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Trump è diventato il paladino della comunità LGBTQ

Ci sono notizie americane—anche di peso—che non possono essere riprese in Italia. In parte, può essere che i corrispondenti dagli Usa non abbiano voglia di scriverle. Ma anche quando giungono in redazione, se non rientrano nella “narrativa” precostituita è difficile trattarle. Richiedono tempo e spazi extra che forse non ci sono per spiegarle correttamente ai lettori. Altrimenti potrebbero farsene un’idea sbagliata…

Il 19 febbraio, quando l’amministrazione Trump ha annunciato un’iniziativa globale per sconfiggere—sì—la criminalizzazione dell’omosessualità, i giornali italiani hanno ritenuto di non riferire della novità.

Erano appena stati arrestati i genitori di Renzi e il Movimento 5 Stelle era sembrato spaccarsi per risparmiare un processo a Salvini. Poteva anche bastare così. Il giorno dopo poi, beh, era già una notizia “vecchia”. Del resto, anche la copertura Usa è stata  scarsa,  forse  per  la  sorpresa. 

La  NBC  News—uno  dei  principali  TG  serali—ha titolato:  “Amministrazione  Trump  lancia  iniziativa  globale  per  fermare  la  criminalizzazione dell’omosessualità” e il Washington Post ha offerto a denti stretti: “L’amministrazione Trump vuole aiutare la popolazione LGBTQ all’estero”, impiegando una sigla che cresce di una lettera ogni volta che si aggiunge una variante sessuale. Per ora sono: “Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender e Queer”.

L’iniziativa sarà guidata da un diplomatico, l’Ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell, un omosessuale conservatore in auge nell’amministrazione. Ha subito convocato a Berlino attivisti gay—et al.—da tutta l’Europa per “strategizzare” insieme. Nell’annunciare l’incontro, Grenell ha citato l’impiccagione a gennaio nell’Iran di un uomo accusato di avere violato le leggi del Paese che vietano la sodomia. “Esecuzioni pubbliche barbare sono fin troppo comuni nel Paese, dove i rapporti omosessuali consensuali sono criminalizzati e punibili con la fustigazione e la morte”, ha detto Grenell, aggiungendo che, “i politici, l’ONU, i governi democratici, la diplomazia e la brava gente ovunque dovrebbero farsi sentire, e a voce alta”. La strategia per promuovere la depenalizzazione è ancora incerta, ma si fa sapere che, oltre all’Onu, coinvolgerebbe i paesi membri dell’Ocse in Europa, come anche altri stati che hanno già concesso i diritti ai gay—diritti ancora negati in 72 paesi attorno al globo.

Citando l’Iran, Grenell ha dato una mano alla stampa liberale americana, fornendo una potenziale motivazione negativa per la mossa. Per la NBC, “è possibile che l’amministrazione possa vedere l’enfasi sul trattamento degli omosessuali come una leva per persuadere l’Europa ad appoggiare lo sforzo per il contenimento dell’Iran”, una motivazione che la stessa testata concede: “metterebbe però sotto stress i rapporti con gli alleati arabi che Trump vorrebbe invece con se”.

Trump è uno svitato, ma quando si tratta di togliere l’erba da sotto i piedi dell’opposizione si rivela un genio. Gli oppositori stanno ancora annaspando, ridotti a sbraitare, come si legge in un titolo della rivista gay Out, che: “Il piano di Trump per legalizzare l’omosessualità è un vecchio trucco razzista”. Secondo la rivista, “l’atteggiamento iraniano contro i gay si è comunque ammorbidito negli ultimi tempi”. Non citano la recente impiccagione.

*Nota diplomatica ‘Trump paladino dei gay’ di James Hansen

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