Decarbonizzazione

Transizione energetica al palo, rallenta la produzione da fonti rinnovabili e aumenta la CO2

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Cattive notizie dall’Analisi del sistema energetico italiano: Nei primi sei mesi dell’anno si è evidenziato un peggioramento (-5%) dell’indice Enea-Ispred, che ‘misura’ la transizione energetica sulla base dei prezzi dell’energia, della decarbonizzazione e della sicurezza nel sistema energetico nazionale.

La scorsa settimana, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo agli Stati generali della transizione energetica italiana svoltosi a Roma, ha dichiarato: “Compito della politica è indirizzare la propria azione ed il Paese verso una trasformazione, ma non possiamo limitarci ad una tattica di breve respiro, serve una visione che coinvolga i decisori politici come le amministrazioni locali, il mondo del lavoro, il mondo bancario e finanziario, gli enti di ricerca e i centri universitari, che poi è l’obiettivo del Green New Deal”.
Suddividendo l’azione di Governo in pilastri, il Premier ha poi manifestato la volontà dell’esecutivo, “di premere sull’acceleratore degli investimenti pubblici nella conversione ecologica, con particolare attenzione alla transizione energetica”.
Una transizione energetica che in effetti è tanto necessaria, quanto estremamente lenta.

Secondo una nuova Analisi del sistema energetico italiano, diffusa dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, “la transizione energetica, in Italia, sta attraversando una fase di stallo, principalmente a causa della mancata diminuzione delle emissioni di gas serra, del rallentamento nella produzione da fonti rinnovabili e dell’andamento dei prezzi che, nell’insieme, rimangono superiori alla media dell’Unione europea”.

Nei primi sei mesi dell’anno, è spiegato dall’Agenzia, si è evidenziato un peggioramento (-5%) dell’indice Enea-Ispred, che ‘misura’ la transizione energetica sulla base dei prezzi dell’energia, della decarbonizzazione e della sicurezza nel sistema energetico nazionale.

Di queste tre variabili dell’indice solo la sicurezza ha segnato un andamento positivo (+5%) soprattutto grazie all’ampia disponibilità di materia prima sui mercati internazionali, mentre i prezzi e la decarbonizzazione registrano, rispettivamente, un -11% e un -8% andando a penalizzare l’indice”, ha affermato Francesco Gracceva, il ricercatore dell’ENEA che coordina l’Analisi.
Nonostante la stagnazione dell’economia, l’arretramento della produzione industriale in particolare nei settori energy intensive e il calo dei consumi di energia primaria (-1%), nei primi sei mesi dell’anno le emissioni di CO2 non sono scese, a causa della decisa accelerazione nel II trimestre (+4%). Questi dati – ha aggiunto Gracceva – sottolineano la difficoltà di ‘disaccoppiare’ consumi energetici ed economia, un fenomeno decisamente negativo che si verifica dal 2015 in poi. E le nostre proiezioni per il resto dell’anno confermano questa criticità”.

Ulteriore elemento di preoccupazione, secondo l’Enea, sono i prezzi: “nonostante i forti ribassi dei mercati all’ingrosso, si attestano su valori superiori rispetto alla prima metà del 2018: in particolare, i prezzi del gas sono aumentati del 10% per i consumatori industriali e dell’8% per i domestici, a fronte di un incremento medio Ue del 5% mentre l’energia elettrica ha segnato un + 7%, sia per i consumatori industriali che per i domestici, contro un +4% della media Ue”.

Per il consumatore domestico il prezzo dell’elettricità è costantemente aumentato nell’ultimo decennio, con un +23% nel I semestre 2019 rispetto al I semestre 2009.
I prezzi alle imprese, invece, sono vicini alla media Ue.

La diminuzione dell’utilizzo di carbone e petrolio, poi, è stata controbilanciata dall’aumento del gas (+4% nel semestre), sia per la maggiore richiesta sia per gli usi diretti (+11%, soprattutto nel settore del riscaldamento), sia nella termoelettrica (+26%), sulla spinta della scarsa idraulicità e delle minori importazioni di elettricità (-19%).