Finestra sul mondo

Trump e clima, Theresa May, interrogatorio Lula, Macron e Brexit, Mattarella in Argentina

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, pressioni sul presidente Trump per confermare gli accordi sul clima 

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, decidera’ a breve quale posizione adottare in merito agli impegni assunti dalla precedente amministrazione presidenziale nell’ambito dell’accordo sul clima di Parigi (dicembre 2015), denunciati dallo stesso Trump, durante la campagna elettorale dello scorso anno, come un danno inutile per l’economia nazionale. Stando a diverse fonti dell’amministrazione citate dalla “Washington Post”, la linea ufficiale dell’amministrazione in merito alla “guerra” ai mutamenti climatici verra’ stabilita oggi stesso, nel corso di due incontri alla Casa Bianca tra i piu’ importanti esponenti del governo federale. Due settimane dopo la sua elezione, lo scorso novembre, il presidente aveva alleggerito i toni, dicendosi “aperto” riguardo l’accordo di 190 Stati per il contrasto alle dinamiche del clima; dopo le nette aperture alla Cina e alla Nato delle ultime settimane, ipotizza pero’ il “Wall Street Journal”, Trump potrebbe essere tentato di irrigidire la linea dell’amministrazione proprio sul clima, cosi’ da dare alla propria base elettorale un segnale di adesione all’agenda elettorale incentrata sul nazionalismo economico che ha dato al presidente le chiavi della Casa Bianca. L’amministrazione e’ divisa, come su altre questioni, tra l’ala di orientamento populista e quella “globalista”. A premere per una conferma degli impegni assunti dagli Usa in materia di mutamenti climatici, oltre alla figlia del presidente, Ivanka Trump, ci sono anche figure di primo piano dell’amministrazione come i segretari di Difesa ed Esteri, James Mattis e Rex Tillerson. Questi ultimi hanno incassato il sostegno di un gruppo di ufficiali delle Forze armate in congedo, che come diversi esponenti della grande imprenditoria Usa si sono espressi per la prosecuzione della lotta contro il riscaldamento globale. Stando ai 17 veterani, la cui missiva e’ stata ripresa da “Bloomberg”, i mutamenti climatici costituiscono un “rischio critico per la sicurezza nazionale”.

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Afghanistan, gli Usa pronti a un drastico rafforzamento della presenza militare

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – I consiglieri di politica estera e militare del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno proposto un massiccio rafforzamento della presenza militare Usa in Afghanistan, per far fronte alla pesante offensiva dei talebani in quel paese. Il piano, che non ha ancora ottenuto l’approvazione formale da parte del presidente, rappresenta il culmine di una revisione approfondita delle politiche statunitensi in Afghanistan da parte della nuova amministrazione presidenziale, e secondo fonti della Casa Bianca citate dalla “Washington Post” ha un obiettivo ben preciso: “Ricominciare a vincere”, invertendo i rapporti di forza nel paese centro-asiatico, dove aree sempre piu’ vaste sono tornate sotto il controllo di fatto degli insorti, o vivono sotto la costante minaccia militare di questi ultimi. La nuova strategia autorizzerebbe il Pentagono a definire autonomamente le dimensioni del contingente militare Usa in Afghanistan, una decisione che sinora aveva sempre assunto la Casa Bianca. Alle Forze armate andrebbe anche maggiore autonomia nel ricorso ai raid aerei contro obiettivi dei talebani, e decadrebbero i limiti imposti dall’amministrazione Obama al numero di consulenti militari statunitensi sul campo di battaglia. Trump dovrebbe decidere se approvare o meno la proposta entro il prossimo 25 maggio, data del prossimo summit Nato di Bruxelles cui il presidente Usa prendera’ parte di persona.

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Regno Unito, May conferma l’obiettivo di un saldo migratorio inferiore a centomila

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Theresa May, premier del Regno Unito e leader del Partito conservatore, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha confermato che il programma elettorale Tory conterra’ l’impegno a ridurre il saldo migratorio sotto le centomila unita’ all’anno, nonostante l’obiettivo, gia’ promesso nel 2010 e nel 2015, sia stato finora mancato. “Vogliamo portare il saldo migratorio a livelli sostenibili. Crediamo che cio’ sia nell’ordine delle decine di migliaia”, ha dichiarato in un intervento elettorale a Harrow, a nord di Londra. La scelta di fissare una soglia e’ controversa anche all’interno della sua stessa area politica: il gruppo conservatore liberale Bright Blue, al quale aderiscono 140 parlamentari, ha criticato la proposta perche’ arbitraria e non realistica. Altre fonti interne al partito, tuttavia, ritengono che confermare questo impegno dia agli elettori la percezione che il governo lavori per l’obiettivo, per quanto difficile da conseguire. Secondo le stesse fonti, la prima ministra e’ intenzionata a includere nel numero anche gli studenti, contrariamente ad altri esponenti. May, che per sei anni ha gestito la politica dell’immigrazione guidando il ministero dell’Interno, pensa che con la Brexit sara’ piu’ facile ottenere il risultato, perche’ si porra’ fine alla libera circolazione delle persone e si riprendera’ il controllo delle frontiere.

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Brasile, si avvicina l’udienza a Lula; l’ex presidente e’ sempre piu’ popolare

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Cresce l’attesa per l’interrogatorio dell’ex presidente brasiliano Inacio Luis Lula da Silva. I legali del leader, indagato per un caso di presunta corruzione, chiedono di poter rimandare l’udienza prevista per domani denunciando la mancanza di tempo utile ad esaminare le carte. I documenti su cui si basa l’accusa erano stati sollecitati a ottobre scorso ma sono arrivati solo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, avvertono gli avvocati: troppo poco tempo per leggere circa 100mila pagine di accuse. I presunti abusi della giustizia nei confronti di Lula sono alla base della sua ritrovata popolarita’, osserva l’ex ministro Ciro Gomes: “una parte importante della popolazione brasiliana trova che Lula e’ un perseguitato politico”, avverte Gomes commentando l’ascesa nei sondaggi dell’ex capo di Stato, pronto a correre ancora per la presidenza. “Il popolo brasiliano odia la persecuzione e Lula e’ bravissimo nell’interpretare la psicologia popolare”, sottolinea il ministro. Dinanzi a lui, Lula trovera’ il giudice Sergio Moro, magistrato cui spettano numerosi processi aperti su casi di presunta corruzione e altro campione di popolarita’ nell’opinione pubblica brasiliana. Un duello sul quale i riflettori sono accesi da tempo, anche se Moro ha deciso di non alzare ulteriormente i toni. E’ stata infatti respinta la richiesta dei legali di Lula di procedere a una registrazione televisiva accessoria, oltre a quella garantita dal tribunale. E anche il clima che si prepara fuori dal palazzo di Giustizia di Curutuba, sede del processo, e’ particolarmente caldo. Avvertito delle manifestazioni pro e contro il leader del Partito dei lavoratori, l’amministrazione comunale ha disposto il divieto di assembramenti di piazza per quarantotto ore, decisione contro cui la “Defensoria Publica” dello Stato di Parana’ ha presentato immediato ricorso.

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Il Regno Unito vede in Macron un interlocutore duro nei negoziati sulla Brexit

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il “Financial Times”, impegnata nella campagna per le elezioni politiche dell’8 giugno, ha esortato gli elettori a darle un mandato forte quanto quello del neoeletto presidente della Francia, Emmanuel Macron, considerato evidentemente un interlocutore duro nei negoziati sull’uscita dall’Unione Europea: “E’ stato eletto con un forte mandato col quale puo’ assumere una posizione forte nei negoziati. Dobbiamo assicurarci di avere un mandato altrettanto forte e una posizione negoziale altrettante forte”, ha dichiarato. La sua squadra, benche’ lieta che il candidato liberale, pro mercato e anglofono abbia battuto la leader del Fronte nazionale, Marine Le Pen, si aspetta che la sua presidenza, marcatamente europeista, abbia un impatto rilevante sulle trattative per la Brexit. Un segno del nervosismo britannico si e’ colto anche nel quotidiano londinese “Evening Standard”, diretto dall’ex cancelliere dello Scacchiere conservatore George Osborne, che ha titolato “Macron prende di mira i posti di lavoro della City”: il neoeletto presidente francese, infatti, ha detto chiaramente di voler attirare i servizi finanziari a Parigi. Il nuovo leader dell’Eliseo, inoltre, ha invocato una revisione del Trattato di Le Touquet, firmato nel 2003 da Jacques Chirac e Tony Blair, che permette ai due paesi di effettuare i controlli alle frontiere l’uno nel territorio dell’altro. Secondo fonti diplomatiche britanniche, inoltre, la vittoria di Macron e la ripresa dell’area dell’euro rafforzeranno la fiducia dell’Ue in vista delle trattative. Jean Pisani-Ferry, consigliere economico del presidente francese eletto, ha dichiarato che Macron sara’ un partner esigente ma non assumera’ un atteggiamento punitivo: non ha alcun interesse a una Brexit “dura” e vuole mantenere i legami nell’economia, nella difesa e nella ricerca scientifica, a vantaggio di tutte le parti. Secondo Charles Grant, direttore del Centre for European Reform, le trattative potrebbero essere agevolate dalla presenza di un presidente francese forte accanto alla cancelliera della Germania, Angela Merkel: e’ meglio avere davanti qualcuno che abbia autorita’ e comprenda la Gran Bretagna.

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Mattarella in Argentina, fiducia a Buenos Aires e spinta all’accordo Ue-Mercosur

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – L’appoggio al negoziato tra Unione europea e Mercosur, la scommessa dell’Italia sullo sviluppo economico dell’Argentina. Sono i temi principali dei colloqui tenuti ieri a Buenos Aires tra il presidente italiano Sergio Mattarella e il capo di Stato argentino Mauricio Macri. L’Italia “mettera’ tutte le energie possibili per far si che il Mercosur e l’Unione europea avanzino rapidamente con la firma di un accordo di libero commercio”, ha detto Mattarella sottolineando il valore dell’intesa per i paesi che sono coinvolti, non solo perche’ apre a un mercato di 700 milioni di persone, ma anche perche’ “e’ un altro segnale dell’importanza dell’apertura commerciale, e’ interesse di tutti i paesi della comunita’ internazionale”. L’intesa, ferma da anni, e’ stata fortemente rilanciata proprio negli ultimi mesi grazie anche alla spinta data dal governo Macri alla riapertura di molte relazioni internazionali. Nel round negoziale tenuto a marzo a Buenos Aires, le parti – il Mercosur comprende oltre all’Argentina anche il Brasile, il Paraguay e l’Uruguay – hanno gettato le basi per una firma che potrebbe arrivare entro la fine del 2017. La visita di Mattarella, la prima di un capo di Stato italiano in Argentina dopo 16 anni, e’ servita anche a stringere accordi di cooperazione e sviluppare opportunita’ economiche: da Roma e’ arrivata una delegazione di circa 50 imprenditori e al termine dell’incontro tra i cap di Stato si e’ parlato di investimenti pari a circa 100 milioni di dollari. In carniere vanno progetti di sviluppo nel settore aeronautico, contratti statali per opere ferroviarie, un impianto di batterie al litio che l’italiana Fam sviluppera’ nella provincia settentrionale dello Jujuy, mentre l’Anas interverra’ con specifici progetti per migliorare il sistema viario nella provincia di Santa Fe.

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Francia, Brigitte Macron inaugurera’ uno statuto della “premie’re dame”?

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Sin dall’inizio dell’avventura politica del neoeletto presidente Emmanuel Macron, sua moglie Brigitte e’ stata onnipresente al fianco del marito e fra qualche giorno rivestira’ l’abito di “premie’re dame” della repubblica: si tratta di una funzione puramente simbolica, fa notare il quotidiano “Libe’ration”, perche’ la Costituzione francese non fa alcuna menzione della sposa del capo dello Stato; ma secondo il giornale Macron potrebbe ben cambiare le cose. Nel corso della campagna elettorale il giovane neopresidente aveva piu’ volte dichiarato di voler istituire uno “statuto della premie’re dame”, per mettere fine a questa “forma di ipocrisia” tutta francese: “Vorrei che si pensasse alla questione”, aveva detto, “perche’ sia riconosciuto un ruolo alla persona” che vive accanto al presidente della Repubblica; “Brigitte stessa decidera’ che cosa vorra’ essere o fare”, aveva aggiunto. Attualmente nessun testo ufficiale cita in alcun caso la sposa del presidente, ad eccezione di una circolare del 1955 sulla pensione di reversibilita’: non ci sono quindi ne’ regole ne’ protocolli scritti per la “premie’re dame”. E tuttavia tutte le spose dei presidenti hanno avuto a disposizione all’Eliseo un proprio ufficio, uno staff e ovviamente anche un servizio di sicurezza. quale potrebbe dunque essere il ruolo di Brigitte Macron, si chiede “Liberation”? Il neo presidente Macron nel recente passato ha detto di pensare “ad un ruolo ufficiale, perche’ ha sempre avuto un ruolo essenziale nella mia vita”; tuttavia, aveva aggiunto, “non sarebbe stipendiata dallo Stato”. Secondo “Liberation”, la moglie di Macron potrebbe avere un ruolo simile a quello delle “first lady” negli Stati Uniti: neppure in America e’ una figura riconosciuta nella Costituzione, eppure il loro ruolo non e’ mai stato messo in discussione: oltre ad affiancare il marito presidente nelle occasioni ufficiali, le first lady americane rivestono un ruolo istituzionale ed associativo, perpetuando da decenni la tradizione statunitense soprattutto nell’ambito delle attivita’ di beneficenza. Resta da vedere, conclude il giornale, se la nuova “premie’re dame” francese sara’ in grado di essere altrettanto impegnata ed influente della penultima first lady Usa, Michelle Obama.

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 Francia, la destra e’ sull’orlo dell’esplosione?

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – La ricomposizione del quadro politico in Francia accelera dopo l’elezione di Emmanuel Macron: lo scrive il quotidiano economico “La Tribune”, che rileva come si stiano moltiplicando i segnali verso il giovane presidente da parte di importanti esponenti della destra “classica” e si chiede se il centro-destra francese non sia sull’orlo dell’esplosione. Due sono i “tenori” della destra che secondo la “tribune” sono “in marcia” verso Macron: Bruno Le Maire, che fu ministro dell’Agricoltura nei governi di Nicolas Sarkozy e che a dicembre scorso ha conteso a Francois Fillon la candidatura presidenziale per il centro-destra; e Christian Estrosi, che ieri lunedi’ 8 maggio si e’ dimesso dalla presidenza della Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Paca). Le Maire ancora ieri ha rinnovato pubblicamente la sua offerta di collaborazione al governo di Macron; Estrosi sempre ieri ha detto di aver declinato l’offerta di entrare nel nuovo governo e di volersi concentrare sul suo ruolo di sindaco di Nizza: ma secondo “La Tribune” con le sue dimissioni il sindaco della citta’ martire del terrorismo punta a diventare il futuro ministro dell’Interno. Queste prime incrinature nella destra sono un segnale d’allarme per I Repubblicani (LR, ex Ump) che sotto la guida del loro presidente ad interim François Baroin sperano di vincere le elezioni parlamentari dell’11 e 18 giugno prossimi per imporre una “coabitazione” a Macron. I prossimi giorni, scrive “La tribune”, ci diranno se altri deputati Repubblicani preferiranno evitare il rischio elettorale e decideranno di schierarsi sotto le bandiere di Macron: ma c’e’ poco tempo, perche’ il neoeletto presidente ha dato un colpo di acceleratore annunciando che il suo movimento “En Marche!” (“In Marcia”, ndr), che ha gia’ cambiato nome in “La Re’publique en marche” (“La Repubblica in cammino”, ndr), rendera’ noti dopodomani giovedi’ 11 maggio i nomi dei suoi candidati per tutti i 577 seggi in palio all’Assemblea Nazionale. Le elezioni parlamentari di giugno, secondo “La Tribune”, rischiano cosi’ di diventare il detonatore che fara’ esplodere il centro-destra, sbranato dal nuovo “centro per il cambiamento” che Macron vuole fondare e la “alleanza dei patrioti” su cui punta Marine Le Pen, il cui Front national e’ gia’ in posizione di forza in numerose circoscrizioni elettorali finora appannaggio dei deputati della destra “classica”.

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La Germania concede l’asilo ai primi rifugiati turchi

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Le autorita’ tedesche hanno accolto alcune delle 450 domande d’asilo di militari funzionari turchi presentate all’Ufficio federale per la migrazione (Bamf) dopo il colpo di Stato fallito dello scorso luglio, e la durissima repressione del dissenso da parte di Ankara nei mesi successivi. Lo riferisce la “Sueddeutsche Zeitung”, che ha ricevuto una conferma in proposito da parte del ministero dell’Interno. Migliaia fra soldati turchi e funzionari governativi, accusati di essere complici del predicatore Fethullah Guelen, sono fuggiti all’estero lo scorso anno per scampare agli arresti di massa, e in centinaia hanno chiesto asilo in Germania. Stando al quotidiano tedesco, le autorita’ di Berlino hanno voluto attendere l’esito del referendum costituzionale turco, che ha formalizzato la rapida transizione di quel paese verso un sistema di governo autocratico. Secondo fonti del Bamf e del ministero degli Esteri citate dal quotidiano, in Turchia “vi sono chiare evidenze di una persecuzione sistematica dei presunti sostenitori del movimento di Guelen”. I casi che il Bamf si trova a dover esaminare sono piu’ di 7.700. Lo scorso anno il tasso di accettazione delle domande d’asilo e’ stato dell’otto per cento, ma e’ previsto, secondo informazioni governative, in significativo aumento. Dalla scorsa estate sono stati piu’ di 130 mila i funzionari turchi licenziati o sospesi con l’accusa di collaborazionismo con il movimento di opposizione.

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Germania, spionaggio fiscale svizzero: dure critiche al ministro Schaeuble

09 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – La vicenda della presunta spia svizzera arrestata nei giorni scorsi in Germania ha scatenato un acceso dibattito all’interno della Grande coalizione; il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, in particolare, ha attirato su di se’ pesanti critiche con un il suo prudenziale invito a “evitare giudizi prematuri” e attaccare la Svizzera. I Socialdemocratici (Spd), in particolare, hanno contestato la cautela del ministro. “‘Andrebbe ricordato che Schaeuble voleva aiutare la Svizzera con un accordo per un condono fiscale”, ha accusato il capogruppo parlamentare dell’Spd, Thomas Oppermann, intervistato dallo “Spiegel”. “Se avesse prevalso la linea del ministro delle Finanze, non avremmo avuto i cd con i nomi degli evasori”, ha proseguito Oppermann, riferendosi ai dati personali dei titolari tedeschi di conti bancari svizzeri ottenuti in maniera non propriamente lecita dalle autorita’ fiscali tedesche, e cui la Svizzera avrebbe reagito con una operazione di contro-spionaggio. Il ministro della Giustizia, Heiko Maas (Spd), che aveva definito la vicenda come “del tutto inaccettabile”, e’ stato richiamato da quello delle Finanze alla moderazione. “Non intendo criticare i membri del Governo tedesco, ma una parola ai suoi colleghi svizzeri sarebbe opportuna”, ha ribadito Oppermann riferendosi a Schaeuble. Anche il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (Spd) ha rivolto critiche al collega delle Finanze: “Il ministro federale della Cdu Schaeuble ha probabilmente la coda di paglia sulla questione dell’evasione fiscale in Svizzera”, ha dichiarato Gabriel alla “Passauer Neue Presse”, salvo poi esortare tutti alla calma, ribadendo che l’amicizia fra i due Paesi non e’ in discussione.

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