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Tim in cerca di nuovi soci per la fibra nelle aree nere?

Tim vuole continuare a investire in banda ultralarga, a prescindere dalla presenza o meno di Open Fiber come partner. E’ quanto emerge da un documento reso noto da Bloomberg, datato 23 dicembre e rivolto agli altri operatori, “Offerta iniziale di co-investimento in una nuova rete ad altissima capacità in fibra” è il titolo del testo che contiene il piano per un nuova rete Ftth in 39 città nel periodo 2020-2023, per una copertura del 70-80% in ognuna di queste città per un totale di 1,3 milioni di unità immobiliari.

C’è da dire che oggi in apertura il titolo Telecom Italia cede lo 0,6% a 50 centesimi.

Società separata per le aree nere

Tim pensa ad una società separata (sullo stile di FlashFiber costituita con Fastweb per coinvestimenti in tecnologia FTTC) e ha messo da parte 465 milioni secondo l’agenzia Bloomberg. L’accordo è aperto a tutti gli operatori sia quelli verticalmente integrati sia a quelli wholesale only (leggi Open Fiber).

Secondo il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche ogni genere di co-investimento per le nuove reti potrà godere di deregolamentazioni e vantaggi in termini di incentivi e semplificazioni amministrative.

Call per i Cluster A e B

La call per trovare nuovi partner per realizzare la fibra in Ftth è valida per i Cluster A e B, le aree nere dove gli operatori sono pronti ad investir e a farsi concorrenza. Fra gli obiettivi di Tim anche quello di diminuire la pressione dell’Antitrust sul ruolo dell’azienda nel mercato della fibra.  

L’obiettivo sarebbe la costituzione di una società separata per cablare le aree A e B indipendentemente da un’altra eventuale azienda che potesse nascere con Open Fiber nelle aree a fallimento di mercato (Cluster C e D).

Negoziati con Open Fiber in stallo

Nel contempo, i negoziati per la costituzione di una società unica della rete fra Tim e Open Fiber si sarebbero al momento arenati.

Il nodo della discordia, il fatto che l’ad di Tim Luigi Gubitosi vorrebbe mantenere il controllo in una joint venture con l’operatore controllato da Enel e Cdp, mentre l’ad di Enel Francesco Starace non è favorevole all’operazione.   

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