Scontro politico e giudiziario sempre più aspro attorno ai dazi di Trump
In una sentenza storica, la Corte del Commercio Internazionale degli Stati Uniti ha stabilito che il Presidente Donald Trump ha abusato della propria autorità imponendo unilateralmente dazi doganali estesi a tutto il mondo sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977.
La decisione poteva infliggere un duro colpo a una delle strategie economiche distintive dell’ex presidente: l’uso aggressivo dei dazi come strumento per ridefinire gli equilibri del commercio globale.
Ci ha pensato la Corte d’Appello federale a ribaltare di nuovo la situazione a favore di Trump, bocciando l’ordinanza della Corte del Commercio internazionale e dando seguito a l’ira dei trumpiani che avevano già parlato di “golpe” dei giudici e di “giudici radicali”.
L’amministrazione Trump aveva anche già annunciato un eventuale ricorso alla Corte Suprema se necessario, definendo la prima sentenza come “politica”, “di parte” e “orrenda”.
Al momento è tutto in bilico, comunque, con un “fermi tutti” temporaneo. La sentenza è stata infatti “sospesa fino a nuovo ordine”, fino a quando cioè la corte avrà finito di esaminare i documenti delle istanze.
Poi tutto potrebbe accadere, sia la conferma dello stop ai dazi, sia il ricorso alla Corte Suprema da parte di Trump.
La piccola azienda di importazione di vini che ha sfidato il Golia Trump
Al centro di questa vicenda c’è anche una figura inaspettata: Victor Schwartz, fondatore della VOS Selections, una piccola azienda di importazione di vini con sede a New York, fondata quasi 40 anni fa. Schwartz e la sua società sono i principali querelanti in una delle due cause che hanno portato alla storica sentenza.
“Non avrei mai immaginato di trovarmi faccia a faccia con la persona più potente del mondo”, ha dichiarato Schwartz. Ma il suo contributo si è rivelato cruciale: la VOS Selections è diventata il simbolo di come le piccole imprese abbiano subito l’impatto dei dazi e di come possano giocare un ruolo decisivo nel contrastare politiche federali ingiuste.
È grazie alla causa guidata da Schwartz che il tribunale ha stabilito che l’amministrazione Trump aveva oltrepassato i limiti della legge e che doveva cessare la riscossione di alcuni dazi.
La sfida legale: chi ha promosso la causa?
La decisione è frutto di due ricorsi distinti:
- Uno presentato dal Liberty Justice Center, un’organizzazione apartitica, in nome di piccole imprese come la VOS Selections.
- L’altro portato avanti da una coalizione di 12 stati americani, tra cui lo Stato di New York, rappresentato dalla procuratrice generale Letitia James, che ha sottolineato: “Nessun presidente ha il potere di aumentare le tasse a suo piacimento.”
Entrambe le cause hanno contestato l’uso dell’IEEPA, sostenendo che violava la Costituzione degli Stati Uniti, la quale assegna al Congresso — e non al Presidente — l’autorità esclusiva di regolare il commercio internazionale.
Cosa è stato bloccato e cosa no
Il tribunale ha emesso un’ingiunzione permanente contro i dazi imposti sulla base dell’IEEPA, inclusi quelli della cosiddetta “Liberation Day”, un pacchetto di dazi estesi giustificati come misura d’emergenza per proteggere l’economia statunitense.
Tuttavia, altri dazi restano in vigore in quanto basati su leggi diverse:
- Sezione 232 (dazi per motivi di sicurezza nazionale, come quelli su acciaio e alluminio),
- Sezione 301 (contro pratiche commerciali sleali, soprattutto verso la Cina),
- Sezione 122 (dazi temporanei per problemi della bilancia dei pagamenti).
Analisti legali sottolineano che, sebbene la sentenza colpisca un pilastro della politica doganale trumpiana, non esclude del tutto future manovre tariffarie. Il tutto in attesa anche che si sciolga l’altro grande nodo tariffario che rischia di strozzare seriamente i rapporti commerciali con l’Unione europea.
Reazione dei mercati e dati economici deludenti
All’annuncio della decisione, i mercati finanziari hanno inizialmente reagito con entusiasmo. Gli indici principali — tra cui Nasdaq e S&P 500 — sono saliti, alimentati dalla speranza che uno dei principali ostacoli economici del 2025 potesse essere superato.
Tuttavia, l’ottimismo è stato rapidamente smorzato da un nuovo rapporto sul PIL:
- L’economia statunitense si è contratta dello 0,2% nel primo trimestre, segnando la prima flessione in tre anni.
- Le importazioni sono balzate del 42,6%, poiché molte aziende hanno anticipato gli ordini in previsione dei dazi.
- La spesa dei consumatori è rallentata e la spesa pubblica è scesa al ritmo più rapido dal 2022.
Questo mix tra sollievo legale e dati economici allarmanti ha creato incertezza nei mercati, ridimensionando il rimbalzo iniziale.
Lo scontro istituzionale
Donald Trump ha attaccato duramente la sentenza e i giudici tramite un lungo post su Truth Social, dichiarando che il presidente deve avere il potere di proteggere l’America da minacce economiche e finanziarie.
Al contrario, la procuratrice generale Letitia James ha elogiato la decisione: “La legge è chiara: nessun presidente può decidere di aumentare le tasse da solo”.
Calendario legale e opzioni strategiche per l’amministrazione
I prossimi 10 giorni saranno intensi per l’esito della guerra interna sui dazi e non si escludono altri colpi di scena. Qui di seguito una lista di possibili strade che Washington potrebbe seguire:
- L’amministrazione Trump ha già presentato ricorso, facendo partire un conto alla rovescia di 10 giorni.
- Se entro questo periodo la Corte Federale non concede una sospensione temporanea della sentenza, la Casa Bianca dovrà sospendere la riscossione dei dazi colpiti dalla decisione.
- In caso di conferma della sentenza in appello, si potrà ricorrere alla Corte Suprema, ma non è certo che quest’ultima decida di intervenire.
Strade legali alternative
Secondo memorie pubblicate da Jefferies e Goldman Sachs, l’amministrazione potrebbe fare ricorso a:
- La Sezione 122, che consente di imporre dazi temporanei fino al 15% per squilibri della bilancia dei pagamenti.
- La Sezione 301, che richiede indagini e consultazioni pubbliche contro pratiche commerciali sleali.
- Una clausola poco usata del Trade Act del 1930, che permette dazi fino al 50% su importazioni da Paesi che “discriminano” gli Stati Uniti.
Goldman Sachs ha commentato: “Ci aspettiamo che l’amministrazione Trump troverà altri modi per imporre dazi”.
La politica tariffaria a un bivio?
La sconfitta legale dei dazi basati sull’IEEPA segna un momento cruciale nella politica commerciale americana. Il fatto che sia stata guidata da un piccolo importatore di vino come Victor Schwartz dimostra quanto siano stati profondi gli effetti delle politiche tariffarie e quanto forte possa essere la risposta da parte delle piccole imprese.
La decisione rappresenta una vittoria per l’equilibrio dei poteri costituzionali, ma non decreta necessariamente la fine dell’agenda protezionista di Trump. Con altre opzioni legali a disposizione e una chiara volontà politica, la Casa Bianca potrebbe presto rilanciare la propria strategia commerciale.
Con l’udienza successiva fissata per il 5 giugno, aziende, mercati e partner internazionali attendono con attenzione le prossime mosse di questa intricata battaglia economico-legale.