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Tlc, il 2015 anno della svolta. Asstel: ricavi stabili e più investimenti, ma la domanda non decolla

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La banda ultralarga raggiunge il 44% delle abitazioni, ma è usata solo dal 3%, e siamo ultimi nella Ue in termini di percentuale di sottoscrizioni alla banda larga per abitazioni.

Dopo anni a sperarlo senza troppi risultati, pare che il 2015 sia stato l’anno della svolta per le tlc italiane: gli investimenti sono cresciuti e nella banda ultralarga fissa si è accorciato il divario col resto della Ue; i ricavi degli operatori si sono stabilizzati dopo anni di forte calo (sono scesi, cioè, solo dello 0,9%) e l’occupazione ha tenuto.

Il VII Rapporto sulla filiera delle Tlc nel 2015, reso pubblico oggi da Asstel, indica come nel 2015 i ricavi di tutti i player del comparto – operatori di rete fissa e mobile, fornitori di terminali, di apparati e di servizi di rete, aziende di software per le tlc, le infrastrutture di rete e le aziende di Contact Center – siano cresciuti dell’1% rispetto all’anno precedente, assestandosi attorno a un valore di 42,7 miliardi di euro. Un segnale incoraggiante, considerato che dal 2008 al 2014 il segno era sempre stato negativo e sono stati “bruciati” complessivamente oltre 11 miliardi di euro (21% del valore iniziale).

I ricavi delle telco, in particolare, dopo anni di forte contrazione e perdite complessive tra fisso e mobile di oltre 14 miliardi (dal 2007 in avanti), sono scesi lo scorso anno ‘solo’ dello 0,9%, riducendosi di circa 300 milioni di euro. Un risultato raggiunto principalmente grazie ad una riduzione limitata (-2,5%) dei ricavi di TLC fissa e a una sostanziale stabilità dei ricavi di TLC mobile (+0,7%).

In crescita tutte le altre categorie di attori della filiera: +2,5% i ricavi da Contact Center da committenti TLC, +8% quelli da fornitori di apparati, +8% le vendite di terminali, +5% i ricavi legati all’infrastruttura e +6% quelli del comparto IT.

Guardando nel dettaglio i risultati dello studio si nota come nel corso di questi anni si sia assistito a un continuo mutare delle abitudini di consumo degli italiani. Il mobile ha gradualmente sostituito il fisso nei servizi voce e si sta imponendo anche come strumento privilegiato di accesso a internet (perciò, dice Asstel, non dovrebbe preoccupare più di tanto la scarsa penetrazione della banda larga fissa, ma lo vedremo più avanti).

Nel mobile, poi, a trainare la crescita è la spesa relativa ai pacchetti di offerta comprensivi di voce, dati ed eventuali servizi (i cosiddetti bundle) che nel 2015 vale da sola più della metà dei ricavi totali. Un trend che evidenzia come i consumatori premino l’offerta di pacchetti che meglio rispondono alle loro esigenze. Dal 2010 ad oggi il traffico dati mobile è cresciuto di quasi il 500% e viene utilizzato anche per usufruire di servizi di comunicazione via Internet, con conseguente crollo del 27% del numero di Sms inviati.

Segnali incoraggianti vengono anche dal fronte degli investimenti, con le telco che hanno speso nelle reti il 21% dei loro ricavi, una cifra pari a 6,6 miliardi di euro, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente e il valore più alto raggiunto da 8 anni a questa parte. Nel 2015 a tali investimenti si aggiungono circa 600 milioni di euro legati all’acquisto e al rinnovo delle licenze per la rete. Sommando anche questa voce la quota degli investimenti aumenta del 19% e pesa il 23% dei ricavi.

Un impegno che ha consentito di farci crescere a una velocità più elevata rispetto alla media Ue28 in termini di copertura di banda ultralarga. Ma la strada ancora da fare è ancora molta per chiudere il gap con la Ue: le connessioni a velocità superiore a  30 Mbps sono arrivate al 44% delle abitazioni a fronte di una media Ue del 71%, e sono utilizzate ancora da appena il 3% delle abitazioni raggiunte, contro una media Ue del 22%. Anche sul fronte della banda larga base, seppur di fronte a una copertura del 99,3% (sopra la media Ue) l’utilizzo stimato come numero di sottoscrizioni sul totale popolazione, è pari al 24,1% contro una media europea del 31,6%, mentre se si considera la percentuale di sottoscrizioni per abitazioni, l’Italia risulta ultima in Ue28 con un valore pari al 53%, a fronte di una media europea del 72%.

“Va rilevato che ciò è dovuto anche al fenomeno di sostituzione del fisso con il mobile che nel nostro Paese è particolarmente rilevante”, rassicura però Asstel.

LTE

Secondo i dati GSMA Intelligence la copertura della popolazione con reti Lte è arrivata nel primo trimestre del 2016 al 95% della popolazione italiana, rispetto all’84% dell’anno precedente. Una percentuale che ci vede secondi solo al Regno Unito (al 98%) e supera quello della Germania (91%), della Spagna (90%) e della Francia (81%). Ma, c’è sempre un ma: siamo infatti ultimi tra i Paesi EU5 per penetrazione delle sim 4G (11% contro una media Ue5 del 23%).

Aumenta il traffico, crollano i prezzi

Il volume del traffico dati da rete fissa è cresciuto del 27% superando nel 2015 quota 750 Petabyte (+44% rispetto al 2014). Dal 2010 ad oggi il traffico dati mobile è cresciuto di quasi il 500%.

A fronte di questa crescita, l’Istat segnala un crollo dei prezzi tra il 2010 e il 2015: -13% per i prezzi di Telecomunicazioni fisse e ben -37% per le Telecomunicazioni mobili.

Contact Center in Outsourcing

Per quanto riguarda i ricavi da Contact Center in outsourcing considerando tutti i committenti e non solo il settore TLC, questi registrano, nel 2015 una crescita, seppur molto modesta.

Occupazione

L’occupazione nella filiera delle TLC in Italia nel 2015 è cresciuta dello 0,5% per un totale di circa 123.000 addetti (il tasso era stato di -1% nel 2014). Il comparto degli operatori di TLC, con poco più di 66 mila dipendenti, copre poco più della metà degli addetti al settore. Da segnalare, nel 2015, un incremento degli addetti dei Contact Center (+5,6%, 23.600 addetti), legato anche a fenomeni di consolidamento che hanno caratterizzato alcune grandi realtà che operano per le Telco, e una riduzione invece degli addetti dei fornitori di apparati (-4,5%, 9.900 addetti).

Smart Working

Lo Smart Working non rappresenta solo un’opportunità di business per gli Operatori TLC, in quanto provider di servizi tecnologici che abilitano questa nuova modalità di lavoro, ma è anche un’occasione per le aziende di raggiungere maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità e al tempo stesso per i lavoratori di migliorare le condizioni di lavoro, anche attraverso la diffusione di misure di Work-life Balance. Infatti, i progetti più estesi di Smart Working, in termini di persone coinvolte, si trovano oggi fra gli operatori Tlc.

Nell’esprimere soddisfazione per questi dati che “devono essere intesi come l’inizio di un percorso di nuove opportunità per l’intero Settore e, dunque, per il Paese”, il Presidente di Asstel Dina Ravera ha sottolineato come “…fra i fattori principali che stanno concorrendo a produrre questo nuovo scenario, gioca un ruolo importante la crescente attenzione del Governo sul tema” delle certezze normative, essenziali per stimolare gli investimenti.

Un’attenzione che, ha ricordato Ravera, “ha condotto anche all’introduzione di misure per la semplificazione normativa per la posa in opera della fibra ottica, che gli operatori attendevano da tempo”. 

Un’opera che però non può considerarsi terminata perché, come sottolineano anche i rappresentati sindacali di Cgil, Cisl e Uil, bisogna completare al più presto la semplificazione del quadro normativo a favore dello sviluppo delle reti fisse e mobili.

“Vanno risolti, in particolare, i nodi che imbrigliano la rete mobile, emanando le tanto attese “Linee Guide per la rilevazione delle emissioni elettromagnetiche” e uniformando i limiti agli standard europei. Allo stesso tempo vanno messe in atto politiche attive per il lavoro che mirino all’aggiornamento delle competenze esistenti nel settore e all’inserimento di giovani, politiche di sviluppo per il comparto dei call center al fine di accrescere il valore aggiunto di queste attività e sostenere l’occupazione”, affermano Asstel e i rappresentati sindacali.

Industria e sindacati richiamano infine l’attenzione sulla necessità di stimolare la domanda, di puntare sull’aggiornamento delle competenze e sulla formazione dei più giovani e di perseguire i buoni propositi del piano Industria 4.0.

“…E’ cruciale – dicono – che al grande sforzo di investimenti sulle infrastrutture a banda ultralarga fissa e mobile da parte degli Operatori, corrisponda un altrettanto significativo incremento della domanda, che porti l’Italia sui livelli di utilizzo della rete paragonabili a quelli dei principali Paesi europei. In particolare, consideriamo centrali da una parte il tema degli stanziamenti per i percorsi di alternanza scuola-lavoro, come quelli per le riconversioni e le riqualificazioni professionali, indispensabili per produrre nuove competenze e figure professionali che siano in grado di interpretare al meglio il cambiamento. Dall’altra sono parimenti importanti le agevolazioni fiscali sul salario di produttività e l’accento sul valore della contrattazione aziendale. E’ questa la via giusta per sostenere le imprese che intraprendono processi di trasformazione digitale, con l’obiettivo di raggiungere maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità”.