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Trump contro Assad, Tensione Spagna-Catalogna, La Gran Bretagna contro la Russia per gli avvelenamenti di Salisbury

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Stati Uniti-Siria, Trump, mai discusso dell’assassinio di Assad

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha negato di aver mai discusso dell’omicidio del presidente siriano Bashar al Assad. Le indiscrezioni sul presunto ordine sono contenute nell’ultimo libro del giornalista statunitense Bob Woodward, “Fear: Trump in the White House”. Secondo le informazioni raccolte dal reporter noto per lo scoop del caso Watergate, Trump avrebbe chiesto l’uccisione di Assad al suo segretario alla Difesa, James Mattis, in risposta al presunto attacco chimico sulla popolazione civile dell’aprile del 2017. “Niente affatto, il libro e’ una finzione”, ha detto Trump ai giornalisti ribadendo che l’assassinio di Assad non e’ stato “mai nemmeno discusso”. “No, non e’ mai stato nemmeno contemplato, ne’ sarebbe contemplato e non sarebbe dovuto essere scritto nel libro”, ha aggiunto Trump. Sempre secondo il libro di Woodward, Mattis avrebbe promesso al capo della Casa Bianca che avrebbe eseguito l’ordine. Tuttavia, avrebbe in seguito preparato un piano che prevedeva attacchi aerei limitati e che non avrebbe in alcun modo messo in pericolo la vita del presidente siriano. Tale versione dei fatti e’ stata negata anche dallo stesso Mattis. I commenti di Trump su Assad arrivano mentre gli Stati Uniti continuano a monitorare le crescenti tensioni nella provincia di Idilb in Siria, ultima grande roccaforte dei ribelli del paese. La Casa Bianca ha avvertito Assad di non usare armi chimiche contro i suoi cittadini, poche ore dopo l’alleato della Siria, la Russia, ha colpito Idlib. Gli aerei di Mosca hanno preso di mira la provincia nordoccidentale con circa 30 attacchi aerei. I raid, secondo il “Wall Street Journal”, sarebbero inoltre stati accompagnati dall’artiglieria di Assad, provocando almeno 17 vittime fra i civili, tra cui cinque bambini.

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Stati Uniti, Trump definisce “vigliacco” l’editoriale anonimo del “Nyt” sul movimento di resistenza dentro l’amministrazione

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito “vigliacco” l’editoriale anonimo – pubblicato dal quotidiano “New York Times”- scritto da un attuale alto funzionario della sua amministrazione che ha ammesso di far parte di un movimento di resistenza che lavora attivamente per ostacolare l’agenda politica del presidente. La surreale lotta tra Trump e alcuni membri della sua stessa squadra ha caratterizzato sin dall’inizio il suo mandato ma questa settimana il clima di tensione e’ stato portato alla ribalta in un modo che ha sollevato dubbi sulla capacita’ di governare del presidente e sulle responsabilita’ e i doveri delle persone che lavorano per lui. Sarah Huckabee Sanders, portavoce della Casa Bianca, ha rilasciato una dichiarazione in cui si ribadisce che “l’individuo che c’e’ dietro ha scelto di ingannare, piuttosto che sostenere, il presidente eletto degli Stati Uniti”. “Non sta mettendo il paese al primo posto, ma se’ stesso e il suo ego davanti alla volonta’ del popolo statunitense. Questo codardo dovrebbe fare la cosa giusta e dimettersi”. “Molti incaricati di Trump hanno promesso di fare tutto il possibile per preservare le nostre istituzioni democratiche, contrastando gli impulsi piu’ sbagliati di Trump fino a quando non sara’ fuori dal suo incarico”, ha scritto l’autore anonimo, che si e’ detto essere parte di un movimento di “resistenza” all’interno dell’amministrazione Trump.

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Spagna-Catalogna, Sanchez, “non e’ in gioco l’indipendenza ma la convivenza”

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Resta alta la tensione fra Spagna e Catalogna dopo che il presidente della Generalitat, Quim Torra, ha annunciato che non rispettera’ un’eventuale sentenza di condanna da parte della Corte suprema nei confronti dei politici catalani accusati di ribellione, aprendo cosi’ alla possibilita’ di liberare i detenuti nel caso di un verdetto sfavorevole. Lo rende noto il quotidiano spagnolo “El Pais”. Il premier Pedro Sanchez, durante un viaggio in Svezia a sostegno della campagna elettorale del suo alleato socialdemocratico, il presidente Stefan Lofven , ha voluto lanciare un avvertimento a Torra nella speranza di attenuare i toni e tornare sulla via del dialogo. “La Spagna e’ uno stato di diritto democratico. Chi governa e’ chiamato a rispettare le sentenze anche se non le condivide. Oggi in Catalogna non e’ in gioco l’indipendenza ma la convivenza. Quindi chiedo piu’ responsabilita’ e meno parole”, ha detto il primo ministro in una conferenza congiunta con il suo omologo svedese.

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Intervista del “Pais” a Moscovici, “la Spagna non e’ l’Italia, ha un governo che rispetta le regole”

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – “L’Italia ha un governo populista in cui ci sono ministri e leader politici che cercano di sfidare l’eurozona. Non si puo’ paragonare alla Spagna che, seppure avra’ problemi a elaborare il Bilancio, ha un esecutivo pro-europeo che rispetta le regole e che sta riducendo il deficit”: lo ha detto Pierre Moscovici, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, in una lunga intervista al quotidiano “El Pais” in cui ha analizzato molto da vicino la situazione del Belpaese. “La Commissione non e’ l’origine dei problemi dell’Italia – ha spiegato – se continuo a chiedere (al governo di Roma, ndr) di consolidare i conti e’ perche’ ha un enorme debito pubblico del 130 per cento del Pil che pesa sulla sua capacita’ di investire a favore dei cittadini e di dare fiducia agli investitori”. Per Moscovici, “il consolidamento fiscale non significa austerita’ ma miglioramento delle politiche di spesa, delle infrastrutture, della capacita’ produttiva, eliminazione delle inefficienze”, ovvero i problemi piu’ gravi dell’Italia. In risposta a una domanda sulle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha fatto sapere che ritocchera’ “leggermente” l’obiettivo del deficit, il commissario Ue ha detto che non intendere dare seguito a tali affermazioni. “Ovviamente – ha sottolineato – tornare al 3 per cento sarebbe un passo indietro sostanziale ma non e’ un messaggio espresso dal ministro delle Finanze e non e’ questo lo spirito che ci aspettiamo dall’Italia”.

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La Gran Bretagna rilancia le accuse alla Russia per gli avvelenamenti di Salisbury

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Torna di drammatica attualita’ lo scontro spionistico-diplomatico-politico tra la Gran Bretagna e la Russia intorno al tentato omicidio dell’ex spia sovietica Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, avvenuto nello scorso marzo nella citta’ britannica di Salisbury mediante l’utilizzo dell’agente nervino “novichok”, e del successivo accidentale avvelenamento di una coppia di cittadini britannici abitanti nella stessa area, che erano stati contaminati dopo aver inavvertitamente raccolto il contenitore del veleno nel giugno scorso con la successiva morte della donna. Ieri mercoledi’ 5 settembre il primo ministro Theresa May nel corso di una sua drammatica sessione parlamentare ha pubblicamente fatto i nomi degli autori degli avvelenamenti di Salisbury identificati dal controspionaggio britannico: si tratterebbe di due agenti del servizio segreto miltare russo (GRU), entrati in Gran Bretagna utilizzando i nomi Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, probabilmente fittizi. Puntando il dito contro il presidente russo Vladimir Putin, la premier May ha affermato che l’operazione segreta condotta dai due a Salisbury non e’ stata opera di cani sciolti ed ha direttamente accusato la responsabilita’ dei piu’ alti livelli del Cremlino. La clamorosa denuncia ovviamente oggi giovedi’ 6 settembre e’ riportata sulle prime pagine di tutti i quotidiani britannici, che pubblicano anche le foto dei supposti agenti segreti russi all’aeroporto ed appostati a Salisbury. Il governo di Mosca in serata ha reagito negando in toto le accuse e controbattendo che tutta la storria sarebe soltanto una montatura da parte del governo britannico. Nel suo intervento alla Camera dei Comuni la premier Theresa May ha poi dichiarato che il suo esecutivo “d’ora in poi utilizzera’ l’intero arsenale degli apparati di sicurezza” britannici contro il GRU russo: cosa questa durissima dichiarazione possa significare in concreto e’ assai arduo da valutare; secondo il quotidiano “The Times”, in sostanza la presa di posizione della May e’ il preannuncio quantomeno di una “guerra informatica” su larga scala tra la Gran Bretagna e la Russia e certamente quello di una ritorno alla “guerra fredda” tra i due paesi. La premier ha anche reso noto di aver anticipato la sua mossa al presidente degli Stat Uniti, Donald Trump, ed ha annunciato che il governo britannico oggi stesso giovedi’ 6 portera’ la questione all’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La vicenda ha anche una ricaduta nella politica interna britannica: intervenendo ieri alla Camera dei Comuni dopo la dichiarazione del primo ministro, il leader laborista Jeremy Corbyn ha si’ condannato la vicenda degli avvelenamenti di Salisbury, ma ha accuratamente evitato di seguire il governo e di puntare il dito sulle responsabilita’ della Russia; la sua presa di posizione e’ stata accusata di essere ambigua da parte di tutti gli altri leader di partito presenti in Parlamento, e non manchera’ secondo il “Times” di imbarazzare ulteriormente il Partito laborista gia’ alle prese con la disputa interna sull’anti-semitismo sepreggiante tra le fila dei suoi militanti e piu’ in generale nell’intera sinistra britannica.

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Francia: il presidente Macron riorganizza i servizi di comunicazione

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, riorganizza il suo servizio di comunicazione in uno dei momenti piu’ delicati del suo mandato. Lo riferisce la stampa francese, dopo le voci circolate ieri sulle possibili dimissioni del portavoce dell’Eliseo, Bruno Roger Petit, smentite in serata dal diretto interessato. A prendere il posto di Petit e’ gia’ pronto Sylvan Fort, la “penna” che prepara i discorsi a Macron. Secondo delle informazioni pubblicate da “Les Echos”, Fort dovrebbe assumere la direzione della comunicazione, mentre al Servizio di informazione del governo dovrebbe andare Marion Burlot, attualmente capo del servizio stampa dell’Eliseo. Il circolo dei fedelissimi riconosce che sono stati fatti degli errori di comunicazione in questa prima fase del mandato. Un mea culpa come se ne vedono pochi negli ambienti macroniani. In particolare, il problema riguarda la strategia attuata fino ad oggi, troppo simile a quella utilizzata nella campagna elettorale per le presidenziali dello scorso anno. La riorganizzazione della comunicazione riguarda anche la politica estera, che attualmente e’ in mano a una cellula diplomatica, poco abituata agli “ingranaggi politici e mediatici”. Anche in questo settore e’ previsto un cambiamento.

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Francia, Macron si prepara ad affrontare i populismi europei

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, continua il suo tour nell’Unione europea con una visita in Lussemburgo prevista per oggi. Lo scrive “Libe’ration”, sottolineando che il capo dello Stato francese punta a riunire i dirigenti politici del Benelux per creare un fronte contro i populismi in vista delle prossime elezioni europee. “Ci sono attualmente due capi in Europa. Macron e’ alla guida delle forze politiche che sostengono l’immigrazione. Dall’altro lato ci siamo noi che vogliamo fermare l’immigrazione illegale” ha detto il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini. Parole che second il quotidiano rappresentano “un vero regalo” per il presidente francese che “non poteva sperare in una migliore pubblicita’”. In questo modo Macron potra’ posizionarsi come rivale diretto dei nazionalisti, assumendo la leadership del fronte progressista europeo. Tuttavia, sul piano elettorale restano molte difficolta’. Secondo un sondaggio condotto dall’istituto Ifop per Paris Match, il partito presidenziale de La Re’publique en marche sarebbe al 20 per cento delle preferenze, sette punti in meno rispetto al mese scorso, mentre il Rassemblement National (ex Front National) di Marine Le Pen al 17 per cento. Dietro i Repubblicani al 15 per cento e la sinistra radicale di Jean-Luc Me’lenchon, al 14 per cento. Dall’Eliseo si sforzano di sottolineare il carattere “storico” del prossimo scrutinio europeo, durante il quale si giochera’ i futuro dell’unione.

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Weber (Csu) vuole diventare presidente della Commissione europea, ma una donna potrebbe distruggere le sue ambizioni

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Il cristiano-sociale Manfred Weber (Csu), leader del Partito popolare europeo (Ppe), 46 anni, vuole ereditare il posto di Jean-Claude Juncker. Il mandato del presidente della Commissione della Ue scadra’ a novembre del prossimo anno e Juncker non intende prolungare il proprio incarico. Il futuro capo della Commissione deve ottenere la maggioranza in entrambe le istituzioni dell’Unione, Parlamento e Consiglio. La Germania non ha avuto piu’ un presidente della Commissione dal 1967. Oltre a quella di Weber c’e’ la candidatura del finlandese Alexander Stubb, del negoziatore della Brexit, il francese Michel Barnier, e il vicepresidente della Commissione europea, il lettone Valdis Dombrovski. Hanno tutti tempo fino al 17 ottobre per registrare la propria candidatura presso il Ppe. Per prevalere Weber deve far si’ che il Ppe emerga dalle elezioni europee, nel maggio 2019, ancora una volta come la forza piu’ forte. Tuttavia e’ discutibile che, come stabiliscono i trattati della Ue, i capi di Stato dell’Unione lo propongano come loro candidato, anche perche’ non ha esperienza governativa. La sua carriera politica e’ limitata al Parlamento. Un altro nome, pertanto, circola a Bruxelles: quello della danese Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza, che correrebbe per l’Alde. La Vestager ha molta esperienza governativa, in quanto ministro dell’Economia danese e potrebbe essere appoggiata da Emmanuel Macron. Il Parlamento europeo deve eleggere a maggioranza il nuovo capo della Commissione. Vestager gode di un’ottima reputazione a Bruxelles. Oltre al suo stesso gruppo, molti parlamentari di altri partiti probabilmente voteranno per lei. Ad esempio i Verdi e la Sinistra combattono da molti anni per garantire che a un numero maggiore di donne siano finalmente attribuite le migliori posizioni nel Parlamento europeo. La preferenza del cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel, potrebbe non bastare.

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Germania, conflitto fra gli uffici della Protezione della Costituzione sul controllo dell’AfD

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – Per mesi sembra che vi siano state profonde divergenze tra alcune delle 16 Agenzie di protezione Costituzione degli Stati, che sostengono una linea piu’ dura contro l’AfD (Alternativa per la Germania), e l’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione, sotto la direzione di Hans-Georg Maassen. Si tratta della questione se le singole parti del partito debbano essere tenute sotto osservazione perche’ sono estremiste o infiltrate da estremisti. Alcuni alti funzionari degli Stati parlano di una “tattica di stallo”. “Il governo federale e’ in frenata”, affermano. L’Ufficio federale aveva richiesto a tutti gli uffici regionali una raccolta di materiale sull’AfD che dovrebbe dare una “visione d’insieme”, sulla base della quale si puo’ prendere una decisione circa l’eventuale prosieguo delle indagini. Alcuni Stati, come la Bassa Sassonia e Brema, hanno recentemente lamentato i tempi troppo lunghi dell’Ufficio federale, pertanto hanno deciso di procedere autonomamente. L’Ufficio guidato da Hans-Georg Maassen insiste sul fatto che “allo stato attuale” non vi sono prove sufficienti per una osservazione del partito tedesco da parte dei Servizi. Anche Amburgo e la Baviera hanno annunciato maggiori controlli nei confronti dell’AfD, soprattutto dopo i fatti di Chemnitz.

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L’Italia ha bisogno di una vera politica economica, non di vuoti slogan

06 set 11:19 – (Agenzia Nova) – L’Italia ha bisogno di una vera politica economica e di concrete riforme, e non di vuoti slogan propagandistici: e’ questo il severo monito indirizzato dal quotidiano economico britannico “The Financial Times” al governo di Roma sin dal titolo di un editoriale pubblicato nella sezione “Opinioni” sotto la dicitura “Il nostro punto di vista”. Secondo il giornale della City di Londra, aldila’ dei contrastanti annunci sui conti pubblici che stanno spaventando i mercati e facendo salire gli interessi pagati dall’Italia sull’enorme stock del suo debito pubblico, il “governo del cambiamento” nato dalla coalizione tra il Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega dovrebbe seriamente affrontare proprio l’opera di cambiamento del paese promessa dai due partiti populisti ai propri elettori in campagna elettorale: e per farlo dovrebbe iniziare a realizzare quelle riforme necessarie a far uscire l’Italia dalla palude in cui si trova; a cominciare dal varo di una vera politica economica in grado di rilanciare la stagnante produttivita’ dell’economia della Penisola per finire con delle misure atte a far uscire il suo sistema giudiziario dal pigro letargo in cui si trova. I partiti della coalizione di governo insomma, secondo il “Financial Times”, dovrebbero ritrovarsi uniti su questa linea linea riformista ed abbandonare la competizione interna a suon di vuoti slogan che, invece di mettere “prima l’Italia” rischiano di penalizzare gli italiani, minacciare la stabilita’ dell’intera Eurozona e portare loro stessi ad una sconfitta. Quanto alle questioni finanziarie vere e proprie, il “Financial Times” pubblica anche una lunga analisi a firma della giornalista sul legame tra l’andamento sui mercati dei titoli del debito pubblico italiano e le performance delle banche della Penisola, definite gia’ nel titolo dell’articolo come il “tallone d’Achille” degli sforzi dell’Italia per risollevare il basso morale della sua economia. Sulla scorta di una serie di grafici e dell’opinione raccolta tra una diversi analisti ed operatori di mercato, sia internazionali che italiani, l’articolo conclude citando la raccomandazione fatta dalla branca gestione capitali della banca svizzera UBS ai suoi clienti di ridurre l’esposizione sui titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona, proprio a causa delle prospettive negative delle obbligazioni pubbliche italiane: secondo Claudia Panseri di UBS Wealth Management, infatti, “l’effetto combinato dell’ondata di titoli che l’Italia dovra’ immettere sul mercato in autunno e della progressiva fine del programma QE (quantitative easing) della Banca centrale europea” significa che i rendimenti delle obbligazioni dello Stato italiano sono destinati a salire da qui alla fine dell’anno. Questo scenario finanziario, sentenzia il “Financial Times”, rappresentera’ nei prossimi mesi la principale sfida da affrontare sia per il nuovo governo di Roma alle prese con la definizione della sua prima Legge di stabilita’ che per gli azionisti delle banche del paese.

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