Finestra sul mondo

Trump incolpa Obama per il ‘Russiagate’, La Spagna e la Bce, Rette universitarie troppo alte in Gran Bretagna

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

“Russiagate”, presidente Trump incolpa Obama e i Democratici per le interferenze russe

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – In una serie di tweet il presidente Donald Trump ha oggi mirato a spostare la responsabilita’ delle interferenze russe nella campagna presidenziale del 2016 sull’ex presidente Barack Obama. Il suo predecessore, riporta il quotidiano “New York Times”, non avrebbe fatto abbastanza per fermare il Cremlino. Trump ha poi precisato di non aver mai sostenuto che Mosca non fosse coinvolta. Secondo il capo della Casa Bianca, inoltre, il tentativo di investigare e contrastare le interferenze russe e’ motivo di ilarita’ in Russia. “Se l’obiettivo dei russi – ha scritto – era quello di seminare discordia e caos negli Stati Uniti, allora, con tutte le audizioni delle Commissioni, le inchieste e l’odio tra i Partiti, ci sono perfettamente riusciti”. Il 16 febbraio scorso 13 cittadini russi sono stati incriminati da un gran giuri’ federale con l’accusa di aver tentato di interferire nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. La formalizzazione dell’accusa e’ stata presentata dal procuratore speciale Mueller che indaga sul “Russiagate”. Mueller ritiene che gli indagati abbiano utilizzato i social network e inscenato manifestazioni con “l’obiettivo strategico di seminare discordia nel sistema politico degli Stati Uniti”. Gli accusati avrebbero inizialmente attaccato un certo numero di candidati, ma entro la meta’ del 2016 le loro operazioni si sarebbero concentrate sull’appoggiare la candidatura dell’attuale presidente Donald Trump e lo screditare la sua rivale del Partito democratico, Hillary Clinton. Nel testo dell’accusa, alcuni dei russi incriminati avrebbero “comunicato con individui ignari che collaboravano alla campagna elettorale di Trump e con altri attivisti nel tentativo di coordinare le attivita’ politiche”.

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Asia, gli Usa inviano un segnale alla Cina con il tour asiatico della portaerei Uss Carl Vinson

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – La portaerei statunitense Uss Carl Vinson e il suo gruppo da battagli hanno gettato l’ancora a Manila, nelle Filippine, nella giornata di venerdi’, e vi rimarranno diversi giorni prima di proseguire per una storica visita al Vietnam. La sosta della portaerei statunitense a Manila giunge a circa una settimana dalla pubblicazione di una serie di fotografie satellitari che dimostrano come Pechino abbia ormai completato la militarizzazione degli atolli contesi nel Mar cinese meridionale, primo tra tutti quello delle Spratly, rivendicato anche da Manila. Non si tratta dunque di una visita casuale, specie se si considera che l’ultima sosta di una portaerei Usa nelle Filippine risale al 2014, quando a Manila sosto’ la Uss George Washington. Nel mese di marzo, la Carl Vinson sostera’ a Danang, nel Vietnam: sara’ il primo attracco di una portaerei Usa in un porto vietnamita dal 1975, ultimo anno della guerra del Vietnam. Il Vietnam, come le Filippine, e’ protagonista di dispute territoriali con la Cina. Negli ultimi anni Washington ha reagito all’espansionismo marittimo cinese nella regione con operazioni di “liberta’ di navigazione”, inviando navi da guerra a sole 12 miglia nautiche dagli atolli unilateralmente occupati dalla Cina. L’ultima operazione di questo genere risale a meta’ del mese scorso, quando gli Usa hanno inviato un cacciatorpediniere a poche miglia dall’atollo delle Scarborough, suscitando una dura protesta da parte di Pechino. La Uss Carl Vinson non e’ ufficialmente impegnata in una di queste operazioni, stando a un portavoce del Comando Usa del Pacifico. Nondimeno, la presenza nell’area della portaerei Usa a propulsione nucleare, che trasporta una flotta di 72 aerei, costituisce un palese messaggio all’indirizzo della Cina, definita assieme alla Russia “potenza revisionista” nella strategia di sicurezza nazionale varata lo scorso dicembre dall’amministrazione del presidente Usa Donald Trump. L’invio della portaerei e’ un’ulteriore conferma della crescente pressione economica e militare che l’amministrazione Trump intende esercitare sulla Cina: una partita che si gioca da un lato sul piano commerciale e della sicurezza interna, e dall’altro proprio sul fronte “caldo” del Mar cinese meridionale, dove gli Usa e i loro alleati stanno progressivamente rafforzando la loro presenza militare.

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Nato, Washington esprime dubbi sui progetti europei di difesa irritando gli alleati

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Dopo anni spesi ad incoraggiare le nazioni europee a collaborare ed incrementare la loro spesa militare nell’Alleanza Atlantica (Nato), gli Stati Uniti hanno ora un ripensamento legato alle preoccupazioni per la Nato e al protezionismo nell’industria della difesa. Questo nuovo scetticismo statunitense, sottolinea il quotidiano “New York Times”, e’ stata la principale sorpresa della Conferenza di Monaco sulla sicurezza che si e’ tenuta la scorsa settimana. Una novita’ che ha sconcertato le Autorita’ Nato che hanno accolto con favore il nuovo impegno dell’Unione Europea a fare di piu’ per la sua difesa dopo l’annessione russa della Crimea. Lo scorso novembre, Autorita’ Usa e Nato avevano appoggiato il programma europeo di Cooperazione strutturata permanente (Pesco) che prevede l’aumento dei bilanci per la difesa e una governance integrata a livello di progetti. Washington teme, pero’, che l’iniziativa europea possa indebolire l’Alleanza Atlantica e tagliar fuori l’industria della difesa Usa dal partecipare a progetti UE. Un concetto espresso dall’ambasciatore statunitense presso la Nato, Kay Bailey Hutchison, che la scorsa settimana ha avvertito che ne’ Pesco, ne’ un nuovo fondo per la difesa europea dovrebbero essere “strumenti protezionistici” per l’Europa. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, pur plaudendo all’iniziativa europea, ha recentemente precisato che occorre “evitare duplicazioni”.

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La Spagna si gioca tutto per tornare in cima alla Bce

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – L’Eurogruppo, composto dai ministri delle Finanze dei 19 Stati che adottano la moneta unica, scegliera’ oggi quale candidato tra il ministro spagnolo dell’Economia Luis De Guindos e il governatore della Banca centrale irlandese Philip Cane sara’ il prossimo vicepresidente della Banca centrale europea (Bce). Il Parlamento europeo aveva espresso la scorsa settimana la propria preferenza non vincolante per il profilo tecnico di Lane. Lo riferisce oggi la stampa spagnola, che sottolinea come l’eventuale fallimento di De Guindos potrebbe essere dannoso per la credibilita’ dell’intera Spagna, attualmente la quarta economia dell’euro. La dirigenza della Bce, la principale istituzione europea, e’ prossima all’avvicendamento: il presidente Mario Draghi e praticamente tutti i suoi consiglieri si faranno da parte nei prossimi 18 mesi. Il rinnovamento iniziera’ oggi, quando l’Eurogruppo scegliera’ il sostituto del numero due a Francoforte, il portoghese Vi’tor Constancio. Guindos dovrebbe essere il preferito ma Lane gode ancora del sostegno del settore bancario e del Parlamento europeo, e il voto dell’Italia potrebbe sorprendere la Spagna con una manovra dell’ultimo minuto.

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Gran Bretagna, la premier May vuole che le universita’ riducano le rette

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – La premier britannica Theresa May intende fare pressione sulle universita’ del paese perche’ riducano le rette di alcuni corsi di studi: nel mirino ci sono soprattutto quei corsi di laurea, come quelli di Arte o di Scienze sociali, che non comportano alti costi di gestione da parte degli atenei e che rilasciano titoli di studi poco richiesti dal mercato del lavoro, per cui poi non garantiscono alti redditi futuri ai giovani laureati. La revisione della politica universitaria del governo oggi lunedi’ 19 febbraio trova molto spazio su tutti i principali quotidiani britannici, con ovvie sfumature basate sul diverse posizionamento politico di ciascuno di loro: in particolare il laborista “The Guardian” ed il tradizionalista “The Times”, per motivi opposti, danno voce alle critiche di quanti, nello stesso Partito conservatore e nel mondo accademico, definiscono l’intenzione annunciata dal governo come “incoerente” e “disfunzionale”. La May affrontera’ la questione dell’attesa riforma dei sussidi concessi dallo Stato alle universita’ britanniche nel corso di un discorso che terra’ oggi pomeriggio a Derby: secondo le anticipazioni fatte ieri domenica 18 dal suo ministro dell’Educazione Damian Hinds, raccomandera’ appunto il taglio delle rette per i corsi in materie artistiche ed umanistiche. La premier e’ convinta che la riforma si renda ormai necessaria perche’ e’ “fuori dal tempo” l’idea che gli studi universitari siano riservati alle classi media, mentre “ai figli degli altri” non rimarrebbe che frequentare le scuole professionali. Inoltre la May accusa il mondo accademico di non aver permesso l’emergere di una vera concorrenza tra i diversi atenei: si contano sulla punta delle dita infatti le universita’ britanniche che non hanno applicato a tutti i loro corsi di laurea il limite massimo di 9.250 sterline all’anno (10.450 euro, ndr) previsto dall’attuale legge, indipendentemente dai costi e dalla qualita’ degli studi impartiti. “Il nostro sistema universitario e’ diventato il piu’ caro al mondo”, ha notato il ministro Hinds, e quindi una profonda revisione si rivela necessaria. La riforma delle rette universitarie, commenta il “Guardian”, e’ un ulteriore tentativo del Partito conservatore di correggere le storture di un sistema che grava di debiti i giovani laureati britannici, con l’obbiettivo politico di risalire nelle preferenze dei giovani elettori che ormai in grandissima parte guardano al Partito laborista. Tuttavia, fa notare i quotidiano laborista, l’attuale struttura dei fondi stanziati dallo Stato rende oltremodo difficile agli atenei mettere in pratica le raccomandazioni del governo: sarebbe piuttosto necessaria una riforma assai piu’ ampia e profonda dell’intero sistema. Persino il tradizionalista “The Times” critica la mossa della May: l’eventuale riduzione delle rette delle lauree piu’ affollate, infatti, mette a rischio i conti delle universita’ e si riverbererebbe sulla qualita’ dell’intera offerta di corsi di studio.

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Francia, polemiche per le affermazioni del presidente dei Repubblicani

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Polemiche dopo la diffusione delle registrazioni di un discorso del presidente dei Repubblicani, Laurent Wauquiez, avvenuto a porte chiuse davanti agli studenti della Scuola di commercio di Lione, durante il quale sono state pronunciate alcune dichiarazioni-shock. Ne parla la stampa francese. Tra le frasi che piu’ hanno suscitato clamore c’e’ quella in cui si afferma che l’ex presidente Nicolas Sarkozy teneva sotto controllo i telefoni cellulari dei suoi ministri. “Le Figaro” afferma che “i responsabili del partito non hanno apprezzato le dichiarazioni polemiche” di Wauquiez”, che avrebbe telefonato sabato mattina a Sarkozy per scusarsi. Il numero uno dei Repubblicani ha poi dichiarato che ci potrebbe essere un “seguito giudiziario” alla vicenda.”Libe’ration” parla di affermazioni “trash”, come quella in cui si critica la mancanza di carisma della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Il quotidiano si chiede se quello che e’ gia’ stato ribattezzato come il “Wauquiez gate” non sia una mossa abilmente orchestrata dallo stesso leader repubblicano.

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Francia, il governo mette a punto il progetto di legge sull’immigrazione

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Il progetto di legge del governo francese sul diritto d’asilo e sull’immigrazione verra’ presentato questo mercoledi’ al Consiglio dei ministri. Ne parla la stampa francese, aggiungendo che oggi il deputato della Re’publique en marche, Aurelien Tache’, presentera’ al ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, e al primo ministro, Edouard Philippe, un rapporto sull’argomento. “Les Echos” spiega che il premier lancera’ “un lavoro interministeriale su questo rapporto” che contribuira’ anche alla definizione del progetto di legge. Collomb, che ha incontrato piu’ volte i parlamentari, esporra’ di nuovo il testo mercoledi’ davanti ai membri della maggioranza parlamentare. Libe’ration scrive che il ministro dell’Interno e’ stato piu’ volte criticato per questa riforma a causa “della sua mancanza di umanita’”. Nonostante questo, il quotidiano ricorda che secondo i sondaggi Collomb e’ uno dei ministri piu’ amati dai francesi. La nuova legge sull’immigrazione prevede un allungamento del periodo di detenzione amministrativa da 45 a 90 giorni e una riduzione dei tempi di attesa per l’esame delle richieste d’asilo. L’ex primo ministro, Manuel Valls, sostiene il progetto e afferma che e’ “un testo solido”. Dissensi da parte di alcuni deputati della Re’publique en marche, contrari alla riforma.

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Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la risposta tedesca al discorso di Netanyahu

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, l’esperto di Difesa della Spd, il socialdemocratico Fritz Felgentreu, cosi’ si e’ espresso circa il discorso del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “Gli israeliani dicono molto chiaramente che si sentono minacciati dall’Iran e avvertono le proprie decisioni politiche come minacciate esistenzialmente”. Anche il portavoce dell’AfD (alternativa per la Germania) Ruediger Lucassen ha dichiarato che “il segnale deve essere preso sul serio”. Nel suo discorso Netanyahu aveva fatto un confronto con la situazione europea prima dello scoppio della seconda guerra mondiale per quanto riguarda l’Iran e il coinvolgimento del Paese nella guerra siriana. Israele non permettera’ all’Iran di “costruire una nuova base terroristica” in Siria. L’esperto di politica estera della Cdu, il cristiano democratico Roderich Kieswetter, ha avvertito Israele di non fare affidamento su opzioni militari: “La violenza causerebbe l’esplosione dell’intero Medio Oriente”, ha detto l’ex colonnello delle Forze armate tedesche. E’ molto importante trovare soluzioni attraverso i canali diplomatici. Secondo Kieswetter un legame piu’ stretto tra Israele e gli Stati arabi, anche se si tratterebbe solo di un’alleanza di scopo, potrebbe aiutare ad aumentare la pressione sugli arabi per fare progressi sulla questione palestinese. Agnieszka Brugger (Verdi) ha dichiarato che la sempre piu’ complessa situazione in Medio Oriente e’ stata anche il risultato di una paralisi in Europa. “Siamo impegnati troppo a lungo con noi stessi, soprattutto in Germania con l’agonizzante lungo periodo per formare un governo”, ha sostenuto. Il governo federale dovrebbe fare tutto il possibile per garantire l’accordo con l’Iran.

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Conferenza sulla sicurezza di Monaco, una prospettiva preoccupante sul quadro globale

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Quando il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) ha aperto il suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, molti degli astanti hanno sorriso al tono delle sue parole, scrive il settimanale “Der Spegel”. Il ministro degli Esteri tedesco era serio quando ha dichiarato che il mondo nel gennaio 2018 e’ giunto “a un passo dall’abisso”, e che le crisi e le guerre rischiano di espandersi anziche’ essere disinnescate dalla diplomazia. Il discorso di Gabriel potrebbe essere interpretato come il tentativo del capo della diplomazia tedesca uscente di rimanere impresso nella memoria della comunita’ internazionale. Il settimanale, pero’, riconosce che il quadro trasmesso dalla Conferenza di Monaco, caratterizzata da scambi di accuse piu’ che da sforzi di dialogo, non trasmetta affatto ottimismo. Per quanto riguarda la Germania, la relazione con gli Stati Uniti rimane tesa e imprevedibile. Sebbene il segretario alla Difesa Usa James Mattis si sia recato a Monaco, non ha parlato pubblicamente, contro le regole non scritte della conferenza. “L’America per prima”, il motto del presidente Usa Donald Trump, si sta sempre piu’ mutando nella linea “America da sola”, hanno affermano molti partecipanti alla Conferenza. L’America agisce in politica estera solo se si aspetta un tornaconto immediato e personale. Inoltre la crisi con la Russia si e’ inasprita. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha imputato all’Europa un’eventuale rottura del trattato Inf sulla proibizione delle armi nucleari a medio raggio, se non verranno compiuti passi avanti sul piano di pace di Minsk per l’Ucraina. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha minacciato un intervento militare contro l’Iran. Il ministro degli Esteri iraniano Sarif ha replicato definito il discorso di Netanyahu “un numero da circo”. L’accordo nucleare con l’Iran e’ gravemente minacciato. La Turchia rimane un partner piu’ che difficile per i paesi della Nato. I rappresentanti della Turcnia a Monaco hanno difeso l’invasione della Siria settentrionale senza compromessi e hanno annunciato ulteriori operazioni contro il Pkk. Dopo la liberazione del giornalista tedesco Deniz Yuecel, Ankara si aspetta una rapida normalizzazione delle relazioni e il via libera per la consegna di armi da parte della Germania. Gli Stati Uniti stanno guidando l’escalation contro la Corea del Nord. “Dobbiamo mettere sotto pressione il regime di Kim, con tutte le opportunita’ che abbiamo”, ha dichiarato il consulente per la sicurezza di Trump H.R. McMaster In considerazione della situazione, anche il capo della conferenza, l’ex diplomatico Wolfgang Ischinger, non ha avuto molto spazio per l’ottimismo. Anche se ci sono stati molti colloqui dietro le quinte a Monaco, secondo la sua analisi, il mondo e’ pericolosamente vicino al punto di partenza per nuovi conflitti militari.

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Elezioni italiane, la Borsa di Milano supera le sorelle europee

19 feb 10:49 – (Agenzia Nova) – Tutte le Borse europee hanno perso terreno in questo inizio d’anno a causa del ritorno della volatilita’, con l’unica notevole eccezione di quella italiana: lo sottolinea il quotidiano britannico “The Financial Times” in un’analisi apparsa ieri domenica 18 febbraio; in cui sostiene come, in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo, la robusta performance delle azioni italiane sia stata solo in parte alimentata dagli investitori in cerca di buoni affari che hanno acquistato massicciamente titoli a prezzi di saldo del settore bancario come UniCredit ed Intesa Sanpaolo, mentre alla tendenza positiva hanno contribuito anche i buoni dati economici de paese. Il listino Ftse Mib di Milano e’ sopra del 4,3 per cento rispetto allo scorso anno, guidato dal rialzo del 22 per cento di Fiat Chrysler mentre Yoox Net-a-Porter Group e’ balzato addirittura del 30 per cento sull’onda dell’offerta di Richemont di prendere il pieno controllo della compagnia della moda con un accordo da 2,7 miliardi di euro; in contrasto, nello stesso periodo di tempo l’indice pan-europeo Euro Stoxx 600 e’ sceso del 2,2 per cento e l’indice tedesco Dax e’ scivolato del 3,6 per cento. “Il Ftse Mib recentemente ha guadagnato di tutti gli altri indici europei”, spiega al “Finanial Times l’analista strategico Elia Lattuga di UniCredit: “Le piccole aziende hanno fatto particolarmente bene grazie al migliorato contesto macroeconomico ed al denaro fresco riversatosi nei Pir”, i popolari piani individuali di investimento a lungo termine che godono di forti incentivi fiscali e che sono stati varati per incoraggiare gli investimenti nelle piccole e medie imprese italiane”. In vista del voto del 4 marzo prossimo, ricorda il “Financial Times”, la coalizione di centro-sinistra attualmente al governo rischia di essere sconfitta dalle forze del centro-destra guidate da Silvio Berlusconi e dall’anti-establishment Movimento 5 stelle; e tuttavia i mercati sembrano non credere affatto all’ipotesi di elezioni-shock, come dimostra l’andamento dei titoli di Stato italiani che a stento di sono mossi dall’inizio dell’anno: le obbligazioni a 10 anni dell’Italia ancora venerdi’ scorso 16 febbraio offrivano un rendimento del 2 per cento circa, in calo rispetto al 2,5 per cento del marzo 2017; lo spread con gli analoghi titoli tedeschi e’ di 128 punti base, anch’esso calato dal picco di 213 punti raggiunto nello scorso aprile. Questo andamento e’ spiegato al quotidiano britannico dal professore Lorenzo Codogno dell’Istituto europeo della London school of economics (Lse): dalle elezioni non uscira’ una maggioranza anti-establishment o anti-Europa, “ed e’ per questo che i mercati sono cosi’ tranquilli”.

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