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Trump incontrerà Kim Jong-un entro maggio, Rajoy avverte sul possibile contagio della crisi catalana in Francia e Italia, Macron in India

Corea del Nord, il presidente Usa Trump incontrera’ il leader nordcoreano Kim Jong-un entro maggio

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato ieri a un inviato speciale del presidente sudcoreano Moon Jae-in in visita a Washington di essere pronto a incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un entro maggio, con l’obiettivo di negoziare la “denuclearizzazione permanente” della Penisola coreana. L’incontro, senza precedenti nei settant’anni seguiti alla conclusione della Guerra di Corea (1953), segna una importantissima svolta nella crisi del nucleare nordcoreano. A dare l’annuncio e’ stato il direttore dell’Ufficio di sicurezza nazionale della Corea del Sud, Chung Eui-yong, durante una conferenza stampa a margine dell’incontro con Trump alla Casa Bianca. L’apertura di Trump e’ giunta in risposta alla consegna, da parte della delegazione sudcoreana, di un messaggio del leader nordcoreano in persona, che conterrebbe la richiesta di Kim di incontrare il presidente Usa “il prima possibile”. Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e i ministri degli Esteri di Giappone e Corea del Sud – Taro Kono e Kang Kyung-wha, sfrutteranno anche l’occasione per esibire unita’ nel mantenimento delle pressioni su Pyongyang, tese a conseguire la denuclearizzazione della Penisola coreana. Kang, in particolare, dovrebbe visitare Washington gia’ la prossima settimana. Stando a una fonte diplomatica Usa, il colloquio ministeriale consentira’ ai tre paesi di riallineare le loro politiche alla luce degli importanti sviluppi susseguitisi questa settimana. Tokyo e Washington, scrive “Kyodo”, hanno gia’ discusso le aperture formulate da Pyongyang, concludendo che non chiariscono se la Corea del Nord sia disponibile o meno ad abbandonare il proprio programma nucleare.

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Usa, presidente Trump firma i decreti su acciaio e alluminio, esenzioni temporanee per Canada e Messico

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha firmato due decreti oggi che impongono dazi di importazione su acciaio e alluminio “graziando”, pero’, i principali alleati Usa. E’ quanto riferisce il quotidiano “Washington Post”, precisando che i nuovi dazi saranno effettivi tra 15 giorni ed inizialmente non includeranno paesi come il Canada e il Messico, con i quali sono ancora in corso i negoziati per il rinnovo del Trattato di libero scambio con i paesi del Nord America (Nafta). Trump ha lasciato la porta aperta all’Australia, mentre altri paesi potranno avviare colloqui con l’amministrazione su “modi alternativi” per affrontare le minacce che, secondo il governo Usa, i loro prodotti pongono alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Tra 15 giorni dunque il provvedimento produrra’ i suoi effetti su paesi come la Corea del Sud, la Cina, il Giappone, la Germania, la Turchia e il Brasile. “Le decisioni che prendiamo oggi non sono una questione di scelta, ma di necessita’ per la nostra sicurezza”, ha affermato il presidente alla cerimonia della firma dei decreti. Il piano varato differisce da quello originario che doveva applicarsi senza differenza a tutti i paesi. La modifica apportata e’ legata alla persuasione esercitata sulla Casa Bianca dai Repubblicani. Le esenzioni nei confronti di Canada e Messico non sono, tuttavia, a tempo indeterminato e seguiranno, con l’intento di condizionarli, l’andamento dei negoziati sul Nafta. Per tutti i paesi che non riusciranno ad assicurarsi un’esenzione i dazi ammonteranno al 25 per cento sull’acciaio e al 10 per cento sull’alluminio. Se Canada e Messico dovessero aggiudicarsi esenzioni permanenti, i dazi sull’acciaio verranno aumentati oltre il 25 per cento.

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Usa-Cina, Washinton chiede a Pechino riduzione di 100 miliardi di dollari del disavanzo della bilancia commerciale

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha chiesto a Pechino di concepire un piano che riduca il disavanzo della bilancia commerciale statunitense con la Cina di 100 miliardi di dollari. Su Twitter ieri, il presidente ha reso nota richiesta che ammonta a meno dello 0,3 per cento del disavanzo commerciale annuale dei paesi. I suoi calcoli sarebbero pero’ sbagliati di 99 miliardi, secondo quanto riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”. La richiesta sarebbe stata presentata la scorsa settimana a Washington a Liu He, il principale responsabile della politica economica della Cina. Liu ha replicato che e’ nell’interesse della Cina ridurre il grande divario, poiche’ il paese sta cercando di abbandonare il modello di crescita economica fondato sulle esportazioni. La richiesta di Trump arriva in momento di particolare tensione tra i due paesi a causa dei dazi Usa fissati a gennaio scorso sui pannelli solari che hanno inteso colpire in particolare la Cina. Quanto al prossimo varo di dazi di importazione su acciaio e alluminio, Pechino potrebbe uscirne indenne. Future, possibili penalizzazioni sul commercio e gli investimenti cinesi potrebbero, invece, produrre maggiori danni alla Cina. E’ infatti in corso l’indagine contro presunti furti di proprieta’ intellettuale.

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Rajoy avverte sul possibile contagio della crisi catalana in Francia e Italia

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato ieri che l’obiettivo di fermare i movimenti indipendentisti in Catalogna, in Francia relativamente alla Corsica e in Italia, con riferimento al Tirolo, e’ una delle grandi sfide dell’Unione europea. Ne ha parlato ieri “El Pais” che aggiunge come l’avvertimento sia stata lanciato da Rajoy durante una riunione a porte chiuse con gli eurodeputati. “Le istituzioni europee devono essere chiare sull’impossibilita’ di agire senza rispettare la legge”, ha avvertito Rajoy che continua: “ci sono alcuni fantasmi del passato che stanno tornando, come il nazionalismo”. Il primo ministro spagnolo ha inoltre fatto riferimento alla rinascita dei movimenti separatisti anche in Italia e in Francia. “Di fronte all’assalto del secessionismo illegale, abbiamo ricevuto il sostegno di cui siamo grati da tutti i paesi europei e da tutte le democrazie del mondo, e voglio ringraziarvi per la vostra difesa della legge e della democrazia”, ha concluso Rajoy che ha chiesto al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, di difendere l’unita’ della Spagna, dell’Italia e dell’intera Unione europea.

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Brexit, Trump suggerisce che la Gran Bretagna potrebbe ottenere dazi doganali agevolati dopo il divorzio dall’Ue

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Annunciando i nuovi dazi sulle importazioni di acciaio ed alluminio negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha suggerito che la Gran Bretagna potrebbe evitare queste tariffe “punitive” dopo il divorzio dall’Unione Europea: e’ questa l’interpretazione che il quotidiano britannico “The Telegraph”, conservatore ed euroscettico, da’ del senso delle parole pronunciate da Trump ieri giovedi’ 8 marzo. L’annuncio significa che tra due settimane entreranno in vigore le nuove tariffe doganali del 25 per cento sull’acciaio e del 10 per cento sull’alluminio. Il presidente Usa tuttavia ha detto che, almeno temporaneamente, dai nuovi dazi saranno esentati il Messico ed il Canada assieme al “grande paese” dell’Australia e “possibilmente anche altri paesi” considerati “veri amici” degli Stati Uniti. Il criterio indicato da Trump e’ semplice: “veri amici” degli Stati Uniti sono quei paesi membri dell’Alleanza Atlantica che spendono di piu’ per la difesa comune. Ora, fa notare il “Telegraph”, la Gran Bretagna e’ uno dei pochissimi paesi Nato che investono negli armamenti almeno il 2 per cento del proprio Prodotto interno lordo (Pil): oltre naturalmente agli Usa gli altri sono la Polonia, l’Estonia, la Grecia e la Romania. L’eventualita’ tuttavia che il presidente statunitense alla fine decida di esentare anche la Gran Bretagna dai nuovi dazi doganali provocherebbe una dura reazione da parte dell’Unione Europea, che attualmente sta conducendo le trattative commerciali anche per conto del governo di Londra, in quanto paese che e’ ancora membro dell’Ue prima dell’entrata in vigore dell Brexit. A quel punto, ne conclude il “Telegraph”, la premier britannica Theresa May si troverebbe a fare una scelta drastica: schierarsi con il resto dell’Europa nella guerra dei dazi che si profila, nella speranza di poter mantenere anche dopo la Brexit gli attuali favorevoli legami commerciali; oppure privilegiare un futuro trattato di libero scambio con gli Stati Uniti.

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Francia, il Front National si prepara per il suo 16mo congresso

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Questo fine settimana si terra’ a Lille il congresso del Front National. Ne parla “Les Echos”, sottolineando che per il partito di Marine Le Pen sara’ un’occasione per ripartire dopo la sconfitta riportata alle elezioni presidenziali dello scorso anno. Nel corso dell’evento verra’ annunciata la formazione del nuovo comitato centrale, insieme al nome del nuovo presidente, che sara’ sicuramente quello di Le Pen visto che e’ la sola candidata. L’unico annuncio importante che verra’ fatto riguarda il cambiamento del nome del partito, che verra’ svelato da Marine Le Pen domenica pomeriggio. “Dobbiamo essere capaci di fare dei compromessi, di avere degli alleati” ha detto Philippe Olivier, consigliere di Marine Le Pen. Una strategia che, secondo il quotidiano economico, sara’ difficilmente realizzabile visto che per il momento nessun partito ha deciso di avvicinarsi all’estrema destra francese. Le difficolta’ che sta vivendo in questo periodo il presidente dei Repubblicani, Laurent Wauquiez, hanno ridato “speranze” al Front National, che punta a conquistare una parte del suo elettorato in vista delle prossime elezioni europee. Il Front National e’ galvanizzato dalla situazione europea e, soprattutto, italiana, dopo il buon risultato ottenuto dalla Lega di Matteo Salvini alle ultime elezioni. “Il nostro omologo italiano e’ arrivato davanti al Laurent Wauquiez locale” ha affermato Jean Messiha, dirigente del Front National.

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Il presidente Macron in India per una visita di 4 giorni

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, inizia oggi una visita di quattro giorni in India, durante la quale incontrera’ il premier Narendra Modi. Ne parla la stampa francese, sottolineando che nelle prossime ore dovrebbero essere annunciati una serie di accordi firmati dai due paesi nei settori dell’energia, dell’industria e del commercio. Le relazioni franco-indiane restano deboli, con Nuova Delhi che figura come 18imo cliente e 20imo fornitore di Parigi. La Francia esporta in Cina beni e servizi per 18 miliardi, mentre in India sono solo 5 miliardi. Nel settore energetico, il gruppo Edf spera che verra’ finalizzato l’accordo stipulato nel 2016 per la realizzazione di una centrale con sei reattori nucleari Epr. Nel campo della difesa, invece, non ci dovrebbero essere annunci particolari. Un accordo dovrebbe essere firmato per permettere alle navi della marina indiana di utilizzare le basi logistiche francesi nell’oceano Pacifico. Una mossa che permetterebbe a Nuova Delhi di contrastare l’avanzata cinese nella regione. Il presidente Macron e il premier Narendra Modi parteciperanno domenica al primo summit dell’Alleanza solare internazionale, un’iniziativa franco-indiana nata nel 2015 a margine della Cop21, con l’obiettivo di sviluppare l’energia solare nei paesi in via di sviluppo.

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I militari tedeschi criticano il nuovo orientamento governativo in Iraq

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il ministro della Difesa tedesco, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), e’ stata bersagliata da pesanti critiche prima ancora che il governo tedesco non aveva ancora deciso l’estensione di sei missioni estere delle Forze armate lo scorso mercoledi’. Il forum dei militari “Darmstaedter Signal” ha criticato in particolare l’estensione della missione in Iraq. Finora, i combattenti Peshmerga curdi sono stati addestrati nel Nord del Paese, mentre da ora in poi la formazione dovra’ essere estesa ovunque alle Forze armate irachene, in special modo nella regione di Baghdad. “Non credo che le Forze armate siano in grado di assumersi quest’onere”, ha affermato il capitano Florian Kling, portavoce del “Darmstaedter Signal”. In considerazione dei limiti logistici, l’espansione dell’incarico pone ulteriori ostacoli poiche’ dovrebbero essere formate forze operative mobili, che guidano convogli e dovrebbero essere accompagnate da veicoli di protezione. Kling ha dichiarato alla versione online della “Frankfurter Allgemeine Zeitung”: “Questo e’ molto piu’ difficile ed estenuante, e richiede ancora piu’ personale e materiale”. Al contrario il commissario alla Difesa del Bundestag, il socialdemocratico Hans-Werner Bartels (Spd), e’ fiducioso. “Le Forze armate”, ha dichiarato “devono essere disponibili per la difesa collettiva in Europa, completamente addestrate e completamente equipaggiate”. Tuttavia concorda con il gruppo sul fatto che e’ necessario porre l’accento sulle missioni, in modo da non compromettere la capacita’ operativa. Il numero delle truppe e’ previsto in aumento in Mali e in Afghanistan, dove per ragioni di sicurezza ci saranno dai 100 ai 300 soldati in piu’. Al contrario e’ improbabile un aumento delle forze in Iraq. Le critiche mosse al ministero della Difesa dai militari, pero’, non sono soltanto di ordine tecnico e logistico Kling ha dichiarato: “Prima addestriamo i Peshmerga e forniamo loro armi per combattere lo Stato islamico. Poi improvvisamente voltiamo loro le spalle e sosteniamo il governo iracheno?”. Secondo il militare, il governo di Baghdad e’ corrotto e ha contribuito all’emersione dello Stato islamico. Kling ritiene anche che dovrebbero essere gli Stati Uniti a farsi carico del “caos” in Iraq, e le Forze tedesche dovrebbero concentrarsi su altre missioni. Il militare ha chiesto inoltre maggiori responsabilita’ politiche per far seguire alle parole i fatti, per migliorare le attrezzature e la formazione dei soldati. Il presidente dell’Associazione nazionale delle Forze armate tedesche, il tenente colonnello Andre’ Wuestner, ha messo in guardia dall’addestramento dell’esercito iracheno senza un coordinamento a livello internazionale.

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Elezioni Italia, i giornali britannici scatenano una campagna contro i titoli di Stato italiani

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Alcuni grandi giornali britannici negli ultimi giorni hanno lanciato un’aperta campagna contro i titoli di Stato italiani. Per primo e’ stato il quotidiano economico “The Financial Times”, che ieri nella sua autorevole colonna “Lex” aveva messo in guardia i mercati dalla “malriposta fiducia” nei buoni del Tesoro italiano. A sostanziare poi quell’avvertimento il giornale della City di Londra ha pubblicato un articolo in cui la sua giornalista specializzata in mercati finanziari, Kate Allen, contesta la tesi secondo cui la mancata reazione dei mercati all’avanzata dei partiti populisti in Italia sarebbe dovuta al fatto che gli investitori avevano anticipato il risultato delle elezioni di domenica scorsa. Secondo l’analisi di Kate Allen, svolta con il supporto di dati e grafici, un altro fattore avrebbe giocato un ruolo ancor piu’ importante: una grande quantita’ di titoli del debito pubblico italiano, sostiene, e’ ormai nelle mani delle istituzioni controllate dalla politica, come la Banca d’Italia; si tratta di uno stock di buoni del Tesoro molto maggiore di quelli detenuti dalle banche che invece gia’ dal 2016 se ne stanno disfacendo. Anche l’ultima edizione in edicola del settimanale “The Economist” dedica alcuni articoli alle elezioni italiane, i cui risultati avrebbero superato le peggiori aspettative con la conseguenza che ora l’Italia si trova di fronte a una serie di prospettive politiche tutte piu’ o meno dannose per la sua economia e per lo stato delle sue finanze pubbliche. L’avanzata dei partiti populisti, sostiene “The Economist”, e’ stata alimentata dal disagio sociale di larghe fasce dell’elettorato attratte dalle proposte di aumento dei sussidi e della spesa pubblica: il settimanale ne conclude che l’Italia e’ incapace di auto-riformarsi e rappresenta un rischio sistemico per l’euro, commenti assai severi, che sin dai titoli degli articoli definiscono come “irresponsabile” il voto italiano e avvertono che “l’Europa deve preoccuparsi”. La “fame” di sussidi statali da parte della popolazione italiana viene evidenziata anche dal quotidiano conservatore “The Telegraph”, che riporta come decine di persone si siano presentate in Italia negli uffici di collocamento e nei consultori fiscali per chiedere il versamento del cosiddetto “reddito di cittadinanza” promesso in campagna elettorale dal Movimento 5 stelle (M5s). Anche il “Telegraph” sembra tifare per una crisi del debito pubblico italiano che magari possa innescare una crisi dell’euro: secondo l’opinionista Ambrose Evans-Pritchard, i “falchi” della Banca centrale tedesca, la Bundesbank, hanno ripreso il controllo delle politiche della Banca centrale europea (Bce) costringendo il suo presidente, l’italiano Mario Draghi, a ingoiare la fine degli stimoli economici. La prossima fine del “quantitative easing”, scrive Evans-Pritchard, e’ una doccia fredda per i paesi del Sud dell’Europa e in particolare per l’Italia, che ha il maggior debito pubblico dell’Eurozona e che finora ha potuto beneficiare di bassi tassi di indebitamento nell’emissione dei suoi buoni del Tesoro.

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Allargamento dell’Ue, de Maizie’re dubita circa l’adesione dei paesi balcanici prima del 2025

09 mar 11:04 – (Agenzia Nova) – Il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano democratico Thomas de Maizie’re (Cdu), ritiene improbabile l’adesione all’Unione europea dei paesi dei Balcani occidentali prima del 2025. Gli Stati in questione dovrebbero prima soddisfare determinate condizioni. “Dare delle scadenze e’ sbagliato”, ha detto il ministro a margine di una riunione tenutasi ieri a Bruxelles.” Le maggiori lacune (dei paesi balcanici) riguardano la criminalita’ organizzata, la corruzione e i conflitti inter-statali irrisolti. Oltre al Montenegro e alla Serbia, i Balcani occidentali comprendono anche Albania, Kosovo, Fyrom e Bosnia-Erzegovina. Per quanto riguarda i flussi migratori, la Germania insiste su una “giusta” distribuzione dei rifugiati in Europa, ha sottolineato de Maizie’re. “Stiamo discutendo in che misura e il modo migliore per raggiungere questo obiettivo. Ma il punto rimane”. A causa della disputa su un possibile sistema di quote per la ridistribuzione dei rifugiati nella Ue, la prevista riforma della politica di asilo nell’Unione dal 2016 non progredisce. L’obiettivo degli Stati e’ raggiungere un accordo politico entro giugno.

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