Key4biz

Tim, il titolo in rosso a Piazza Affari dopo il taglio del rating di Moody’s

Apertura negativa con un calo fino al 2,78% Tim a Piazza Affari, dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato il rating della società passato da Ba1 a Ba2, con outlook negativo. In chiusura il titolo ha perso il 3,94% a 38 centesimi.  

Le ragioni di Moody’s

Secondo l’agenzia, l’ambiente competitivo domestico nel fisso e nel mobile potrebbe impattare negativamente sulla capacità di generare cash flow e di ridurre il debito del Gruppo Tlc. Moody’s prevede un calo dell’1,5% dei ricavi per Tim nel 2021, vede una crescent complessità nella struttura del Gruppo che si diluisce in asset chiave (rete fissa con FiberCop (58%) e torri celluari con Inwit (17%)).

Moody’s afferma che il ripristino della politica dei dividendi – misura sulla quale l’agenzia non concorda – e ulteriori investimenti in Brasile per il consolidamento di Oi si traducono in una maggiore leva finanziaria.

Sulla stessa linea UBS

Sulla stessa linea di Moody’s si è già espressa anche la banca d’affari UBS, che a proposito del possibile investimento nella brasiliana Oi considera un aumento di capitale della controllata con Tim che diluisce la sua quota come la via migliore per minimizzare l’impatto sul leverage di Tim.

L’appello dei competitors

Non più tardi di ieri, i Ceo di WINDTRE (Jeffrey Hedberg), Sky Italia (Maximo Ibarra) e Vodafone Italia (Aldo Bisio) ha sottoscritto un appello comune sul Sole 24 Ore di ieri, chiedendo di essere interpellati e coinvolti sul dossier rete unica nelle discussioni in corso fra CDP e Tim.

Gli operatori alternativi hanno ribadito il loro sostegno al progetto, ricorda UBS, a patto che la nuova società della rete non sia verticalmente integrata, sia indipendente e operi tramite un modello di business wholesale only.

I concorrenti di Tim vedono questa soluzione come l’unica opportunità percorribile per garantire la concorrenza e assicurare un reale incremento degli investimenti.

Schiarita a breve, ma prospettive nebulose 

Secondo UBS, il Cda di Enel fissato per il 17 dicembre (dove si potrebbe discutere l’ipotesi di cessione della quota del 50% di Open Fiber in mano al gruppo elettrico al fondo australiano Macquarie) e l’asta per gli asset di Oi potrebbero rappresentare dei catalizzatori positivi nei prossimi giorni. Tuttavia, aggiunge la banca d’affari, l’outlook resta nebbioso e i rischi sembrano superare le opportunità.

Le ragioni di UBS

Tutto ciò per tre motivi, sintetizza UBS: 1) dinamiche competitive difficili per cui permane il rischio di un consenso negativo; 2) I rischi legati alla fase esecutiva della rete unica restano elevati; 3) Le crescenti divergenze all’interno del governo potrebbero scaturire nell’insediamento di un governo tecnico. In tale scenario, la fattibilità del progetto di rete unica potrebbe ulteriormente ridursi. UBS conferma il suo giudizio “sell” con target price a 23 centesimi.

Exit mobile version