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Tutela della proprietà intellettuale, Italia ferma al 50° posto nel mondo

Presentato oggi a Johannesburg l’International Property Rights Index 2018, l’indice internazionale sulla tutela dei diritti di proprietà realizzato ogni anno dalla Property Rights Alliance.

L’Italia si colloca al cinquantesimo posto della classifica, dopo il Botswana e subito prima della Jamaica, perdendo una posizione rispetto all’anno precedente e ben 10 rispetto al 2014 con un punteggio finale di 5.9.

I sistemi di diritti di proprietà deboli determinano economie cieche, che non solo impediscono di realizzare l’immenso capitale nascosto dei loro imprenditori, ma li escludono da una serie di benefici, come evidenziato dalle potenti correlazioni dell’indice di quest’anno: libertà umana, libertà economica, percezione della corruzione, attivismo civico e persino la capacità di connettersi a internet, per citarne alcuni”, ha commentato in una nota Il presidente dell’Institute for Liberty and Democracy di Lima Hernando De Soto, sostenitore della Property Rights Alliance.

Il nostro paese rimane ben distante dagli altri Paesi del G7 ed è ancora più staccato dai Paesi che guidano la classifica quali la Finlandia (8.7), la Nuova Zelanda (8.6), la Svizzera (8.6), la Norvegia (8.5) e Singapore (8.4), che occupano le prime cinque posizioni dell’indice internazionale.

L’International Property Rights Index 2018 si compone di 3 voci principali: il “sistema politico e giuridico”, la “tutela dei diritti fisici” e la “tutela dei diritti intellettuali”.

L’Italia è insufficiente nelle prime due voci, soprattutto per quanto riguarda la stabilità politica e l’efficienza e l’efficacia della giustizia civile, oltre agli alti livelli di corruzione percepiti, e scarsa nella tutela della proprietà fisica, dove non riesce ad andare oltre a un punteggio di 5.9.

Un discreto risultato per quanto riguarda la tutela della proprietà intellettuale è stato invece ottenuto grazie anche ad alcune recenti modifiche normative e l’impulso dell’Unione Europea.

I diritti di proprietà sono un indicatore chiave del successo economico e della stabilità politica di un Paese, nonché una componente fondamentale dell’innovazione, “non è un caso che ai primi posti di questa speciale graduatoria si trovino da anni i paesi che innovano di più, come quelli Scandinavi, gli Stati Uniti, Singapore e la Svizzera”, ha spiegato in una nota Roberto Race, Segretario Generale di Competere (think thank italiano che fa parte della Property Rights Alliance).

Motivo per cui non ha senso parlare di attrazione degli investimenti esteri e di competitività del nostro tessuto industriale senza tutelare, in tutte le sue forme, la proprietà intellettuale.

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