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Tim, Elliott sale all’8,8% e lancia nuovo appello agli azionisti per porre fine alla ‘cattiva gestione Vivendi’

Il fondo Elliott sale ancora in Tim e raddoppia la presa a pochi giorni dal deposito delle azioni per l’assemblea del 24 aprile. Il dettaglio degli acquisti è stato comunicato alla Sec, la Consob americana. “In collaborazione con Jp Morgan stiamo arrotondando la posizione di azioni ordinarie Telecom Italia approssimativamente al 9%”, rispetto al 5,75% finora formalizzato, si legge nella nota diffusa dal fondo guidato dal finanziere newyorchese Paul Elliott Singer.

Non solo il 9% circa. Alla partecipazione in possesso del fondo Usa occorre aggiungere opzioni call e put per un ulteriore 4,9% del capitale ordinario. Il pacchetto totale ammonta dunque al 13,7%, secondo quanto riscontrato dall’ANSA.

E il fondo americano sullo stesso sito web, TransformingTIM.com, messo online per portare avanti l’offensiva anti-Vivendi, che detiene una quota complessiva pari al 23,94% circa del capitale Tim, ha indicato in 4 punti il suo piano per rilanciare il principale gruppo telefonico del Paese.

  1. TIM è posizionata in modo univoco nel mercato italiano e gestisce una straordinaria attività che, se gestita correttamente, dovrebbe produrre rendimenti sostanziali e consistenti per gli azionisti, migliorando, nel contempo, un asset infrastrutturale strategico per l’Italia.
  2. Tuttavia, la cattiva amministrazione sotto il consiglio controllato da Vivendi ha avuto come risultato profondi problemi di corporate governance, e l’assenza di una chiara strategia penalizza l’azione.
  3. Elliott ritiene che un Consiglio composto da amministratori veramente indipendenti sia il modo più efficiente ed efficace per migliorare la governance e le performance di TIM.

Infine il fondo Elliot lancia (di nuovo) il messaggio agli azionisti

  1. Hanno l’opportunità di sbloccare questo stallo della società sostenendo la nostra proposta, con l’opportunità di migliorare la gestione di Tim e farsi pilastro della futura strategia di creazione di valore per tutti gli azionisti.

L’endorsemente del proxy advisor Iss 

La mossa arriva poche ore dopo che Iss, il secondo dei tre grandi advisor internazionali che suggeriscono agli investitori del mercato come votare nelle singole assemblee, si è schierato a favore del blitz di Elliott per ribaltare il controllo francese sul gruppo di tlc.

“Vivendi sembra essere ormai più un rischio che un asset per Tim”, rileva Iss, notando che dopo i numerosi cambi di management degli ultimi anni “l’influenza di Vivendi non ha portato stabilità” nella gestione dell’azienda e nel suo business plan. Il fatto di avere un socio importante con il 23,9% del capitale, e attivo in un’industria affine a quella delle telecomunicazioni, secondo gli esperti ha fatto più male all’azienda che altro, perché Tim “ha visto tre Ad in due anni, incontrando diverse difficoltà con i regolatori”. Inoltre il “sempre presente conflitto d’interessi, e il fatto che avere una media company come azionista di controllo de facto, ha ristretto la rosa delle alternative strategiche di Tim, sono tutti fattori che ci portano a supportare le candidature di Elliott”.

Iss, prosegue sulla disamina delle liste, e precisa che “tre dei candidati di Elliott hanno fatto i capi di tre aziende a controllo pubblico (Enel-Rai-Alitalia), e uno ha lavorato in Consob”: fattori importanti in un contesto dove bisogna ricucire i rapporti con le autorità. Infine Iss fa notare che “Elliott non sta cercando posti per se stessa, o per spingere un particolare piano strategico”. Per tutti questi motivi, Iss consiglia all’assemblea convocata per il 24 aprile di revocare i 6 consiglieri in quota Vivendi, e supportare i 6 candidati di Elliott.

Nel fine settimana era arrivata la raccomandazione di Glass Lewis, che come Iss supporta con decisione la strategia del fondo attivista Elliott, volta al ribaltone nel doppio passaggio che riunirà gli azionisti del gruppo telefonico il 24 aprile e il 4 maggio.

Intanto, in attesa del CdA che dovrà decidere su un ricorso ex articolo 700 contro la decisione dei sindaci, che hanno chiesto l’integrazione dell’ordine del giorno con le richieste di Elliott e dopo l’annuncio della Cdp sul suo ingresso nell’azionariato, oggi a Milano si è riunito il consiglio di amministrazione della società telefonica, in vista dell’assemblea del 24 aprile e del rinnovo del board.

Ricapitoliamo

Il board di Tim è di fatto decaduto dopo la decisione di Vivendi, primo socio del gruppo con il 23,94%, di fare dimettere la maggioranza dei consiglieri come reazione alla richiesta di Elliott (9% del capitale) di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea stessa con la richiesta di revoca di 6 consiglieri in quota Vivendi (risultati poi tra gli 8 dimissionari) e la loro sostituzione con dei candidati indipendenti.

Una richiesta che è stata poi accolta dal collegio sindacale di Tim e condivisa da Glass Lewis, il quale nelle sue raccomandazioni scrive: “Le proposte di Elliott offrono l’opportunità di sfrattare gli amministratori che servono gli interessi di Vivendi, sostituendoli con nuovi candidati indipendenti che portano esperienza e competenza chiaramente pertinenti all’ambito operativo e alla strategia di Telecom Italia”.

Al momento Vivendi ha fatto la prima mossa e ha presentato per l’assemblea del 4 maggio una rosa di candidati (ecco i 10 nomi). Assogestioni potrebbe rinunciare a presentare una propria lista di minoranza, convergendo sulla lista di Elliott. Il quale sarebbe pronto ad allungare la propria lista di 6 membri già noti (Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti, Dante Roscini, Rocco Sabelli e Luigi Gubitosi) portandola a 10 e proponendo anche Alfredo Altavilla, Paola Bonomo, Lucia Morselli e Marina Brogi. E anche Cdp dovrebbe votare la lista Elliott. Dopodiché la battaglia si sposterà nell’assemblea del 24 aprile che sarà incandescente.

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