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Triplicate le coltivazioni di cocaina in Colombia, Il Premier spagnolo accusato di plagio, May in crisi per la Brexit

Colombia, secondo l’Onu le coltivazioni di cocaina sono triplicate negli ultimi cinque anni

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Negli ultimi cinque anni in Colombia la quantita’ di terreni dedicati alla coltivazione di cocaina e’ triplicata. Lo scrive l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) in un rapporto redatto dall’Integrated System for Monitoring Illicit Crops (Simci). Nel 2017 la quantita’ di terreno coltivato e’ arrivata a 171mila ettari, contro i 146mila dell’anno precedente. Il che ha portato a un incremento della produzione di cocaina pari a 1.379 tonnellate, nonostante il record di quantita’ di sostanza sequestrata, 435.4 tonnellate. Il rapporto rivela altri dati rilanciati con “preoccupazione” dai media locali. Nel solo Narino, provincia sudoccidentale del paese adagiata sull’Oceano pacifico, si coltiva la stessa quantita’ di droga che in tutto il Peru’: 45.735 ettari. Un dato quest’ultimo che contrasta con il calo record di territorio dedicato alla cocaina nella zona di Tumaco, punto di snodo di una delle piu’ importanti rotte di traffico marittimo di stupefacenti. Qui, le coltivazioni sono calate del 16 per cento. L’agenzia onusiana avverte inoltre che ad oggi ci sono 119mila famiglie coinvolte nel traffico di cocaina, quasi tutte di coltivatori, con particolare densita’ nelle zone di frontiera con Ecuador e Venezuela. Il tutto, corroborato da un aumento del consumo di cocaina, con per un giro d’affari pari a due miliardi e 700 mila dollari. La gran parte della produzione illegale e’ venduta oltre confine, in particolare Stati Uniti ed Europa: al prezzo medio di 50 mila dollari al chilo nel Vecchio Continente e di 40 mila dollari nel Nuovo. Al tempo stesso aumenta sempre piu’ – in proporzione – la quantita’ di prodotto destinato al consumo interno. Ed e’ per questo, sottolinea il quotidiano “El Tiempo”, che il microspaccio diventa una sfida sempre piu’ delicata per la sicurezza cittadina.

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Indo-Pacifico: “Nyt”, il controllo della Cina sul Mare Cinese Meridionale e’ cosa fatta

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Una rara visita di un inviato del “New York Times” a bordo di un volo di sorveglianza della Marina degli Stati Uniti sul Mar Cinese Meridionale ha evidenziato quanto profondamente la Cina abbia ridisegnato il panorama della sicurezza in tutta la regione dell’Indo-Pacifico. In particolare, quello che emerge nell’articolo del quotidiano statunitense e’ la trasformazione della Mischief Reef, quello che solo cinque anni fa era un atollo marino popolato da pesci tropicali e tartarughe, al largo delle coste filippine. Controllato dalla Cina, la barriera e’ stata trasformata in una base militare cinese, completa di radar, strutture per missili terra-aria e una pista abbastanza lunga per jet da combattimento. Altri sei fondali bassi nelle vicinanze sono stati trasformati in modo simile da Pechino. In una testimonianza al Congresso, prima di assumere il suo nuovo incarico come capo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti a maggio, l’ammiraglio Philip Davidson ha rivolto un forte avvertimento sul gioco di potere di Pechino in un tratto del Mare Cinese Meridionale attraverso il quale scorre circa un terzo del commercio marittimo globale. “La Cina e’ ora in grado di controllare il Mar Cinese Meridionale in tutti gli scenari di una guerra con gli Stati Uniti”, aveva detto l’ammiraglio Davidson, una valutazione che ha causato una certa costernazione nel Pentagono. In un incontro di giugno con il segretario alla Difesa Jim Mattis, il signor Xi Jinping ha promesso che la Cina “non perdera’ nemmeno un pollice del territorio” nel Mar Cinese Meridionale, anche se un tribunale internazionale ha respinto le estese rivendicazioni di Pechino su quel mare.La realta’ – continua il “New York Times” – e’ che i governi che rivendicano quei territori – ovvero il Vietnam, le Filippine, Taiwan, Malesia e Brunei – mancano della potenza armata per sfidare la Cina. Ecco perche’ gli Stati Uniti si sono plasmati da tempo come guardiani della pace nel Pacifico occidentale. Ma provocare un conflitto su una manciata di rocce nel Mar Cinese Meridionale, dicono gli analisti, e’ una proposta rischiosa.

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Stati Uniti: Trump incontrera’ la prossima settimana almeno 6 leader mondiali all’Onu

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, incontrera’ almeno altri sei leader mondiali la prossima settimana, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il capo della Casa Bianca terra’ un incontro con il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, secondo un programma pubblicato oggi dalla Casa Bianca. I due discuteranno della recente visita di Moon in Corea del Nord per incontrare il leader nordcoreano, Kim Jong-un. Trump incontrera’ anche il primo ministro giapponese, Shinzo Abe. La visita di Trump all’Onu includera’ anche un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, e con il primo ministro britannico Theresa May, che questa settimana non ha ottenuto il sostegno dell’Ue per il suo piano sulla Brexit, durante l’incontro dei leader europei a Salisburgo, in Austria. Tra gli altri incontri bilaterali del presidente c’e’ anche quello con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La Casa Bianca sta preparando un piano di pace per il Medio Oriente creato dal genero del presidente e consigliere speciale Jared Kushner, e Trump potrebbe usare il summit per anticipare la sua proposta ai leader mondiali. Oltre agli incontri individuali, Trump martedi’ parlera’ all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e presiedera’ mercoledi’ un briefing del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. L’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Onu, Nikki Haley, aveva originariamente affermato che l’incontro sarebbe stato incentrato sull’Iran, ma utilizzando un argomento piu’ ampio si evita una regola delle Nazioni Unite che avrebbe permesso al presidente iraniano Hassan Rouhani di partecipare ad una riunione incentrata sul suo paese. In merito ad un ipotetico invito a Trump da parte del presidente iraniano Hassan Rouhani, Haley ha detto che “se Rouhani chiedesse un incontro, spetterebbe al presidente decidere se accettarlo”.

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Spagna, il nuovo scandalo plagio fa infuriare gli alleati di Sanchez

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Inizia ad incrinarsi lo scudo di protezione che gli alleati del governo spagnolo hanno sollevato per difendere il premier Pedro Sanchez dalle polemiche sul presunto plagio della sua tesi di dottorato. A far infuriare i sostenitori dell’esecutivo socialista, le nuove rivelazioni del “Pais”, secondo cui oltre al lavoro universitario, Sanchez avrebbe copiato anche interi paragrafi del libro scritto a quattro mani con Carlos Ocana. E cosi’, scrive oggi “Abc”, la teoria secondo cui il caso sarebbe una cospirazione guidata dalla destra va in frantumi e mette in enorme difficolta’ gli alleati che, a porte chiuse, riconoscono che nessuno vorrebbe che Pedro Sanchez “cadesse ora”, dal momento che un eventuale voto anticipato potrebbe riportare la destra al governo. Tuttavia, il segretario generale di Podemos, Pablo Iglesias, ha avvertito che “il premier dovra’ dare spiegazioni” e ha definito “abbastanza schifoso ” il copia e incolla fatto nel lavoro. “Non soddisfa gli standard di qualita’ accademici se ci sono paragrafi inclusi senza citare adeguatamente la fonte”, ha criticato Iglesias, prima di soffermarsi sul fatto che “accademicamente non e’ presentabile”. Il leader di Podemos era stato uno dei principali difensori del presidente del governo e il suo cambio di posizione e’ stato accolto con sorpresa. Dal canto suo, Sanchez ha ammesso di aver copiato il testo della conferenza che il diplomatico Manuel Cacho ha tenuto nel 2013 all’Universita’ Camilo Jose’ Cela e si e’ difeso parlando di un “errore nella revisione che verra’ corretto in una successiva edizione”. Lo rende noto “El Pais”, aggiungendo che il socialista si e’ anche detto disposto a chiarire la questione in Parlamento come richiesto dall’opposizione. “Se il Partito popolare (Pp) vuole che io riferisca in Senato, lo faro’. Ma avverto: fare opposizione non e’ fare rumore”, ha detto in conferenza stampa dopo il vertice dei capi di Stato e di governo che si e’ tenuto a Salisburgo. Sanchez ha poi dichiarato che porre l’accento su questi temi ha l’unico obiettivo di innalzare una cortina di fumo sulle proposte politiche che il governo sta adottando in questi giorni. Tra queste, le misure per ridurre il prezzo dell’elettricita’ e la riduzione dell’imposta sulle societa’ per le piccole imprese.

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Francia: il premier Philippe annuncia nuovi aiuti per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Nel corso di una visita nella sede di Dassault Syste’mes, i primo ministro francese, Edouard Philippe, ha “annunciato una nuova ondata di aiuti all’industria” volti a favorire la digitalizzazione delle imprese. Lo riferisce “Les Echos”, spiegando che tra le misure previste ci sono quelle riguardanti un dispositivo di iper ammortamento fiscale e la creazione di un “centro d’accelerazione” delle industrie. Il primo rappresenta una misura gia’ adottata dall’ex presidente François Hollande tra il 2015 e il 2017. Le imprese che investiranno nel digitale tra il gennaio del 2019 e la fine de 2020 potranno dedurre dalle tasse fino al 40 per cento del prezzo dell’investimento. La seconda prevede la creazione di una ventina di “centri di accelerazione dell’industria del futuro” che avranno il compito di accompagnare i dirigenti. “Dal 2013 abbiamo perso in competitivita’” ha detto il premier, che per l’occasione era accompagnato anche dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. La Francia conta 132 robot per 10mila impiegato nell’industria manifatturiera, contro i 185 in Italia e i 309 in Germania. L’insieme di queste misure avra’ un costo di 500 milioni di euro. Philippe ha inoltre ricordato che robotizzare e automatizzare non significa sopprimere dei posti di lavoro ma guadagnare in efficacia.

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Francia: il presidente Macron cerca un equilibrio tra le riforme promesse e la ripresa nei sondaggi

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, e’ combattuto tra il rispetto degli impegni presi durante la campagna elettorale e l’abbandono di alcune misure previste per riguadagnare punti nei sondaggi. Il capo dello Stato ha escluso eventuali riforme per il diritto di successione e il governo ha preso alcune misure per alleggerire i costi della protezione sociale dei pensionati. “Le Monde” nota come fino ad oggi Macron abbia dato l’impressione di voler procedere con le riforme ad ogni costo. Un atteggiamento che, secondo i sondaggi, non e’ stato apprezzato dai francesi. Con queste recenti decisioni, il presidente ha voluto compiere un gesto per allentare la tensione. Macron ha inoltre inviato un messaggio ai suoi collaboratori pregandoli di “mettere prima di tutto l’accento sulle misure positive”. “Abbiamo promesso ai francesi un abbassamento massiccio delle tasse. Non dobbiamo inviare dei contro-segnali che potrebbero disturbare il messaggio”, affermano dall’entourage del premier Edouard Philippe. Dalla presidenza, invece, fanno sapere che il presidente continuera’ i suoi cantieri, con la consapevolezza di non assumere un atteggiamento troppo freddo e distaccato

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Regno Unito, formata cyber-forza antiterrorismo

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Una cyber-forza offensiva per combattere contro paesi ostili, terroristi e criminalita’ organizzata verra’ istituita dal ministero della Difesa del Regno Unito in collaborazione con il Quartier generale per le comunicazioni del governo britannico, l’agenzia che coordina le attivita’ di sicurezza, spionaggio e controspionaggio. Lo rivela oggi il quotidiano britannico “The Times”, spiegando che alla nuova unita’ sara’ assegnato un bilancio di 250 milioni di sterline (280 milioni di euro) per consentire il reclutamento di duemila “guerrieri digitali”, esperti selezionati tra le Forze armate, i servizi di sicurezza e le industria civili dai ranghi militari. La creazione della nuova unita’, aggiunge il “Times”, e’ un passo significativo della capacita’ del Regno Unito di contrastare e distruggere anche fisicamente le attivita’ internet ostili, in un momento cui sta aumentando la minaccia cibernetica da parte della Russia. L’istituzione della cyber-forza britannica fa inoltre seguito agli attacchi informatici condotti con successo dal Regno Unito contro lo Stato islamico in Iraq e Siria. Il numero degli addetti a ruoli offensivi nella guerra digitale del Regno Unito sara’ quindi quadruplicato, anche per lottare contro le organizzazioni criminali, come ad esempio i trafficanti di esseri umani, e le reti di pedofili.

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Regno Unito, premier May umiliata dal rifiuto Ue al suo piano di compromesso sulla Brexit

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May e’ stata umiliata dai leader europei che ne hanno bocciato senza appello il suo piano per la Brexit ed ora rischia in patria una nuova rivolta dei ribelli Tory: tutti i principali quotidiani britannici oggi venerdi’ 21 settembre aprono le loro prime pagine con i resoconti del clamoroso insuccesso registrato ieri giovedi’ 20 dalla premier May al vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea in corso a Salisburgo, in Austria, e dedicano amplissimo spazio alle possibili conseguenze politiche dello smacco. Il tradizionalista e filo-governativo “The Times”, in particolare, descrive come “una imboscata” l’esito della riunione tenuta ieri pomeriggio dai leader europei, da cui la May era stata esclusa, al termine della quale il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, ha emesso la sentenza che affossa il “piano di compromesso” sulla Brexit che la May aveva faticosamente imposto al suo gabinetto ed al Partito conservatore alla fine di luglio nella residenza governativa di campagna ai Checquers: il cosiddetto “Piano Checquers”, ha sentenziato Tusk, e’ “semplicemente impraticabile”. La premier May, insomma, sfidando l’ala Tory piu’ anti-europeista con quel piano che ha provocato le dimissioni di diversi ministri, aveva puntato sull’aiuto dei leader Ue, ma ha perso la scommessa; e perdipiu’ l’ha persa in modo disastroso. Il presidente francese, Emmanuel Macron, le ha addirittura intimato un ultimatum: la Gran Bretagna, ha scandito Macron, ora ha solo sei settimane di tempo per presentare nuove proposte se vuole ottenere un accordo sui futuri rapporti economici e commerciali dopo il divorzio fissato al 29 marzo 2019; il presidente francese si e’ spinto fino a definire “bugiardi” i politici britannici secondo cui la Brexit sarebbe stata una passeggiata. Le sue parole offensive hanno rinfocolato in Gran Bretagna le intenzioni bellicose dei “Brexiters”, che sembravano praticamente rassegnati al “piano Checquers” della May ed avevano ormai rinunciato a contendere la sua leadership alla conferenza annuale del Partito conservatore che si terra’ a Birmingham dal 30 settembre al 3 ottobre prossimi. Ora tutto e’ possibile, prevede il “Times”, secondo cui persino alcuni ministri fedeli alla premier si sono convinti della necessita’ di abbandonare alla svelta il “piano Checquers” e cominciare a lavorare con urgenza ad una soluzione alternativa basata sull’esempio del Trattato di libero scambio negoziato dll’Unione Europea con il Canada (CETA).

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Ue: presidente Bundesbank Weidmann, priorita’ sbagliate

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Jens Weidmann vuole piu’ Europa. “L’attuale situazione politica globale dimostra che possiamo rappresentare al meglio i nostri interessi insieme”, ha dichiarato Weidmann in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Handelsblatt”. Al contempo, il presidente della Bundesbank ha avvertito che sono state stabilite delle priorita’ sbagliate. Molte proposte attualmente sul tavolo, “sono un’ulteriore messa in comune dei rischi, senza che gli Stati siano disposti in cambio a rinunciare alla sovranita’”, ha detto Weidmann. Questi ritiene che una maggiore responsabilita’ comune senza forme di controllo congiunte sia problematica e sostiene una diversa sequenza di priorita’. Per Weidmann, “dobbiamo prima parlare di settori politici dove ci sono forti effetti transfrontalieri”, come la protezione del clima, la difesa, la sicurezza dei confini, la politica migratoria e la digitalizzazione. “Una volta definiti questi compiti, possiamo negoziare finanziamenti europei comuni, che possono anche avere una funzione di stabilizzazione macroeconomica”, ha proseguito il presidente della Bundesbank. Inoltre, secondo Weidmann, e’ particolarmente importante che l’unione monetaria rimanga un’unione di stabilita’, il che richiede una dimostrazione di forza in molte aree politiche. In merito alla successione di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea (Bce), Weidmann ha affermato che se la politica monetaria europea sta per essere normalizzata, ma la strada da percorrere presenta ancora grandi sfide. Non andrebbero sottovalutati i rischi connessi con una politica monetaria estremamente espansiva. Attualmente le proiezioni mostrano che la ripresa economica globale e’ robusta, soprattutto nei Paesi industrializzati. Tuttavia, ha evidenziato il presidente della Bundesbank, occorre far attenzione alle barriere commerciali, come quelle tra Stati Uniti, Cina ed Europa perche’ potrebbero rallentare tale crescita. Per quanto riguarda l’Eurozona, Weidmann ha affermato che gli Stati membri ovrebbero creare un margine finanziario per stabilizzare una futura recessione. Vi sono Stati dell’area dell’euro che hanno raggiunto l’equilibrio del bilancio e mostrano eccedenze, come i Paesi Bassi, Malta e il Lussemburgo, assieme alla Germania. Al tempo stesso, vi sono 5 Stati dell’Eurozona che superano il tetto del debito del 60 per cento del prodotto interno lordo, come l’Italia. Le ultime dichiarazioni del governo italiano puntano nella giusta direzione, anche se ci sono state voci di richieste fatte alla Bce di continuare gli acquisti di titoli di Stato per mantenere bassi i costi del finanziamento dell’Italia. Tale ipotesi che e’ stata chiaramente respinta da Draghi, ha sottolineato Weidmann. La politica ha la responsabilita’ di mantenere le finanze pubbliche in buono stato e far si’ che le economie siano adattabili per poter competere. Inoltre, per Weidmann la spinta del ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz, verso l’Unione bancaria europea e’ giusta, “ma occorre seguire una logica di impresa per tale Unione e non quella politica”. Infine, Weidmann ha dichiarato di ritenere poco probabile l’attuazione della proposta del ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Heiko Maas, per l’istituzione di un sistema di pagamenti parallelo a quello gia’ esistente per aggirare il problema delle sanzioni statunitensi, come quelle contro l’Iran.

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Germania: cresce AfD, seconda nei sondaggi dopo Cdu-Csu

21 set 10:55 – (Agenzia Nova) – Il 18 percento dei cittadini tedeschi voterebbe per Alternativa per la Germania (AfD), il partito di destra all’opposizione nel Bundestag. E’ la prima volta che AfD raggiunge un risultato cosi’ alto, posizionandosi subito dopo l’Unione, formata dall’Unione cristiano-democratica (Cdu) e l’Unione cristiano-sociale (Csu). All’inizio di settembre, AfD era ancora al 16 percento. Dopo il caso Maassen, il sorpasso: il Partito socialdemocratico (Spd) perde infatti un punto percentuale, scendendo al 16 percento. Male anche per il resto della sinistra: i Verdi si assestano al 15 percento, Die Linke al 10 percento. Infine, il Partito liberaldemocratico rimane invariato al 9 percento. Calano i consensi anche per la Csu, in particolare per il ministro dell’Interno Horst Seehofer. Ad aprile scorso, il 45 per cento degli elettori considerava Seehofer un valido ministro dell’Interno: oggi, il gradimento per il leader della Csu e’ sceso al 31 percento. La responsabilita’ dell’ascesa di Alternativa per la Germania sarebbe anche della Grande coalizione al governo a Berlino da marzo scorso. “Il rafforzamento di AfD e’ il risultato del fallimento della politica del governo ed e’ dovuto al fatto che molti partiti emulano le istanze di Alternativa della Germania, invece di opporvisi risolutamente”, ha dichiarato il presidente di Die Linke, Bernd Riexinger, al quotidiano tedesco “Handelsblatt”.

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