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Tlc: Moody’s vede la luce alla fine del tunnel, ma la Ue potrebbe gelare (ancora) la ripresa

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Moody’s porta l’outlook del settore da negativo a stabile, prevedendo una crescita complessiva dei ricavi dell'1-2% nei prossimi 12-18 mesi. Ma il cambio di rotta della Ue verso le fusioni potrebbe inficiare la ripresa.

Migliorano le previsioni del comparto telecom europeo secondo Moody’s, che porta l’outlook da negativo a stabile, prevedendo una crescita complessiva dei ricavi dell’1-2% nei prossimi 12-18 mesi. La crescita sarà trainata dall’aumento della domanda di banda larga che a sua volta porterà a un incremento della spesa da parte dei consumatori.

Un incremento così contenuto che rende difficile parlare di ‘svolta’, tanto più che la ripresina potrebbe essere inficiata dal cambio di rotta della Commissione nei confronti delle fusioni nel settore.

Secondo Moody’s, nei mesi a venire i consumatori – complice anche una lieve ripresa della loro capacità do spesa – faranno maggiore attenzione alla qualità del servizio broadband e questo farà si che gli operatori potranno aumentare il prezzo dei servizi senza temere un calo della domanda.

“Questo aumento del prezzo dei servizi sarà alla base del ritorno al profitto degli operatori nel 2016”, ha spiegato l’analista Carlos Winzer.

Dopo anni di decrescita, insomma, gli operatori telefonici cominciano a intravedere segnali di ripresa. Certo, ancora non adeguati al livello di utilizzo dei servizi, ma almeno il trend comincia a essere positivo dopo anni con ricavi preceduti dal segno meno.

Molto operatori europei, riporta sempre Moody’s, stanno già raccogliendo i frutti delle offerte premium, un po’ più costose: Telefonica, ad esempio, ha registrato un incremento dell’Arpu, passato da 68,80 euro al mese nel primo trimestre a 71,80 nel secondo trimestre di quest’anno. Stesso trend che dovrebbe seguire anche Deutsche Telekom che ha recentemente incrementato le bonus e velocità per i clienti premium.

Moody’s non vede troppi ostacoli sulla strada del consolidamento in Europa, che dovrebbe proseguire in Italia, Francia, Polonia, Svezia e Spagna.

“Non ci aspettiamo, tuttavia, che gli operatori facciano grandi acquisizioni finanziate col debito, che potrebbero incrementare troppo l’indebitamento e mettere sotto pressione l’attuale giudizio o l’outlook”, ha detto ancora Winzer.

Resta tuttavia da valutare l’impatto delle recenti decisioni e affermazioni dell’esecutivo europeo, che hanno gelato le speranze delle telco – il cui peso da qualche mese a questa parte appare fortemente ridimensionato a Bruxelles – di un consolidamento all’interno dei singoli paesi.

Nei giorni scorsi, oltre alla presa di posizione del Commissario Antitrust Vestager, anche il vice-presidente della Commissione europea Andrus Ansip ha detto che né il consolidamento né l’ammorbidimento  delle regole sulla concorrenza possono essere considerate risposte valide ai problemi del settore, aggiungendo che gli operatori stanno già investendo in reti più moderne anche senza fusioni.

La tendenza sarebbe quella di privilegiare il consolidamento paneuropeo, inteso non tanto in termini di fusioni tra i player di diversi paesi quanto come  integrazione tra le reti.

“Ma ogni caso deve essere giudicato nel merito e se i consumatori ne beneficeranno”, ha detto sempre Ansip.