La Casa Bianca ha scritto ieri nella nota post-negoziato sui dazi fra Trump e von der Leyen che l’Unione Europea ha accettato di abbandonare la controversa proposta (web tax, internet tax o fair share), che prevedeva che le piattaforme online pagassero un contributo per le reti in fibra e 5G delle compagnie di telecomunicazioni europee. Tuttavia, i funzionari europei non hanno confermato l’affermazione della Casa Bianca e un portavoce della Commissione Europea ha detto che la questione deve essere sottoposta all’iter legislativo, si legge in una analisi approfondita sul sito specializzato Ars Technica.
Web tax: Giorgetti, abolirla? Valuteremo. Abbiamo ipotesi per evitare ritorsioni
Intanto, anche in Italia si accende il dibattito. Abolire la web tax per evitare uno scontro con gli Stati Uniti? “E’ una vecchia storia. La web tax non è contenuta negli accordi che hanno fatto in Scozia, gia’ quando e’ stata introdotta ha causato un po’ di contenzioso. Noi valuteremo, abbiamo delle ipotesi sul tavolo da proporre. E’ una questione che non e’ stata definita in sede europea. L’Italia la ha, altri Paesi in Europa non ce l’hanno”. Lo dice il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo ai cronisti in Transatlantico.
La nota della Casa Bianca
Una scheda informativa della Casa Bianca sull’accordo commerciale del Presidente Trump con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen contiene un breve riferimento all’accordo dell’Europa di non imporre tariffe per l’utilizzo della rete.
“Gli Stati Uniti e l’Unione Europea intendono affrontare le barriere commerciali digitali ingiustificate”, ha affermato la Casa Bianca. “A tale riguardo, l’Unione Europea conferma che non adotterà né manterrà tariffe per l’utilizzo della rete. Inoltre, gli Stati Uniti e l’Unione Europea manterranno zero dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche”.
Fair share, gli Isp lo chiedono da anni
Da anni gli Isp europei chiedono pagamenti alle aziende tecnologiche Usa che utilizzano (per non dire che intasano) le loro reti. Mentre le aziende tecnologiche pagano per l’accesso a Internet e talvolta costruiscono la propria infrastruttura di rete, le compagnie di telecomunicazioni sostengono che le piattaforme tecnologiche impongono un onere così elevato sulle loro reti che dovrebbero effettuare pagamenti aggiuntivi per contribuire a finanziare la costruzione dei network ultrabroadband. Le telecomunicazioni la chiamano “fair share”, “internet tax” o “web tax”.
I funzionari europei stanno lavorando a un Digital Networks Act che potrebbe includere o meno una disposizione sui costi di utilizzo della rete. Un briefing del Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo afferma che la legislazione in corso di elaborazione potrebbe affrontare “il dibattito sul contributo ai costi di rete”, o “fair share”.
Ue: “Abbiamo il diritto sovrano di legiferare”
Dopo la dichiarazione di ieri della Casa Bianca sulla conferma che l’Europa non adotterà i costi di utilizzo della rete, il portavoce della Commissione Europea Thomas Regnier “ha negato che ci sia stata tale conferma”, si legge in un articolo di MLex.
“Quello che stiamo dicendo è che il Digital Networks Act sarebbe un atto legislativo e che abbiamo il diritto sovrano di legiferare come vogliamo”, ha detto Regnier. “C’è una questione in sospeso, la questione della giusta ripartizione (‘fair share’). Non risale a ieri, e verrà affrontata, ma non ha nulla a che fare in particolare con gli Stati Uniti. Questo deve essere affrontato nella nostra prossima legislazione. Questo è esattamente ciò che faremo”.
E’ forse un accordo provvisorio Trump-von der Leyen?
Se il riferimento alle tariffe di utilizzo della rete nella scheda informativa della Casa Bianca ha almeno un fondo di verità, potrebbe riferirsi soltanto a un accordo provvisorio tra Trump e von der Leyen. L’accordo commerciale complessivo, che include un tetto massimo del 15% sui dazi per la maggior parte delle esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti, non è definitivo, come ha sottolineato la Commissione Europea nel suo annuncio.
“L’accordo politico del 27 luglio 2025 non è giuridicamente vincolante”, si legge nel comunicato della Commissione Europea. “Oltre ad adottare le misure immediate promesse, l’UE e gli Stati Uniti negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne, per attuare pienamente l’accordo politico”.
Le Big Tech sperano che le tariffe di utilizzo siano abolite
Il governo dell’Unione Europea ha chiesto il parere del pubblico sulle tariffe di rete nel 2023, incontrando l’opposizione delle aziende tecnologiche statunitensi e dell’amministrazione Biden. Mentre gli ISP europei spingevano per nuove tariffe per le aziende online che rappresentavano oltre il 5% del traffico di punta medio, l’amministrazione Biden ha affermato che il piano “potrebbe rafforzare la posizione dominante sul mercato dei maggiori operatori… creare per gli operatori un nuovo collo di bottiglia rispetto ai clienti, aumentare i costi per gli utenti finali” e minare la neutralità della rete.
Casa Bianca vaga sul settore tecnologico
Come ha scritto oggi l’analista del settore tecnologico Dean Bubley, la dichiarazione della Casa Bianca sulle tariffe di utilizzo della rete è vaga e “il diavolo si nasconde nei dettagli”. Un aspetto da tenere d’occhio, ha detto, è se l’Europa vieti metodi indiretti per addebitare le tariffe di utilizzo della rete, come ad esempio far sì che sia il governo a regolare le controversie sull’interconnessione IP.
Bubley ha ipotizzato che la Commissione Europea potrebbe aver “ricevuto un sacco di feedback negativi” sulle tariffe di utilizzo della rete in una recente consultazione pubblica sul Digital Networks Act e che l’accordo commerciale fornisca “una bella scusa, in stile Trump, per bocciare l’intera idea, che in ogni caso presentava enormi difetti e contraddizioni interne, e che in particolare andava contro gli obiettivi dell’UE di avere un’industria dell’intelligenza artificiale solida, che scommetto sia considerata a Bruxelles molto più importante”.
Dettagli dell’accordo scarsi
L’annuncio della Casa Bianca è stato accolto con favore dalla Computer & Communications Industry Association (CCIA), un gruppo di pressione per aziende tecnologiche tra cui Amazon, Apple, Cloudflare, eBay, Google, Intel e Meta. “L’accordo prevede un processo per rimuovere le barriere ingiustificate al commercio digitale, inclusa la rinuncia alle tariffe di utilizzo della rete proposte che obbligano le aziende tecnologiche statunitensi a sovvenzionare gli operatori di telecomunicazioni europei”, ha sostenuto ieri il gruppo in una nota. Tuttavia, la CCIA ha riconosciuto che “i dettagli rimangono scarsi” su cosa sia effettivamente contenuto nell’accordo.
Nei commenti depositati lo scorso anno presso l’Ufficio del Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti, la CCIA ha affermato che gli ISP stanno chiedendo alle aziende tecnologiche di pagare commissioni “per facilitare la fornitura di contenuti richiesti dai clienti degli ISP… Le tariffe per l’utilizzo della rete verrebbero probabilmente imposte principalmente ai fornitori di servizi online statunitensi che offrono contenuti e applicazioni in Europa che hanno generato una domanda significativa da parte dei consumatori”.
Anche la FCC ha chiesto il conto alle Big Tech negli Usa
L’argomentazione del settore delle telecomunicazioni secondo cui le aziende tecnologiche dovrebbero pagare una “fair share” per i costi di costruzione della rete è stata ripresa più volte dal presidente della Federal Communications Commission, Brendan Carr. Carr ha affermato negli anni precedenti che “le Big Tech si sono godute la nostra infrastruttura Internet senza pagare, evitando i miliardi di dollari di costi necessari per mantenere e costruire quella rete”.
Negli Stati Uniti, far pagare alle aziende tecnologiche gli aggiornamenti della rete a banda larga potrebbe comportare l’obbligo di versare contributi al Fondo per il Servizio Universale della FCC. Ma se la Casa Bianca di Trump si opponesse all’applicazione di tariffe simili in Europa, il settore delle Big Tech avrebbe argomenti più forti contro l’introduzione di nuove tariffe negli Stati Uniti.