Banda ultralarga

Tim, Vivendi vuole la pace col Governo sulla fibra

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Apertura di settimana borsistica incerta per Telecom Italia, alle prese con il muro contro muro sulla banda ultralarga con il Governo. Ma non è l’unico fronte aperto per Vivendi in Italia.

Apertura di settimana incerta per Telecom Italia, con il titolo a Piazza Affari che in avvio di contrattazioni perde terreno (-1,3%). Pesano secondo gli analisti le voci, riportate da Reuters, secondo cui Vivendi, primo azionista di Tim, avrebbe chiesto all’amministratore delegato Flavio Cattaneo di ammorbidire i toni nei confronti del Governo, nel muro contro muro che va avanti da settimane sulle gare per la banda ultralarga nelle aree bianche. Secondo Cattaneo, i bandi Infratel sono disegnati ad hoc per favorire Open Fiber, mentre un incontro chiarificatore preannunciato dal ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda con i vertici di Tim non è ancora stato fissato.

 

Indagine Antitrust

A rendere ancor più rovente il clima, l’avvio la scorsa settimana dell’indagine Antitrust sulla condotta di Tim in relazione ai bandi Infratel, per verificare eventuali pratiche anti concorrenziali volte a rallentare l’andamento dei bandi pubblici.

Insomma, nelle ultime settimane lo scontro fra Governo e Tim sui bandi Infratel per la banda ultralarga nelle aree bianche è salito d’intensità e a questo punto Vivendi avrebbe chiesto a Cattaneo di scendere a più miti consigli per non peggiorare la situazione.

Tim smentisce la presenza di frizioni fra Vivendi e l’amministratore delegato, ma secondo l’agenzia Bloomberg Cattaneo potrebbe addirittura lasciare il timone dell’azienda in tempi stretti, passando la mano al brasiliano Amos Genish, attuale chief convergence officer di Vivendi e già Ceo della divisione brasiliana di Telefonica.

Quel che è certo è che il Governo teme di subire danni da Tim nelle aree bianche, e ha deciso di tutelare la sua iniziativa con fondi pubblici per complessivi 4 miliardi nelle aree bianche, visto che l’ex incumbent a marzo ha deciso di investire nelle aree a fallimento di mercato dopo aver contestato i bandi pubblici di Infratel, che al momento hanno premiato Open Fiber.

Mediaset

Ma al di là delle fibrillazioni sui bandi Infratel, Vivendi ha diversi fronti aperti in Italia. In primo luogo, la pesante guerra legale con Mediaset per la mancata acquisizione di Premium. C’è poi la spada di Damocle dell’Agcom, che ha ingiunto al gruppo francese di scendere in Tim o Mediaset entro il 19 aprile del 2018 per risolvere la posizione dominante nel mercato delle Tlc e dei media.

Il Tar del Lazio ha fissato ufficialmente al 7 febbraio prossimo l’udienza nel merito del ricorso di Vivendi contro la decisione dell’Agcom che imponeva di fatto al gruppo francese di scegliere tra il controllo di Tim e la presenza a quasi il 30% in Mediaset. Vivendi si è uniformata al provvedimento annunciando di congelare i diritti di voto nel Biscione mentre in Tim per adempiere alle richieste Ue è pronta a cedere Persidera e il 4 luglio scorso il tribunale amministrativo ha registrato la richiesta del gruppo francese di rinuncia alla camera di consiglio fissata per mercoledì prossimo per andare direttamente nel merito, a questo punto ben oltre l’estate.

Anche la prima udienza del Tribunale di Milano sulle cause intentate da Mediaset per il mancato acquisto di Premium – ricorda l’agenzia Ansa – non è imminente, in ottobre.

Iliad

C’è poi lo spauracchio Iliad, l’operatore low cost che arriverà in Italia all’inizio del 2018 e promette di sconvolgere il mercato del mobile nel nostro paese.

Tim afferma di non essere preoccupata dell’arrivo di Iliad in Italia, ma Vivendi sembra più cauta e vuole tutelare il suo investimento.