Editoria

Torna in edicola ‘Il Riformista’. Sarà una testata libertaria e garantista

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Da martedì 29 ottobre torna in edicola un nuovo “Il Riformista”, investimento di 1,5 milioni di euro con una tiratura 15.000 copie.

Questa mattina, in un’affollata conferenza presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, è stato presentato, dopo lunga attesa (la notizia era stata annunciata il 5 luglio) il rinascente quotidiano “Il Riformista”, diretto da una inedita coppia: Piero Sansonetti e Deborah Bergamini, prestigiosa firma giornalistica il primo (che ha rivendicato la propria matrice sessantottina) e parlamentare di Forza Italia la seconda (nonché già Direttrice Marketing della Rai).

Indipendentemente dagli obiettivi (manifesti o velati che siano), chiunque decide di investire energia intellettuale e risorse economiche in un business che in Italia sopravvive a se stesso con estrema difficoltà (l’editoria di giornali quotidiani), merita assolutamente un encomio “a priori”, oltre che un incoraggiamento (“a prescindere”, come direbbe Totò): ogni nuova voce editorial-giornalistica stimola oggettivamente una estensione dello spettro del pluralismo espressivo, energia vitale per la democrazia, soprattutto in un’epoca storica che si caratterizza per un tendenziale abbassamento del livello qualitativo dell’informazione (a causa dell’overdose di fruizione web) e per la crescente diffusione di “fake news”.

il Riformista

Il nuovo quotidiano sarà in edicola da martedì prossimo 29 ottobre. Si ricorda che la precedente versione, fondata da Claudio Velardi (già consigliere politico di Massimo D’Alema) e diretta da Antonio Polito (fatta salva la fase ultima, con Stefano Cappellini e Emanuele Macaluso), è stata in edicola dall’ottobre 2002 al marzo 2012, e si era affermata per la qualità degli interventi, una sorta de “il Foglio” ma più eccentrico e certamente orientato a sinistra (ovvero di approccio liberal-socialista).

I due condirettori hanno illustrato in modo sintetico ed efficace il target: lettori (colti) che sappiano apprezzare una lettura eterodossa della realtà, superando ideologismi passatisti e schematismi di schieramento (a partire dalle tradizionali categorie di “destra” e “sinistra”). “Una testata ‘lib-lab’?”, abbiamo chiesto a Piero Sansonetti, ed il condirettore ci ha risposto: “definizione storicamente datata, ma forse può dare il senso…”.

Due i concetti-chiave in positivo: libertarismo e garantismo.

Due concetti-chiave in negativo, ovvero da contrastare con forza: populismo e sovranismo.

Un nuovo format

Giovanna Corsetti ha segnalato la novità del format: la foliazione sarà limitata (tra le 12 e le 16 pagine), le dimensioni sono quelle del tabloid, ma quel che caratterizza le prime due pagine del nuovo quotidiano è una sorta di… “fotoromanzo” (c’è addirittura una piccola redazione ad hoc), che “visualizza” fotograficamente e narrativamente (a fumetti, appunto) alcune notizie, idee, questioni, con una logica iconico-semantica che ci ricorda gli esperimenti messi in atto decenni fa dall’indimenticabile settimanale satirico “il Male” (si segnala “en passant” che venerdì prossimo 25 ottobre al WeGil di Roma – “location” della Regione Lazio – si inaugura giustappunto la mostra “Gli anni del Male 1978-1982. Quando la satira è divenuta realtà”, che ripercorre i cinque anni di vita del più importante fenomeno della satira italiana del Dopoguerra).

Interessanti ed efficaci due degli slogan promozionali proposti per il lancio del nuovo “il Riformista”: “cambiamo la forma ai giornali” (con un lettering curioso) e “l’informazione: il fotoromanzo della politica”.

Deborah Bergamini (che è stata anche portavoce di Forza Italia) ha sostenuto simpaticamente che si tratta de “l’avventura delle avventure: una iniziativa da visionari, se non addirittura da matti… lavoriamo per una libertà non formattata, faremo giornalismo libero e di qualità…”.

Piero Sansonetti, in risposta ad una domanda sulla posizione che “il Riformista” avrà verosimilmente rispetto all’attuale Esecutivo ha sostenuto: “certamente nella nostra cultura non c’è il giustizialismo del Movimento 5 Stelle…”.

Angela Azzaro (giornalista assai attiva sul fronte dell’anti-razzismo e dei diritti umani, che ha tra l’altro curato l’inserto culturale di “Liberazione” ed è stata vice direttrice de “Gli Altri”) ha enfatizzato la voglia di combattere il giustizialismo, affermando la presunzione di innocenza: “vogliamo rimettere al centro lo Stato di diritto, contrastando i processi mediatici”.

Si segnala che, a livello di sfoglio, solo 4 o 5 notizie della giornata saranno riportate nella prima parte del giornale. La seconda metà sarà riservata agli approfondimenti, potendo spaziare maggiormente sui temi. La prima pagina in parte, e la seconda completamente saranno dedicate al “fotoromanzo”.

Si ricorda che Sansonetti è stato per anni capo-redattore de “l’Unità”, dal 2004 al 2009 direttore di “Liberazione” (quotidiano di Rifondazione Comunista, pur senza essere iscritto al partito), poi direttore del quotidiano “Gli Altri”, successivamente di “Cronache del Garantista”, ed infine, dal 2016 al 2019, de “Il Dubbio” (testata edita dal Consiglio Nazionale Forense). Senza dubbio, la definizione di “libero battitore”, trasversale ed erratico, gli si attanaglia.

il Riformista: 15mila copie in 99 città

Abbiamo posto alcuni quesiti sull’intrapresa, nella sua dimensione editoriale (aspetti che in verità non sono stati affrontati – curiosamente – durante la breve conferenza stampa di presentazione): Piero Sansonetti ci ha spiegato che il giornale costerà circa 1,5 milioni di euro l’anno; la redazione è formata da una decina di giornalisti (sette per la redazione su cartaceo, cinque per la redazione digitale), ma la testata si avvarrà di molti opinionisti e collaboratori esterni… Non c’è una previsione di diffusione, ma “il Riformista” verrà stampato in 15.000 copie, e sarà nelle edicole di 99 città, su tutto il territorio nazionale (Isole escluse, per i soliti problemi di sovraccosto).

Non è previsto l’accesso a sovvenzioni pubbliche, anche perché, secondo la normativa (che ha via via chiuso sempre più i rubinetti del sostegno pubblico all’informazione), la nuova testata non ne può beneficiare. Il che è incredibile, in un sistema informativo sempre più deficitario di voci plurali, libere, indipendenti.

Si ricordi che i contributi pubblici all’editoria erano nell’ordine di 196 milioni di euro nel 2007 e sono calati a quota 67 milioni nel 2016. Nell’ottobre del 2018, il Sottosegretario Vito Crimi dichiarava, senza esitazioni: “il fondo di 60 milioni sarà dimezzato subito, e nel 2020 taglieremo del tutto i contributi”. Le testate che hanno beneficiato nel 2018 di contributi pubblici sono state 153, di cui 48 giornali quotidiani e testate quotidiane online, e 105 periodici. Tra i maggiori beneficiati, il cattolico “Avvenire” con 6 milioni di euro l’anno (dato esercizio 2016), “Libero” con 2,2 milioni, “Italia Oggi” con 5 milioni, “il Manifesto” con 3 milioni, “il Foglio” con circa 800mila.

Senza dimenticare testate semi-clandestine (almeno in edicola, non nelle rassegne stampa) come “L’Opinione” (poco meno di 800mila euro) o “La Discussione” (900mila). Va peraltro segnalato (denunciato) che mai è stata effettuata una valutazione di impatto, o anche soltanto uno studio approfondito sui criteri di sostegno e sulla efficacia dell’intervento pubblico in una materia così delicata: su queste tematiche ha scritto pagine di fuoco – in buona parte ancora attuali – Beppe Lopez, autore del pamphlet “La casta dei giornali”, edito da Stampa Alternativa.

Si ricordi anche che lo stesso italico Stato che taglia senza pietà i contributi all’editoria giornalistica (buttando anche il bambino, insieme all’acqua sporca), concede circa 400 milioni di euro l’anno all’industria cinematografica ed audiovisiva e quasi altrettanti per il sostegno del teatro, della lirica, della musica, con una “logica” di “politica culturale” assolutamente priva di senso. Molti confidano (dagli editori della Fieg ai giornalisti della Fnsi) che il Sottosegretario all’Editoria del “Conte 2”, Andrea Martella si dimostri meno cruento del suo predecessore.

L’editore

L’editore del novello “il Riformista” è l’imprenditore Alfredo Romeo (che pure in un lontano passato ha già avuto quote di proprietà della “vecchia” testata de “il Riformista”), che ha acquistato il giornale dal precedente proprietario ovvero il Gruppo Tosinvest (della famiglia Angelucci, imprenditore della sanità ed editore dei quotidiani “Libero” ed “Il Tempo”), e naturale sorge il quesito sul sempre latente rischio di conflitti di interessi (il Gruppo Romeo opera nel settore dei servizi integrati alla proprietà immobiliare, ha gestito e gestisce patrimoni immobiliari di comuni come Napoli e Roma), e qualche perplessità emerge – al di là del caso in questione – rispetto alla assoluta rarità degli editori “puri” nell’editoria giornalistica italiana, ma è questione che andrebbe oltre l’economia di queste colonne.

Si ricordi però che nel “contratto” di governo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, è previsto uno specifico impegno sia sulla riforma complessiva del sistema radiotelevisivo sia giustappunto sul conflitto di interessi (tematica in Italia mai affrontata in modo serio nel corso dei decenni). Il gruppo di società che fanno capo all’avvocato Alfredo Romeo impiega oltre 20mila dipendenti. Sansonetti ha voluto precisare che l’idea del “fotoromanzo” in prima pagina è stata iniziativa proprio dell’editore.

Le firme

Molti i politici presenti alla conferenza stampa, in gran parte di area centrista (da Renato Brunetta a Fabrizio Cicchitto, da Maria Stella Gelmini a Tiziana Maiolo), nonché alcuni giornalisti che saranno firme della nuova testata, da Fulvio Abbate e Davide Parenzo (sono previsti anche – tra gli altri – Giovanni Minoli, Paolo Guzzanti, Maria Elena Boschi).

Non possiamo che augurare un sincero ed affettuoso “in bocca al lupo!” ai colleghi de “il Riformista”: in Italia, si sente sempre più necessità di giornalismo di qualità, e questa novella intrapresa sembra partire col piede giusto.