L'ipotesi

Transizione ecologica: il superministero di Draghi al centro del piano investimenti

di |

Ancora tutto da stabilire come sarà questo dicastero dai poteri ampliati e il portafogli carico di miliardi, sia in termini di organizzazione, sia di competenze, sia di eventuali accorpamenti con altri ministeri che vorrebbe Draghi. Certo è che l’Europa ci chiede più concretezza sulla svolta green e da qui si deve partire per il rilancio della nostra economia.

Una delle prime affermazioni del Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, è stata proprio sul possibile programma di Governo, dove il tema green e sostenibilità è inteso come punto chiave in cui si innervano tutti gli ambiti di investimento, nell’ottica di una riconversione ambientale del sistema produttivo.

Draghi e il superministero green

Non sorprende dunque la concreta possibilità della nascita di un nuovo superministero della transizione ecologica, che il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, si è intestato come risultato dei colloqui avuti con Draghi.

Lo stesso giorno Draghi ha anche incontrato Legambiente, Wwf e Greenpeace, proprio per discutere di temi ambientali e climatici, promettendo (a quanto dicono anche loro) la nascita di un dicastero ad hoc che si occuperà di sostenibilità, crescita green e contrato ai cambiamenti climatici.

Una strada che certamente avvicinerebbe il nostro Paese ad altre esperienze europee, come quelle di Francia, Spagna e Germania.

A Parigi, ad esempio, il ministero delle Transizione ecologia è nato dall’accorpamento dei ministeri dei Trasporti e Infrastrutture e dell’Energia, finendo direttamente nella cabina di regìa che gestisce e decide sul Recovery assieme al presidente Emmanuel Macron e al ministro dell’Economia Bruno Le Maire.

L’ex ministro degli Esteri (temporaneamente ancora in carica), Luigi Di Maio, ha dichiarato sul suo profilo Facebook: “Beppe Grillo ha offerto al Paese una visione importante, con la proposta, accolta dal premier incaricato Mario Draghi, di istituire un ministero per la transizione ecologica, sul modello di altri Paesi europei”.

Un progetto, ha precisato, “che punta a sostenere l’ambiente e ad integrare la difesa della nostra terra con le opportunità di sviluppo e di crescita economica che abbiamo davanti. La ricostruzione, dopo la crisi causata dalla pandemia, comincia da qui”.

Una concessione di Draghi ai 5Stelle tutto sommato plausibile (sono ancora maggioranza relativa in questo Parlamento). Rimane però più di un dubbio su come sarà organizzato questo dicastero dei poteri ampliati e dalle competenze incerte, che si vuole “trasversale” in tutto a più ministeri (tra cui Infrastrutture e trasporti).

Tanti soldi per l’ambiente

Si fanno molte ipotesi, ma una cosa è certa: dovrà gestire una grossa fetta delle risorse previste nel Recovery plan italiano, che lo ricordiamo sarà caricato di circa 209 miliardi di euro da spendere bene (cioè in maniera condizionata).

Alla transizione verde dovrebbero andare il 37% dei finanziamenti complessivi.

Motivo per cui si pensa che non sia così peregrina l’ipotesi di accorpare il ministero dello Sviluppo economico con questo nuovo superministero e forse sarebbe anche il caso di ufficializzare le competenze in tema di energia.

Energia, ambiente, innovazione e crescita economica non possono essere slegati tra loro, altrimenti si pianificherebbe male il futuro del Paese.

L’Europa fa sul serio riguardo alla svolta green, perché significa nuove tecnologie, nuovi servizi, nuove competenze e soprattutto un boost all’economia e all’industria per la ripresa economica, la competitività con Cina e USA, e ossigeno per il mondo del lavoro e delle imprese (nuova occupazione, nuove aziende, nuovi modelli di business).

Bruxelles vuole infatti che l’Italia spenda bene davvero questi 209 miliardi, da utilizzare per una svolta reale della nostra economia, ovviamente in chiave digital&green.

Ma un dipartimento ministeriale così già c’era

In Italia, comunque, un dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti green esisteva già ed era guidato da Mariano Grillo, con competenze su economia circolare, cambiamenti climatici, efficienza energetica, sviluppo sostenibile, miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo.

Viene da pensare che la questione del superministero verde sia in questo momento più uno specchietto per le allodole che una reale esigenza, in un Paese dove già abbiamo un dipartimento dedicato, quello del ministero dell’Ambiente.

Forse basta riorganizzare queste due entità (già una casa dell’altra) e disciplinarne competenze e risorse (vere però)?