian Vieri, con Antonio Cassano, Lele Adani e Nicola Ventola), con la BoboTV fanno ormai gli stessi numeri delle più seguite trasmissioni televisive, oltre 300.000 spettatori a puntata, grazie prima di tutto a un sapiente mix di personalità differenti. A fare gli onori di casa l’eponimo Bobo Vieri, il più rilassato di tutti; poi c’è Adani con la sua ormai collaudata postura da guru, profondo conoscitore di calcio e macinatore di frasi destinate a diventare tormentoni in un attimo (dalla recente ossessione per i “servi” fino alla garra charrua e l’ultima parola che, ormai lo sappiamo, spetta sempre agli uruguagi); Cassano nel ruolo di quello che la spara sempre grossa, solo che al posto dell’orata da cinque chili ci sono previsioni improvvide e valutazioni, diciamo, controcorrente (“Haaland non sa giocare a calcio”); Ventola, misurato, quasi timido e vero straight mandel quartetto.

Altri grandissimi appassionati di Twitch per motivi calcistici sono gli spagnoli, e proprio Luis Enrique, CT della nazionale iberica, ha appena lanciato il suo canale dove commenterà i Mondiali in Qatar, dove la sua squadra tra l’altro è tra le favorite, rompendo così quella prassi per cui il commentatore, di solito, non è un calciatore o un allenatore ancora attivo, o perlomeno con un incarico in quel preciso momento. Tutti i giorni, intorno alle 20, il cinquantaduenne CT dice la sua sugli avvenimenti della giornata calcistica al Mondiale, e la prima puntata ha già attirato 150.000 spettatori, numeri anche questi che fanno invidia a molte tv streaming (ricordando che su SOSTariffe.it, come sempre, si trovano le offerte migliori in questo senso).

L’illusione dell’interattività

Ma la chiave del successo della BoboTV, di Luis Enrique in versione streamer e più in genere di Twitch sta ancora in una delle grandi parole chiave dei nostri tempi: interattività. Se i vecchi commenti di YouTube infatti non sono un vero modo per comunicare – sì, il curatore del canale può rispondere o mettere un like a qualcuno, ma poco altro – Twitch è nato proprio per leggere i commenti dei subscriber e rispondere in diretta, dando qualche istante di bramata notorietà a chi magari ha investito più di qualche euro per essere un supporter “speciale”. L’illusione che qualche milionario ci consideri suo amico, o perlomeno conoscente, soltanto perché ha ringraziato il nostro nickname è una droga potente, che aiuta a ritrovare un senso di comunità ormai difficile da rintracciare nei luoghi tradizionali. Lo dimostra anche il fatto che la categoria più seguita (con 239 milioni di ore di visualizzazione nel mese di ottobre, su un totale di 1,8 miliardi) sia «Just Chatting», dove il contenuto gaming ha meno peso, in favore della comunicazione e della conversazione tra lo streamer e i suoi utenti.

Ninja come Cristiano Ronaldo

Così Twitch cresce, anche tenendo conto che la fascia d’età tra i 10 e i 25 anni – ricorda il report appena uscito, 2022 Generation Twitch. Leading cultural change – conta due miliardi e mezzo di individui, che nel 2030 avranno a disposizione il 27% del reddito mondiale; e senza dimenticare che il mondo del gaming ormai non parla più solo ai giovanissimi, e quindi non è più lecito aspettarsi come un tempo che superata una certa età si abbandonino del tutto certi interessi, e le piattaforme che le veicolano. Perché se è vero che «Just Chatting» è la categoria più visitata, in una sorta di riedizione video delle chatroom che sono vecchie quanto Internet, tutti gli altri posti della top ten sono dedicati a videogame specifici, molti dei quali con non pochi anni alle loro spalle: League of Legends con 157 milioni (il gioco è del 2009), Overwatch 2 con 133 milioni (appena uscito), GTA 5 con 94 milioni (2013), DOTA 2 con 82 milioni (2013), Valorant (2020), FIFA 23 con 60 milioni (appena uscito), Counter-Strike: Global Offensive con 56 milioni (2012), Minecraft con 42 milioni (2011) e World of Warcraft con 32 milioni (addirittura il lontano 2004, e anche se ogni due anni circa esce una nuova espansione il motore del gioco e le sue meccaniche rimangono sempre le stesse). È quindi sempre stato attraverso il controller che si riesce a instaurare un improbabile dialogo tra “giovani” e “vecchi”, anche se come si è visto possono essere anche gli sport tradizionali, e non solo quelli elettronici, a soddisfare le stesse esigenze. Nonché guadagnare parecchio: Richard Blevins in arte Ninja, il re di Fortnite nonché lo streamer più famoso del mondo, guadagna tranquillamente più di 20 milioni di dollari l’anno, cifre, per l’appunto, da Cristiano Ronaldo, e sono sempre di più le case produttrici che sponsorizzano streamer popolari pagandoli affinché trasmettano le partite ai loro giochi, un investimento pubblicitario decisamente efficace. E considerando con qualche accortezza Vieri scelga le partnership per la BoboTV, c’è da scommettere che anche uno spazio nato per fare quattro chiacchiere tra amici frutti un bel po’ di soldini.