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Tv connessa, ce l’hai ma non lo sai. Troppi italiani non sanno come usarla

Francesco Siliato

Pubblicato sul numero di dicembre del mensile L’Impresa, Rivista Italiana di Management.

Sono sempre più numerose le Smart tv, televisori con la possibilità di connessione ad Internet, presenti nelle famiglie italiane.

I nuovi televisori sono del resto Tv quasi tutti in grado di connettersi, non tutti però lo sono davvero.

Una difficoltà alla connessione si dice sia rappresentata dalla distanza tra la presa ethernet sulla parete e la collocazione del televisore, un’altra dalla scarsa presenza di modem Wi-Fi in casa e dal numero di apparecchi televisivi con Wi-Fi integrato già venduti.

Come ogni Natale però anche questo porterà in casa nuovi televisori e la presenza di Smart Tv dotati di Wi-Fi crescerà ancora.

Ancora prima dell’arrivo di Babbo Natale una ricerca dello Studio Frasi sui dati Auditel relativi al consumo di televisione da parte del target “possessori di tv connessa”, è già in grado di sfatare il mito della Smart tv non connessa. In soli sedici mesi, tra l’agosto 2013 e il novembre 2014, il numero di persone che seguono la programmazione televisiva da una Tv connessa è cresciuto di oltre sette volte passando da 330mila a 2,7milioni.

Smart tv, il meraviglioso mondo della rete

Una Smart tv connessa a Internet offre molte distrazioni e ampie possibilità di essere utilizzata per ben altro che la visione televisiva. Consente di spaziare tra le proprie pagine sui Social Media per seguire frammenti di pensieri, video, immagini e informazioni, di collegarsi ai video di You Tube, ai canali Meteo, alla propria posta, e quasi tutto il resto che si immagina quando si pensa ad Internet. Consente anche di praticare la Social tv su un solo apparecchio, aprire e chiudere riquadri, schermi e finestre sul mondo, con il PIP (picture-in-picture). A questo proposito osserviamo come recenti ricerche universitarie inseguano il passato descrivendo il presente come futuro.

La crisi della ricerca universitaria è anche crisi di lucide disamine e corrette valutazioni, come mostrato da molti risultati dell’ASN (Abilitazioni scientifica nazionale) e dalla numerosità dei ricorsi versus commissioni che non hanno abilitato ricercatori con curriculum ed esperienze maggiori di quelle di chi era chiamato a giudicarli. Così latita la riflessione accademica sul sistema dei Media, tradizionali e non, ferma, quando va bene, ad analizzare il presente senza la capacità di progettare, o almeno intravedere, il futuro.

Con la Smart tv editori, broadcaster, fornitori di contenuti e produttori, entrano nel meraviglioso mondo della rete, e vi entrano anche le audience.

I primi attenti a vendere ed acquistare diritti articolati su tutte le piattaforme per presidiare vecchi e nuovi mercati, i secondi disposti, più o meno consapevolmente, a fornire a Big data sempre più Big i dati delle loro scelte di consumo, televisivo e non, consentendo al Programmatic Trading e alle piattaforme ad esso collegate la vendita personalizzata e in tempo reale.

Ciascuno avrà il banner con il prodotto che ha appena cercato in rete; proprio il video adv che vorrebbe vedere; l’offerta che più gli interessa, lo spot che si merita. E i servizi che gli sono più utili. Il Programmatic metterà a disposizione delle imprese anche quel che più gli manca oggi, il popolo della televisione.

I più smart sono i quarantenni

La distrazione data dal possesso di una Tv connessa ad Internet, influisce sul consumo di televisione, chi dispone di Smart Tv segue infatti la programmazione proposta dai canali televisivi per tre ore e tre quarti, contro le cinque ore e venti minuti di media quotidiana di chi non ha in casa il nuovo che avanza. Un’ora e venti minuti di televisione in meno al giorno in questo autunno 2014 valgono il 25% del consumo di programmi televisivi, parte di questo 25% in meno, è dedicato al televisore ma non alla televisione. Parte della differenza è dovuta alla diversità dei target tra chi possiede e chi non una Smart Tv. Su tempo e modalità di visione influisce infatti l’età, gli utilizzatori di Smart tv hanno in media 42 anni e sono di undici anni più giovani di chi guarda la tv su televisori non connessi. Le due condizioni sono collegate, più si è giovani meno si guarda la televisione più si cercano alternative, e va bene anche il televisore connesso, indispensabili sono solo alfabetizzazione e un minimo di cultura digitale.

Nell’85% dei casi il televisore connesso ad Internet è collocato in Soggiorno, stanza dove del resto è collocata la maggioranza dei Tv set superiori ai 40 pollici. Collocazione che implica maggior libertà di movimento, spazi più ampi per collegamenti a consolle, Home video e videogiochi.

Mediaset e Sky, i più seguiti dagli smart consumatori

L’editore più seguito dagli smart consumatori connessi è Mediaset, al secondo posto non troviamo la Rai, ma la piattaforma Sky. Sono le due imprese che hanno già investito sulla visione on-line della loro offerta televisiva, pronti loro, pronti i pubblici più interessanti e interessati a modificare le proprie modalità di consumo, persone già dedite al MyTime in luogo del Prime Time.

Preoccupa il ritardo del servizio pubblico, nella speranza che nuove governance, nuovi manager e diverse e più ampie responsabilità e risorse facilitino il migliore dei rinnovamenti.

La rete più vista tramite tv connessa è Canale 5, seguita da Rai 1 e Italia 1; il canale Free nativo digitale che produce più ascolti è il multipiattaforma Cielo, che precede anche due generaliste, Rete 4 e La7.

Il canale Pay più seguito è Sky Sport 1, posizionato in questa classifica per ascolto subito dietro Rete 4. Sky Sport 1 precede tutti i canali nativi digitali gratuiti. I pubblici connessi ribaltano le classiche gerarchie del consumo televisivo e sarebbe bene che anche il broadcaster pubblico se ne rendesse conto e smettesse la propria assenza.

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