È stato interrogato Vittorio Vitiello, residente in Toscana, di 45 anni, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Phica.net. Per gli investigatori – come riporta il giornale Il Domani, sarebbe lui dietro al sito sessista, online dal 2005 e solo di recente, dal 28 agosto, privo di tutte le immagini di donne, famose e non, spesso sottratte dai social o rubate, caricate senza consenso e accompagnate da commenti sessisti.
E secondo Alex Orlowsky era lui, con i nickname BossMiao o Phicamaster, che si occupava delle estorsioni per far cancellare i contenuti dal sito dietro “pagamento crypto”.


Il sito e i contenuti
Phica.net è stato per 20 anni, ripetiamo per 20 anni, un forum in cui venivano condivise questo tipo di immagini, con al seguito i commenti sessisti degli uomini. In alcuni casi sono state segnalate persino foto di minorenni. Tra i volti pubblicati compaiono personalità della politica, dello spettacolo e del giornalismo.
La chiusura è arrivata dopo denunce e forti pressioni pubbliche, in scia allo scandalo del gruppo Facebook “Mia Moglie”, dove gli iscritti diffondevano immagini private delle proprie partner.
Le accuse di estorsione
Alcune vittime hanno raccontato di essere state contattate per “pacchetti di rimozione” delle immagini, con richieste economiche tra i 350 e i 2.000 euro da pagare in bitcoin o con bonifici mascherati. In alcuni casi, chi si presentava come gestore del sito avrebbe usato falsamente l’identità di un collaboratore della Polizia postale e nickname, come detto, come “Bossmiao”, “PhicaMaster” o “Miao”.
Oggi, 2 settembre, l’amministratore del sito in questo lungo post respinge l’accusa di estorsione. Sarà, in realtà, la magistratura a stabilirlo.
Come arginare il problema? Identità digitale obbligatoria e modello danese
In Italia prende piede l’ipotesi di introdurre un obbligo di identità digitale (SPID o CIE) per chi pubblica online. L’obiettivo, come abbiamo già raccontato ieri su Key4biz, è ridurre l’anonimato che oggi consente di diffondere contenuti offensivi e sessisti senza conseguenze immediate. Tra le proposte anche procedure più rapide di oscuramento dei siti e sanzioni più severe.
La Danimarca ha scelto un approccio innovativo: proteggere corpo, voce e tratti somatici delle persone con la legge sul diritto d’autore. In pratica, i deepfake e ogni riproduzione non autorizzata diventano una violazione di copyright, con obblighi per le piattaforme di rimuovere subito i contenuti e pesanti sanzioni per chi li diffonde. Un modello che in Italia molti indicano come esempio da seguire.
Già oggi il diritto all’immagine è tutelato dal codice civile e dalla legge sul diritto d’autore, che consentono di agire contro chi pubblica foto senza consenso. Il problema non è la mancanza di norme, ma la lentezza dei procedimenti e l’assenza di controlli preventivi efficaci.