Il Report

Turismo social. È record per le community dell’ospitalità tra privati, quasi 6 milioni di italiani

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Sempre più tecnologia nella scelta delle nostre vacanze. Nel Rapporto sul turismo 2017 di Unicredit e Touring Club sempre più influenti le community e i social network. Il turismo italiano vale 70 miliardi di euro.

Il turismo in Italia è definito come fenomeno sociale ancor prima che economico, mutevole nel tempo e influenzato dall’evoluzione dei bisogni dei viaggiatori e da una serie di fattori “esogeni” che hanno effetti combinati sui comportamenti individuali.

Tra questi fattori troviamo certamente la tecnologia, che secondo il “Rapporto sul Turismo 2017”, curato da UniCredit in collaborazione con Touring Club Italiano, “ha inciso profondamente nelle modalità di guardare al mondo dei viaggi ampliando a dismisura la possibilità di reperire informazioni, rivoluzionando il tradizionale concetto di intermediazione e riducendo di conseguenza l’asimmetria informativa tra produttore e consumatore”.

Ad esempio, la diffusione di mobile device e l’offerta crescente di applicazioni web&mobile hanno favorito la nascita di community social: “facendo letteralmente esplodere il fenomeno dell’ospitalità tra privati che, solo in Italia nel 2016, ha riguardato 5,6 milioni di persone”.

In un’indagine interna, proprio il 34% degli iscritti alla community del Touring ha dichiarato di sfruttare internet per preparare/pianificare la vacanza.

Proprio la community del Touring Club Italiano, secondo un’indagine interna, si affiderà a internet nel 34% dei casi per trovare la destinazione migliore in termini di soddisfazione delle diverse esigenze naturali, culturali, economiche.

C’è poi la il turismo social e la distribuzione regionale sulle diverse reti sociali. Per quanto concerne Facebook, la Toscana rappresenta la regione italiana con il maggior numero di like (oltre 500mila), seguita a distanza dalla Sicilia e dall’Alto Adige. Sicilia e Puglia sono le uniche realtà del Sud a essere in classifica.

Le Marche (oltre 95mila) e a distanza l’Emilia-Romagna (53mila) sono invece le realtà regionali con il maggior numero di follower su Twitter. In questo caso, il Sud è rappresentato dalla sola Puglia. La Toscana (54mila) e a seguire la Puglia (30mila) costituiscono i territori con più follower su Instagram.

Sono ormai tantissime le piattaforme e app che consentono di leggere o rilasciare recensioni su una destinazione turistica o su specifici servizi offerti localmente. Si tratta di tasselli digitali che costruiscono giorno dopo giorno la reputazione globale di un territorio che quindi deve essere attentamente gestita.

Le Regioni d’Italia più recensite nel 2016 rispecchiano in generale le destinazioni nelle quali arrivano più turisti con la Lombardia in vetta alla classifica, seguita dal Veneto e dalla Toscana.

Nella classifica per soddisfazione degli ospiti in termini di sentiment positivo sulle strutture ricettive abbiamo nelle prime tre posizioni la Valle d’Aosta (85,8%), la Basilicata (85,5%) e il Trentino-Alto Adige (84,4%).

Tra le Regioni con l’offerta ricettiva più amata dagli ospiti stranieri, spunta in terza posizione l’Umbria oltre alla Valle d’Aosta e alla Basilicata, già presenti nella classifica generale, rispettivamente alla prima e alla seconda posizione.

A livello globale, con oltre 1,2 miliardi di arrivi internazionali, il 2016 costituisce l’ennesimo anno dei record per il turismo e le stime per il 2017 parlano di un aumento ulteriore del 3-4%.

L’Europa resta la destinazione turistica più visitata dai viaggiatori internazionali, con circa 620 milioni di arrivi. Guardando ai Paesi più visitati al mondo, in classifica si conferma al primo posto la Francia con 84,5 milioni di arrivi internazionali mentre l’Italia consolida la quinta posizione.

Nella classifica dell’Organizzazione Mondiale del Turismo il nostro Paese ha registgrato 50,7 milioni di arrivi internazionali e i dati 2016 del World Travel and Tourism Council certificano che la nostra industria turistica vale 70,2 miliardi di euro (ovvero il 4,2% del Pil), che salgono a 172,8 miliardi di euro (il 10,3% del Pil) se si aggiunge anche tutto l’indotto