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Troppa burocrazia, ad Anagni addio al polo da 100 milioni. Brunetta: “Semplificare 600 procedure entro 2026”

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La multinazionale farmaceutica 'Catalent' fugge da Anagni, perché ha atteso troppo tempo una risposta dal ministero della Transizione Ecologica. Brunetta: “La semplificazione è una missione possibile”.

La multinazionale farmaceutica Catalent ha deciso di non investire più 100 milioni di dollari nello stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone, dopo aver atteso, invano, da un anno circa una risposta dal Ministero dell’Ambiente. Sono andati in fumo anche cento posti di lavoro e la realizzazione di un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco, che sarebbe stato portato avanti in collaborazione con le università di Cassino e Roma. La multinazionale investirà fino a 160 milioni di dollari nel Regno Unito dove collaborerà con l’Università di Oxford.

Oltre alla risposta del Ministero della transizione ecologica, Catalent era in attesa dell’ok della Regione Lazio (oggi ha riaperto il tavolo di confronto con l’azienda) e della Provincia, dove per un’autorizzazione ambientale occorrono anche tre anni.

Il caso dell’investimento annullato da Catalen dimostra che occorre cambiare subito le regole per semplificare le procedure amministrative connesse all’avvio e all’esercizio delle attività di impresa. Vanno in questa direzione il dl Semplificazione, approvato dal Parlamento.

“Seicento procedure amministrative da semplificare entro il 2026”, ha promesso oggi Renato Brunetta nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione.

“La semplificazione è una missione possibile”

“Capitale umano, semplificazione e digitalizzazione sono i tre elementi che portano alla soluzione dei problemi dell’efficienza”, ha chiarito il ministro. “La semplificazione non esiste come oggetto in sé: è una costellazione, un insieme che necessita di approcci diversi. La regolazione tende a preservare sé stessa e a complicarsi. Per questo vi dico: lavoriamo insieme, voi con i poteri del Parlamento, io con i poteri del Governo: costituiamo un gruppo di lavoro sui vari filoni d’intervento”.

“Si parta da disabili e anziani”

Durante l’audizione, il ministro ha ricordato l’episodio del gruppo di ragazzi con disabilità costretti a scendere dal treno, perché i posti che avevano prenotato erano già stati occupati da turisti che si sono rifiutati di alzarsi. “Abbiamo letto tutti la notizia e le risposte dei vari protagonisti”, ha sottolineato Brunetta. “Ho visto anche molta incertezza regolativa, nonostante la vicenda fosse aberrante. Allora mi sono detto: poiché il Pnrr richiede di semplificare 600 procedure amministrative entro il 2026, io voglio partire da quelle per la disabilità, a 360 gradi. Partiamo dai più deboli, dall’assurdità di una regolazione nata per tutelarli che finisce per ritorcersi contro di loro. Partiamo dal contrasto al digital divide, dagli anziani. Partiamo dalle fragilità, dalle semplificazioni per chi è più in difficoltà”.

Mancata proroga smart working per I fragili: “Nei prossimi giorni troveremo l’equilibrio”

Interpellato sulla mancata proroga dello smart working per i lavoratori fragili della Pubblica amministrazione, il ministro ha spiegato: “Ci è stato obiettato un costo di 60 milioni di euro da parte della Ragioneria Generale dello Stato. Non c’erano i 60 milioni e, quindi, non c’è stata la proroga. C’è in discussione in Parlamento un pacchetto di emendamenti a cui abbiamo dato parere positivo, partendo dal presupposto che non serve la copertura di 60 milioni perché la circolare che ho firmato il 5 gennaio scorso, per quanto riguarda lo smart working pubblico e privato, consente alle amministrazioni di attribuire lo smart working ai lavoratori fragili senza costi, fruendo della flessibilità prevista dalla circolare, senza oneri”. “Già adesso il lavoro da remoto è ibrido – ha sottolineato Brunetta – parte in presenza e parte da remoto. Credo che nei prossimi giorni troveremo l’equilibrio”.

Tempi ridotti e tracciabilità dei procedimenti

Dopo aver ricordato le semplificazioni introdotte con il decreto legge 77/2021, che ha recepito molte delle indicazioni della Commissione per la semplificazione, lo sblocco e la digitalizzazione dei concorsi pubblici e la nascita del portale inPA, “il LinkedIn della Pubblica amministrazione”, il ministro ha parlato del futuro. In cantiere c’è il dimezzamento dei termini generali di conclusione dei procedimenti amministrativi fissati dalla legge 241/1990, con la previsione della completa tracciabilità. “Siamo abituati a ordinare online libri e pacchi. Se non arrivano, possiamo individuare esattamente dove si sono bloccati e capire perché. Lo stesso metodo andrebbe applicato ai procedimenti amministrativi: monitoriamo i diversi passaggi, verifichiamo l’efficienza dentro ciascun passaggio e le ragioni delle interruzioni, usiamo il criterio dei premi e delle punizioni: chi è bravo e perfeziona il passaggio nei tempi previsti viene premiato, grazie al salario accessorio”.

Controlli alle imprese da razionalizzare

Quanto alle semplificazioni per le imprese, Brunetta ha citato la delega contenuta nel disegno di legge sulla concorrenza che prevede la razionalizzazione dei controlli sulle attività produttive: “Oggi tutte le imprese sono sottoposte a controlli che spesso si sovrappongono e non sono programmati, interferendo nell’attività di impresa. Parlo, naturalmente, dei controlli di routine, non di quelli di pubblica sicurezza. Attuando la delega, renderemo possibile programmare i controlli di routine e organizzarli in maniera organica. Anche questo è civiltà: semplificare la vita delle nostre imprese”.

Rinnovabili, in cantiere semplificazioni drastiche

“A breve – ha concluso il ministro – il Governo approverà un nuovo decreto contro il caro energia. A mio avviso, in questo momento serve un plus di determinazione. Il presidente Draghi ha già anticipato che dovranno essere previste semplificazioni ‘drastiche’, soprattutto per sbloccare quanto si è accumulato nel tempo e per rendere fisiologica la realizzazione degli impianti di energie rinnovabili. A me piacerebbe che sui tetti di un milione di edifici pubblici potessero essere installati pannelli solari, a cominciare dalle scuole. Avrebbe anche un valore educativo enorme”.

Allo studio del Governo, secondo il testo depositato dal ministro in Commissione, ci sono misure specifiche tra cui la liberalizzazione dell’installazione di pannelli solari, termici o fotovoltaici, sugli edifici (ad eccezione dei soli edifici individuati come beni culturali, dove l’installazione sarebbe comunque sottoposta a procedura autorizzatoria semplificata); la definizione per legge delle aree e della tipologia di edifici sui quali di default è possibile installare impianti Fer (fonti energie rinnovabili) e produrre energia, a partire dalle aree industriali dismesse e dalle aree agricole abbandonate o non produttive da oltre 5 anni. Tra gli interventi menzionati nel documento anche la nomina di un commissario straordinario del Governo (presidente commissione Via Pnrr/Pniec) per lo smaltimento delle giacenze riguardanti le richieste di autorizzazione degli impianti sin qui presentate, con potere di superare i veti delle sovrintendenze (e subcommissari a livello regionale da individuare nella figura del presidente di Regione o di un suo assessore); il potenziamento delle unità dedicate alle autorizzazioni per impianti Fer nell’ambito del pool dei 1.000 esperti e la pianificazione di interventi di formazione rivolti agli enti del territorio sulle procedure autorizzative e sugli interventi di semplificazione, con l’utilizzo della piattaforma di assistenza tecnica “Capacity Italy” per intercettare le esigenze dei territori e mettere a disposizione professionisti esperti.

  • L’audizione del ministro Brunetta in Commissione parlamentare per la semplificazione