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Trump vuole adottare il nuovo NAFTA come modello, Il caso delle spie russe, Legge di bilancio

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Stati Uniti: Trump vuole adottare il nuovo Nafta a modello per i futuri accordi commerciali

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Usa Donald Trump punta a intensificare i colloqui commerciali con gli altri paesi, adottando il nuovo accordo con il Canada e il Messico (Usmca) come modello per ridefinire le regole con i partner commerciali degli Stati Uniti. Lo scrive il “Wall Street Journal”, che ricorda come il rappresentante commerciale Usa, Robert Lighthizer, abbia definito il nuovo accordo commerciale nordamericano un “modello di cambiamento paradigmatico” della politica statunitense, cui i partner commerciali degli Usa dovranno adattarsi. Gli Stati Uniti si concentreranno maggiormente sull’utilizzo di accordi commerciali bilaterali per far fronte a cio’ che i funzionari descrivono come forze “non di mercato” che distorcono il commercio mondiale. Il principio di base, come ha detto lo stesso Trump nel rivelare il nuovo accordo nordamericano, e’ che i partner commerciali dovrebbero considerare “un privilegio per loro fare affari con noi”. L’accesso al mercato statunitense diventera’ sempre piu’ dipendente da quanto i paesi adotteranno regole e standard statunitensi, dalle protezioni della proprieta’ intellettuale ai salari piu’ alti. L’amministrazione sta ancora affinando una strategia precisa su come il nuovo accordo Usa-Messico-Canada si applichera’ ad altri partner commerciali, ma i prossimi grandi test saranno il Giappone e l’Unione Europea, che hanno recentemente avviato colloqui con l’amministrazione Trump su nuovi accordi commerciali, e il Regno Unito e le Filippine, che dovrebbero farlo a breve. Non e’ chiaro – scrive il quotidiano statunitense – se il team di Trump possa replicare i termini del nuovo patto altrove. La Casa Bianca esercitava una leva particolare sul Canada e sul Messico minacciando di far saltare un patto vecchio di un quarto di secolo da cui le loro economie erano arrivate a dipendere.

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Usa-Cina: dal vicepresidente Pence un attacco senza precedenti a Pechino

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il vicepresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rivolto un attacco senza precedenti alla Cina ieri, nel corso di un intervento presso il think tank Hudson Institute di Washington. Il vicepresidente Usa ha affermato che Pechino “sta ricorrendo alla propria potenza come mai prima d’ora” per consolidare il proprio controllo militare del Mar Cinese Meridionale e per minare politicamente ed economicamente gli Stati Uniti. La Cina, ha accusato Pence, e’ venuta mento alle precedenti rassicurazioni riguardo la militarizzazione degli atolli del Mar Cinese Meridionale: “Pechino ha schierato sistemi antinave e antiaerei avanzati su un arcipelago di basi militari realizzato su isole artificiali”, ha detto Pence, riferendosi agli atolli di Scarborough e Paracel, militarizzati dalla Cina. Secondo Pence, l’aggressivita’ di Pechino e’ emersa con chiarezza lo scorso fine settimana, in occasione della collisione sfiorata tra navi militari dei due paesi. “Non ci lasceremo intimidire, e non retrocederemo”, ha avvertito Pence. Pence, ha anche rinnovato le accuse alla Cina di voler minare politicamente la presidenza di Donald Trump. Pence ha affermato che Pechino sta ricorrendo al proprio potere e alla propria influenza “in modo piu’ proattivo e coercitivo, per interferire nelle politiche domestiche e nella politica degli Stati Uniti”. “La Cina vuole un presidente degli Stati Uniti diverso”, ha accusato il vicepresidente, ribadendo cosi’ le accuse mosse da Trump la scorsa settimana, durante una seduta del Consiglio di sicurezza Onu. “In risposta alla posizione inflessibile assunta dal presidente Trump, Pechino ha intrapreso una campagna globale e coordinata per minare il sostegno al presidente, la nostra agenda e i piu’ importanti ideali del nostro paese”, ha accusato Pence.”Non puo’ esserci alcun dubbio, la Cina si sta immischiando nella democrazia statunitense”, ha affermato il vicepresidente Usa. Pence ha ribadito le recenti accuse di Trump, secondo cui l’intelligence statunitense ha trovato prove del fatto che la Cina e’ al lavoro per sfruttare le divisioni politiche “tra i livelli di governo federale e locali”: parole che paiono far riferimento, ad esempio, all’amministrazione progressista della California, che ha sfidato Washington su una serie di fronti – dal clima all’immigrazione – e in alcuni casi ha scavalcato il governo federale, avviando contatti diretti col governo cinese. Secondo Pence, Pechino “sta ricorrendo a questioni controverse, come le tariffe commerciali, per far progredire l’influenza politica cinese”. Infine, Pence ha puntato l’indice contro le precedenti amministrazioni presidenziali Usa, colpevoli di aver assecondato le azioni cinesi, e a volte di averle incoraggiate. “Ma quei giorni sono finiti”, ha affermato il vicepresidente. Le parole di Pence paiono confermare un cambio di paradigma della politica statunitense verso un approccio piu’ aggressivo nei confronti della Cina.

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Spagna, governo disposto a confermare il bilancio del Pp pur di continuare il mandato

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, e’ disposto a fare qualunque cosa prima di rinunciare alla legislatura e convocare le elezioni anticipate, anche a governare con i bilanci del Partito popolare (Pp), un’ipotesi considerata impensabile solo fino a pochi giorni fa. Lo scrive il quotidiano “El Pais”, sottolineando che l’esecutivo socialista, attraverso tutti i canali possibili, ha fatto sapere di non considerare la possibilita’ di un voto imminente, nonostante la difficile situazione della Catalogna. Sanchez torna cosi’ sui suoi passi dopo aver dichiarato, la scorsa settimana da New York, che avrebbe convocato le elezioni nel caso in cui i separatisti avessero dato priorita’ al conflitto catalano e non alla legge di bilancio. La marcia indietro dell’esecutivo, scrive il quotidiano, danneggia notevolmente la strategia che mira a dare un’immagine solida e stabile all’esecutivo. Dalla Moncloa, il ministro delle Finanze, Maria Jesu’s Montero, ha detto chiaramente che resta aperta la porta del bilancio Pp: “Abbiamo un sacco di progetti in cantiere. Con o senza legge di bilancio, cercheremo di promuovere iniziative politiche che abbiano la maggioranza della Camera e che permettano la salute universale, il ritorno a un sistema di borse di studio che consenta di premiare il talento, di riformare la sicurezza sociale”.

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El Salvador, per la stampa il nuovo ambasciatore Usa riflette la “linea dura” per l’apertura alla Cina

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Gli Stati Uniti sono sul punto di nominare un nuovo ambasciatore in El Salvador, paese che la Casa Bianca segue da vicino soprattutto dopo che il governo di Salvador Ceren ha deciso di aprire alla Cina rompendo le relazioni con Taiwan. Il presidente Donald Trump ha infatti annunciato l’invio di Ronald Douglas Johnson, in sostituzione di Jean Manes, sbarcata nel paese centroamericano nel 2015. Johnson e’ stato membro dell’esercito fino al 1998, anno in cui ha abbandonato la divisa con il grado di colonnello, per passare poi nelle fila dell’intelligence. Tra i vari incarichi ricoperti c’e’ anche quello di consigliere speciale dello United States Southern Command, il distaccamento militare con sede a Miami incaricato di monitorare la vasta area meridionale del continente, l’America centrale e i Caraibi. La nomina di Johnson, scrive il quotidiano salvadoregno “El Mundo” citando fonti di Washington, e’ “un riflesso della linea dura” che Trump vuole imporre nella regione. “La nomina del nuovo ambasciatore statunitense a San Salvador conferma” che sara’ John Bolton, funzionario con la fama di “duro” e nominato ad aprile consigliere per la sicurezza nazionale, a guidare dalla casa Bianca “la politica estera in America centrale”. Per la fonte citata dal quotidiano, il nuovo ambasciatore a El Salvador “e’ un falco della Cia e del comando Sud”. Il quotidiano ricorda che Bolton, ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, e’ stato funzionario dei governi di Ronald Reagan, e dei due Bush. “Conosciuto per la durezza delle sue posizioni, ha auspicato l’uso della forza militare in Iran e Corea del Sud”.

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“The Telegraph”, le spie russe non fanno piu’ paura, ma l’Occidente teve tenere alta la guardia

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – C’era un tempo in cui la Russia amava gloriarsi dell’efficienza e della sofisticata preparazione delle sue spie ed in particolare del servizi segreto militare (GRU), l’unita’ di elite alla cui ricostruzione dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha voluto sovrintendere personalmente, lui stesso un ex agente del KGB sovietico, e per la quale ha investito risorse finanziarie consistenti. Quell’epoca pero’ e’ ormai svanita nelle nebbie del passato: e’ questa l’inaspettata constatazione che il principale esperto del quotidiano conservatore britannico “The Telegraph” sui temi della sicurezza e della Difesa, Con Coughlin, trae nell’edizione in edicola oggi venerdi’ 5 ottobre dalla sequela di sorprendenti fallimenti registrati dalle spie russe negli ultimi mesi. Dal fallito assassinio a marzo scorso dell’ex agente sovietico Sergei Skripal rifugiatosi un ventennio fa in Gran Bretagna, i cui due autori si sono fatti stupidamente beccare dal controspionaggio britannico con documenti falsi chiaramente fabbricati dal Gru, ai quattro spioni che l’Olanda ieri ha annunciato di aver colto sul fatto mentre mettavano in atto un maldestro cyber-attacco, la collezione di operazioni “segrete” andate a vuoto sta coprendo di ridicolo il GRU. E cosi’ negli ultimi due giorni l’Occidente ha potuto lanciare un’offensiva unitaria su entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico contro le attivita’ spionistiche della Russia, avendo gioco facile ad indicare proprio il GRU come l’ispiratore e l’autore di un’ondata di cyber-crimini concepiti per colpire le autorita’ giudiziarie di vari paesi che stanno investigando sulle malefatte del Cremlino attraverso il globo. Ieri giovedi’ 4 ottobre il procuratore generale degli Stati Uniti ha annunciato l’incriminazione di sette agenti segreti ed hacker russi. Quattro di loro sono proprio quelli che l’Olanda poco prima aveva annunciato di aver espulso, per i tentati cyber-attacchi all’Aja contro l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), che indaga sull’uso di gas da parte del regime del presidente Bashar al-Assad con l’appoggio delle forze d’intervento russe in Siria, e contro l’agenzia del Comitato olimpico internazionale (Cio) che aveva svelato l’uso massiccio di doping da parte di atleti russi; questi attacchi sono stati sventati grazie alla collaborazione con il controspionaggio della Gran Bretagna e dei servizi di sicurezza della Svizzera. In un comunicato congiunto, il primo ministro olandese Mark Rutte e la premier britannica Theresa May hanno anche indicato gli agenti del GRU coinvolti in operazioni di cyber-spionaggio in Brasile ed in Malaysia, dove hanno tentato di sviare le indagini sul disastro del volo MH17 della Malaysia Airlines abbattuto da un missile russo nel 2014 mentre sorvolava il territorio dell’Ucraina. Il giorno prima mercoledi’ 3 ottobre era stato il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, a pronunciare un durissimo e dettagliatisimo atto di accusa contro un’ampio spettro di attivita’ di cyber-spionaggio e di hackeraggio condotte dal GRU in Gran Bretagna, negli Stati Uniti ed in diversi altri paesi occidentali. Questa salva di accuse, annota il giornalista inglese Con Coughlin, mette in gravissimo imbarazzo il Cremlino a livello mondiale; ma ne evidenzia anche l’arroganza ed il senso di impunita’ di cui finora ha goduto. L’imbarazzante sequela di fallimenti infatti, sostiene il commentatore del “Telegraph”, sottolinea fino a qual punto sia cresciuto l’allarme in molte capitali alleate per le spudorate operazioni segrete della Russia; e proprio per questo l’Occidente deve tenere alta la guardia ed intraprendere azioni concrete contro il Cremlino, a cominciare da un necessario rafforzamento della cooperazione nel campo dell’intelligence. Un primo passo in tale direzione e’ stato compiuto ieri dal vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica (Nato), che ha discusso il piano per l’istituzione a Bruxelles di un centro unificato in cui far convergere tutte le cyber-capacita’ dei 29 paesi alleati e che dovrebbe coordinare tutte le missioni e le operazioni della Nato nel cyber-spazio.

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La legge di bilancio dell’Italia e’ preoccupante ed e’ in rotta di collisione con la Commissione europea

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – La legge di bilancio che il governo italiano sta preparando e’ allo stesso tempo deludente e preoccupante: e’ questo il severo giudizio del settimanale britannico “The Economist”. La coalizione di governo formata a Roma dal Movimento 5 Stelle (M5S) e dalla Lega nord, i due partiti outsider della politica tradizionale emersi vincitori dalle elezioni del marzo scorso, con la sua prima legge finanziaria sta sprecando una grande occasione, sostiene “The Economist”. Il governo, infatti, non sta compiendo tentativo per correggere la bassa produttivita’ dell’economia italiana, senza la quale non possono migliorare sostanzialmente ne’ il livello di vita dei cittadini ne’ la capacita’ dello Stato di ripagare il suo enorme debito. Quel che e’ peggio, l’esecutivo giallo-verde progetta di abolire le poche riforme strutturali adottate in Italia negli scorsi anni, a cominciare da quella delle pensioni che era uno dei rari esempi di riorganizzazione virtuosa del settore approvata dal Parlamento. Anche l’alto deficit previsto rappresenta diversi problemi: da un lato, potrebbe rilanciare quegli investimenti pubblici cosi’ necessari all’economia italiana, dall’altro ha gia’ provocato un aumento degli interessi che l’Italia paga sui suoi titoli di Stato. Questo incremento si ripercuotera’ presto sul costo che le aziende sopportano per i loro crediti e quindi ne rallentera’ le capacita’ operative. Il combinato disposto di queste improvvide decisioni, sostiene “The Economist”, e’ che l’economia italiana invece di crescere come il governo M5s-Lega si augura, rischia invece di rallentare. In questo modo, la gia’ elevata disoccupazione continuerebbe ad aumentare e si ridurrebbero sia il livello di vita dei cittadini sia le entrate fiscali, con la conseguenza di far esplodere il debito pubblico. L’intero castello economico dell’Italia poggia sulla fiducia degli investitori, che per ora sono nervosi ma non hanno ancora cominciato a disfarsi in massa dei titoli pubblici italiani. Tuttavia, conclude l’analisi del settimanale britannico, con le sue stravaganze ed il rifiuto di accettare la realta’, il governo di Roma sta testando pericolosamente la pazienza dei creditori. Sul piano dei rapporti con l’Ue, scrive “The Economist”, e’ chiaro come nonostante l’ultima e molto parziale marcia indietro fatta sul deficit dal ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, e’ ormai iniziato un potenzialmente dannoso braccio di ferro tra l’instabile coalizione di governo dell’Italia e la Commissione europea. Quel che e’ da capire ora, si chiede il settimanale britannico, e’ quanto durera’ questo braccio di ferro e se alla fine potra’ essere risolto senza danneggiare anche l’euro. Le due parti, scrive “The Economist”, giocano una partita sul filo del rasoio: i partiti del governo italiano hanno entrambi buone ragioni di politica interna per mostrarsi irremovibili nel voler mantenere le promesse fatte prima del voto di marzo ai rispettivi elettorati. Anche per Bruxelles la questione va ben aldila’ di qualche decimale di deficit ed e’ invece tutta politica. La Commissione puo’ mostrarsi debole nei confronti di un governo italiano apertamente euroscettico, pena veder indebolita la propria credibilita’ e la solidita’ della stessa impalcatura istituzione dell’Europa. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha quindi deliberatamente soffiato sul fuoco: spera che siano i mercati finanziari a imporre la resa ai populisti italiani. Tuttavia, vi sono molti pericoli anche per Bruxelles: se tirasse troppo la corda, arrivando a bocciare la legge finanziaria e a imporre sanzioni all’Italia, la linea dura rischierebbe di trasformarsi in un boomerang e di suscitare un’ulteriore ondata di euroscetticismo in vista delle elezioni europee di maggio 2019.

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Francia, Macron ricorda il generale De Gaulle e invita i francesi lamentarsi di meno

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – In occasione dei sessant’anni della Costituzione francese, ieri il presidente Emmanuel Macron, ha reso omaggio al suo predecessore, il generale Charles De Gaulle, nella citta di Colombey-les-deux-Eglises. “Le Figaro” scrive che Macron si e’ voluto prendere una “boccata d’aria memoriale” durante la crisi che sta passando il governo dopo le dimissioni del ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb. All’interno della maggioranza parlamentare della Re’publique en marche, il partito di Macron, sono in molti a riconoscere che l’affare ha ulteriormente indebolito l’esecutivo. Il capo dello Stato francese ha partecipato a una cerimonia davanti alla tomba di De Gaulle prima di incontrare un gruppo di pensionati che stava protestando contro la riforma delle pensioni. Evocando le parole di De Gaulle, il presidente ha consigliato ai francesi di lamentarsi di meno. L’opposizione e’ insorta in massa contro le parole del presidente, sottolineando gli “insulti” e il “disprezzo” mostrato dal capo dell’Eliseo. Per il capo dello Stato francese la giornata di ieri e’ stata anche un’occasione per rilanciare i lavori sul progetto di riforma costituzionale, il cui esame all’Assemblea nazionale era stato bloccato a luglio a causa dell’affare Benalla, il collaboratore dell’Eliseo indagato per aver aggredito dei manifestanti.

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Francia, aumenta la crescita nel secondo semestre

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Nel secondo semestre dell’anno la crescita francese dovrebbe risalire grazie all’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. E’ quanto afferma “Les Echos”, riprendendo i dati diffusi dall’Istituto nazionale delle statistiche (Insee). Nelle sue ultime previsioni pubblicate ieri, l’Insee punta su un aumento del Pil dello 0,5 per cento nel terzo trimestre e dello 0,4 su quello successivo. Secondo le previsioni la crescita del Pil francese nel 2018 sara’ dell’1,6 per cento, contro l’1,7 per cento previsto dal governo. Questo aumento fa seguito ai risultati deludenti riscontrati nei primi sei mesi dell’anno. “Le ragioni sono da ricercare nei fattori internazionali ma anche nei fattori piu’ precisi e specifici della Francia”, ha spiegato Julien Pouget, capodipartimento all’Insee. Secondo Pouget “molti ingredienti si sono riuniti nel secondo semestre” per un miglioramento della crescita. Tuttavia, per il momento “il forte aumento de potere d’acquisto non sembra essere stato integrato dalle famiglie” riconosce Fre’de’ric Talle, analista dell’Insee. Gli investimenti delle imprese continuano a dare prova di un forte dinamismo, con un aumento stimato al 3,6 per cento nel 2018, mentre le esportazioni dovrebbero migliorare grazie soprattutto alle consegne che Airbus ha previsto entro la fine dell’anno.

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Germania, per direttore servizi segreti Turingia e’ possibile emersione terrorismo di destra

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Con l’avanzata dell’estremismo ultranazionalista e xenofobo, in Germania si osserva una tendenza che potrebbe condurre all’emersione del terrorismo di destra. E’ quanto sostiene Stephan Kramer, presidente dell’Ufficio statale per la protezione della Costituzione della Turingia, i servizi segreti interni del Land. Come riferito dal quotidiano tedesco “Die Welt”, Kramer afferma che “tutti gli ingredienti e i requisti del terrorismo di destra sono riconoscibili”. Per ora, aggiunge il presidente dell’Ufficio statale per la protezione della Costituzione della Turingia, “le strutture” terroristiche sono “soltanto agli inizi”. Tuttavia, sottolinea Kramer, “le ultime inchieste della Procura generale federale hanno mostrato che la nostra ipotesi non e’ errata”. A dare fondamento alle proprie ricostruzioni, Kramer prosegue affermando che “la violenza sta aumentando” nell’estrema destra tedesca. In particolare, si registra un incremento di attivita’ legate “alla pratica delle arti marziali, all’esercizio fisico e al tiro con armi da fuoco”. Tutto cio’, conclude Kramer, indica che l’estrema destra tedesca “si sta preparando a una violenza sempre maggiore”.

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Germania, Csu al 35 per cento in Baviera in vista elezioni statali 14 ottobre

05 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Mentre mancano 10 giorni alle elezioni statali che si terranno in Baviera il 14 ottobre prossimo, gli ultimi sondaggi danno l’Unione cristiano-sociale (Csu), al governo del Land, al 35 per cento. Pare dunque lontana la maggioranza assoluta che il leader della Csu, il ministro federale dell’Interno Horst Seehofer, ha dato per certa fino a qualche giorno fa. Se il dato fosse confermato, la Csu, al governo della Baviera ininterrottamente dal 1946 al 1954 e dal 1957 a oggi, subirebbe una sconfitta storica, peggiore del 38 per cento toccato alle elezioni statali del 1954. Alla Csu seguono i Verdi con 16 per cento e il Partito socialdemocratico (Spd) con il 13 per cento. In quarta posizione con il 12 per cento si attesta Alternativa per la Germania (AfD), partito di destra che raccoglie consensi anche tra gli ambienti radicali. Seguono la formazione indipendente Elettori liberi al 10 per cento e il Partito liberaldemocratico al 5 per cento, la soglia che deve essere raggiunta per ottenere l’ingresso al parlamento di Monaco. La Sinistra si ferma, invece, al 4 per cento, sfiorando la possibilita’ di entrare per la prima volta nel parlamento bavarese.

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