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Transizione digitale delle imprese artigiane, criticità e potenzialità per le PMI

di Beatrice Bolognesi, digital consultant |

Diventa comprensibile come all’interno del processo di digitalizzazione, le piccole micro aziende e imprese artigiane, che si differenziano ed emergono per unicità, per eccellenza, progettazione e soprattutto creatività, e per capacità empatica di interagire e di stabilire invisibili collegamenti con il cliente, abbiano maggiori difficoltà a conformarsi ai processi della rivoluzione Impresa 4.0.

Codici, algoritmi, sensori, automazione, integrazione, efficienza, comunicazione, velocità, interconnessione.  Tutti i processi aziendali, produttivi, logistici, servizi, approvvigionamento, gestionali, comunicativi, relazionali, dovranno essere ripensati, riscritti, riprogrammati, nuovamente progettati per poter essere in grado di parlare il corretto linguaggio della digitalizzazione, e attraverso interfacce comunicative poter dialogare col mondo interconnesso.

La transizione digitale può essere considerata come l’esecutore materiale, il tramite, per attuare il processo di trasformazione sociale, definito rivoluzione Industriale 4.0, Impresa 4.0.

Questo perché il processo di trasformazione di un’industria, di un’impresa, fatta di uomini che producono beni e servizi per altri uomini, riguarda sostanzialmente e inevitabilmente il singolo individuo e quindi la società tutta.

In questo nuovo mindset, la grossa Industria operando già ora al suo interno con processi di automazione produttiva, volti alla produzione di grandi volumi in tempi ridotti su larga scala e a costi contenuti, potrebbe essere maggiormente facilitata in fase di transizione digitale, ma si troverà comunque a riprogettare o implementare i processi meccatronici esistenti, (che riguardano per definizione meccanica, elettronica e informatica) in chiave robotica ad esempio, per riprodurre in maniera automatica il lavoro umano.

Mentre trovano maggiori difficoltà ad inserirsi all’interno del processo di digitalizzazione le piccole e medie imprese, che in Italia hanno un ruolo portante per l’economia del paese rappresentando il 75% del totale aziende. Questa difficoltà colloca l’Italia al terzultimo posto in classifica tra i 28 paesi europei, che in quanto a digitalizzazione si attesta al 43,6%, contro una media europea del 52,6%. Questo il dato riportato dal Digital Economy and Society Index (DESI) della commissione europea, che ha come fine il monitoraggio della progressione digitale dei paesi EU.

In Italia, le linee guida a supporto della trasformazione aziendale, rivolte a Industria 4.0, Impresa 4.0, Artigianato 4.0, sono definite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha come finalità la radicale modifica dell’economia in ottica green & digital con focus sulla coesione territoriale, di genere e generazionale.

Di conseguenza all’interno del progetto di transizione digitale, la coesione territoriale ha un ruolo di rilievo, poiché è molto importante realizzare una programmazione che consideri e comprenda i costi per gli investimenti da sostenere, per l’accesso ai Fondi strutturali europei e al Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Fondi ai quali possono ovviamente accedere tutte le imprese, comprese quelle micro e le piccole artigiane.

All’interno dell’impresa 4.0 il mondo industriale e quello artigianale possono trovare un punto di convergenza, nei processi digitali di realizzazione e definizione delle specifiche di prodotto, anche se rimane sostanziale la differenza tra qualità del prodotto e target cliente.

L’artigiano infatti come esperto di settore che conferisce grande valore all’idea creativa di progettazione, capace di rispondere a differenti esigenze e committenze, riuscendo a soddisfarle, si differenzia dall’industriale, che per sua natura in alcuni settori più di altri è portato a sacrificare la creatività per una produzione in scala, la cui specializzazione, è specializzazione del processo produttivo, piuttosto che del prodotto e dove gli interlocutori primari con cui ci si relaziona sono i fornitori, mentre ai clienti finali non resta che adattarsi al prodotto. 

Diventa comprensibile come all’interno del processo di digitalizzazione, le piccole micro aziende e imprese artigiane, che si differenziano ed emergono per unicità, per eccellenza, progettazione e soprattutto creatività, e per capacità empatica di interagire e di stabilire invisibili collegamenti con il cliente, abbiano maggiori difficoltà a conformarsi ai processi della rivoluzione Impresa 4.0.

Nondimeno le tecnologie digitali, potrebbero offrire anche alla piccola e micro impresa progetti ad hoc, capaci di preservare la loro caratteristica distintiva imprenditoriale, in grado di proporre processi produttivi mirati e personalizzati che possano consentire di implementare la gestione aziendale su concetti digitali, preservando le caratteristiche di qualità e unicità di prodotto. Mantenere le eccellenze, le produzioni di nicchia e il know how che le contraddistinguono, è la grande sfida.

In tal senso con lo scopo di favorire la transizione digitale dell’impresa artigiana del settore manifatturiero o di quelle imprese collegate al suo indotto, la regione Emilia Romagna con il “Bando per la transizione digitale delle imprese artigiane” sostenuto da Confartigianato e CNA, ha messo a disposizione contributi a fondo perduto, per un importo  massimo di € 40.000,00, per le spese sostenute nel corso del 2021, a supporto di quei progetti (230 il tetto massimo accettabile) finalizzati all’introduzione delle più moderne tecnologie atte ad accrescere e migliorare i processi produttivi. E in questo iter di transizione le imprese potranno essere supportate da un network nazionale di consulenti e specialisti, dedicati al progetto Impresa 4.0.

Il network è costituito dai punti d’impresa digitale (PDI) localizzati presso le camere di commercio con lo scopo di evidenziare i vantaggi che le nuove tecnologie possono portare e diffondere la cultura e la pratica del digitale nelle Micro Piccole Medie Imprese (MPMI).

I servizi offerti dai punti d’impresa digitale (PDI) oltre a formazione, mentoring e assessment, riguardano anche l’assistenza nell’avvio dei processi di digitalizzazione e in ultimo l’orientamento verso strutture specialistiche quali i Competence Center (CC) e i Digital Innovation Hub (DIH).

I Competence Center, ideati dal Ministero dello Sviluppo Economico per sostenere le imprese nei progetti di digitalizzazione sono poli d’eccellenza, tra i quali figurano: il Politecnico di Torino, l’Università di Milano, l’Università di Bologna, per citarne alcuni.

Il Competence Center di Bologna ad esempio si occupa Big Data Innovation e Research Excellence (BI-REX), ma anche di meccatronica, ingegneria, biomedica, automotive e agrifood.

La rete Impresa 4.0 si completa con i Digital Innovation Hub (DIH) di Confindustria che operano a livello regionale e interregionale, svolgendo un servizio di supporto ad aziende e imprenditori in fase di transizione digitale, avvalendosi di partners qualificati nazionali e internazionali.

All’interno di questo scenario quindi, diventa sempre più importante individuare già all’interno dell’azienda figure qualificate con alte competenze manageriai e gestionali, che possano farsi carico del compito di accompagnare l’impresa nel percorso di digitalizzazione, e poter avere a disposizione percorsi formativi per un upgrade delle proprie competenze in chiave digitale, con percorsi di apprendimento altamente professionalizzanti in grado di fornire sul concetto del growth hacker, una specializzazione verticale. Tra i tanti percorsi formativi, la certificazione manageriale Digital Project Manager, di Digital Coach, rappresenta un’ottima preparazione mettendo a disposizione gli strumenti necessari per accompagnare e seguire i processi della transizione digitale della propria area aziendale di competenza.